Connessione, da strumento di navigazione a base dei rapporti
– Dalla rubrica di Annalisa Milani, “Il filo delle relazioni” –
Ci siamo lasciati domandandoci come riuscire ad alimentare delle relazioni di valore online. Nell’ultimo articolo abbiamo capito che la forza portante è il dialogo, costruito sullo scambio di idee, sulla reciproca curiosità, sulla condivisione di sentimenti ed emozioni. È tempo di soffermarci su un elemento tecnico cruciale, ma spesso dato per scontato: la connessione.
Essere online sempre e ovunque
Ormai siamo abituati ad essere connessi a Internet ovunque e in ogni momento, anche grazie al nostro smartphone. Di fatto, è impossibile uscire di casa senza essere online: mail, social, forum, blog, chat e giochi online ci fanno sentire come se Internet non fosse più un optional ma una cosa normale ed irrinunciabile al pari di mangiare, bere e dormire.
Secondo il Global Digital Report 2021 di We Are Social, impegniamo online praticamente lo stesso tempo che spendiamo (o almeno, dovremmo spendere) dormendo. Let that sink in. L’utente medio passa online circa 7 ore al giorno, vale a dire più o meno il 42% del nostro tempo di veglia se consideriamo un riposo di 7-8 ore. Si tratta di un aumento di oltre un quarto d’ora al giorno rispetto allo scorso anno e, se mantenuto, porterebbe il tempo totale speso da tutti noi online a 1,3 miliardi di anni.
Tralasciando eventuali discussioni sul bene o male che possa fare l’essere connessi, passiamo a considerare cos’è necessario per connettersi.
Connessione e tecnologie digitali
Il tipo di tecnologia che viene utilizzata gioca un ruolo importante per la velocità di navigazione e la disponibilità della rete stessa. Oggi si parla spesso di ‘banda larga’, ossia l’accesso ad Internet ad alta velocità, per cui è possibile caricare, scaricare e condividere un’enorme quantità di file di grandi dimensioni, sia per il lavoro che per l’intrattenimento. Sono diversi i fattori che influenzano la velocità e la qualità della nostra connessione: la tecnologia usata, il numero di persone con cui la condividiamo, la posizione, il dispositivo che utilizziamo.
Lavorando con un’azienda che sviluppa soluzioni Li-Fi, tecnologia che utilizza la modulazione della luce LED per trasmettere informazioni senza fili, spesso, mi è capitato di confrontarmi con realtà che vanno dai beni culturali al retail, dai trasporti alle scuole fino agli uffici ed ospedali in cui la connessione era assente o troppo debole per differenti motivi.
Negli anni abbiamo rilevato una crescente domanda di traffico dati e soprattutto la necessità di una transizione digitale verso una connessione veloce, sicura, sostenibile e accessibile a tutti. Il Li-Fi è stata la risposta ideale, in quanto rappresenta un metodo innovativo di trasmissione dati wireless: tutte le fonti LED possono essere potenziali trasmettitori di informazioni e ogni device un potenziale fruitore delle stesse.
Rispetto al Wi-Fi o alle altre tecnologie oggi utilizzate, il Li-Fi è capace di raggiungere i 100 Gbps di velocità in laboratorio; ha una lunghezza della banda circa 10’000 volte più ampia rispetto allo spettro utilizzato per le comunicazioni radio dedicate al WiFi; è molto sicura poiché la luce, essendo delimitata ad uno spazio, non è facile da intercettare da eventuali hacker; non emette onde radio, evitando a priori problemi di interferenza con altri dispositivi. È una tecnologia elettrosmog free che, incentivando l’utilizzo di lampade LED di ultima generazione e sfruttando l’infrastruttura della luce per la trasmissione dei dati, diminuisce notevolmente l’impatto energetico dell’industria delle telecomunicazioni e dell’illuminotecnica.
C’è da dire, quindi, che se da una parte in Europa si sta lavorando per favorire la diffusione della fibra e l’Agenda Digitale Italiana ha come obiettivo quello di fornire a tutta la popolazione la possibilità di accedere alla rete Internet con velocità di almeno 100Mbps, dall’altra capita ancora troppo spesso di trovarsi in contesti in cui l’assenza di segnale comporta l’esclusione dalla vita sociale e professionale.
È un aspetto che sottovalutiamo ma la connessione deve essere adatta e al passo con i tempi.
Le vesti della connessione
Ormai siamo talmente abituati alla tecnologia da darla per scontata. Non ci fermiamo a riflettere sui vantaggi o gli svantaggi di uno strumento piuttosto che un altro. Utilizziamo i social, creiamo e condividiamo contenuti online, facciamo ricerche su Google ma non ci interroghiamo mai sulla connessione esistente alla base.
Installando le prime soluzioni Li-Fi nelle scuole, ho avuto la fortuna di confrontarmi con docenti e Presidi davvero lungimiranti che hanno compreso quanto sia importante offrire una connettività a banda larga utile a favorire la crescita culturale e professionale dei ragazzi, i quali sono talmente abituati ad essere connessi da non rendersi conto del reale significato di questa parola.
Credo che la formazione in questi ambiti sia ancora manchevole, ma pian piano si stia aprendo una strada di maggior informazione e pro-attività. Cosa possiamo fare nel nostro piccolo? Essere curiosi. Approfondire. Dare il giusto valore alla connessione e alla sua duplice veste: strumento di navigazione e base dei rapporti, online e offline.
I media hanno un forte impatto sulla mente, sull’identità, sul modo di comunicare e socializzare, sul percorso di crescita dei ragazzi e ciò comporta la necessità da parte dei genitori e degli adulti di riferimento in genere (insegnanti, educatori) di assumere un ruolo di guida nell’uso della rete e dei dispositivi digitali. Bisogna accompagnarli nella scoperta delle tecnologie, guidarli nelle decisioni e fornir loro gli strumenti per proteggersi dai pericoli. Ritengo sia importante instaurare e coltivare un dialogo sulle possibilità della rete e della tecnologia, ma anche sui rischi connessi.
Le nuove generazioni, compresa la mia, sono native digitali ma hanno bisogno di guide. Condividere esperienze, chiedere consigli su app, giochi online, tecnologie, social serve a costruire fiducia, rafforzare il rapporto, ridurre i rischi e restare al passo con la connettività.
È un vero e proprio lavoro di equilibrio. Una palestra alternativa per il senso critico, la responsabilità delle proprie azioni, lasciando sempre aperta la possibilità di chiedere aiuto. Connettersi è diventato ormai indispensabile per aumentare esponenzialmente le opportunità di collaborazione ma soprattutto di apprendimento e di crescita sia personale che professionale. Costruire consapevolezza diventa, quindi, una prerogativa.