Valeria Martorella, Studentessa della Digital Combat Academy a Roma
Appassionata della comunicazione e della brand reputation in tutte le sue forme, Valeria porta in aula un solido background professionale in materia di cybersicurezza e politica. Per voi, la sua intervista.
Diversi aspetti spiccano rispetto al tuo percorso formativo. Il primo potrebbe essere l’eccellenza: hai preso il massimo dei voti sia al liceo che alla triennale, cheapeu. Focalizziamoci invece sul percorso in sé. Come hai sviluppato la tua avventura formativa per coltivare i tuoi interessi legati a politica e marketing?
“Devo riconoscere che la determinazione e forza di volontà mi hanno sempre premiata. È giusto però anche sottolineare come certi risultati raggiunti alle superiori e poi all’Università sono stati il frutto di un eccesso di perfezionismo che, se da un lato mi aiuta a comprendere ed assimilare fino ad immedesimarmi in ciò che ascolto o ciò che spiego, dall’altro mi rallenta o comunque mi riempie di dubbi e mi fa mettere sempre in discussione.
Questa premessa mi aiuta però a rispondere alla vostra domanda: politica e marketing. Sì, perché per approcciarsi tanto all’una quanto all’altra ci vuole determinazione e forza di volontà per immedesimarsi nel progetto politico del “cliente” che si segue, per farlo proprio, cercando di comunicarlo al meglio per “vendere” il prodotto (ottenere voti).
A tutto ciò si aggiunge il mio interesse costante verso l’osservazione della quotidianità, di tutto ciò che ci circonda, dal piccolo spazio verde sotto casa alla politica nazionale più in generale. Questa passione mi ha sempre accompagnata ed è per questo che, finito il liceo classico, mi sono iscritta a Scienze Politiche, scegliendo il percorso di Relazioni internazionali. Questa scelta mi ha permesso di sviluppare un forte spirito critico, ma soprattutto l’approccio multidisciplinare del percorso mi ha permesso di studiare ed analizzare qualsiasi problema sotto tutti i punti di vista, partendo dallo studio del contesto.
Ho compreso che il politico che siamo abituati a vedere è il prodotto di una strategia elaborata da un team o dal singolo a capo di quel team, che nessuno vede ma che più di tutti deve avere una certa sensibilità verso lo studio della realtà.
Sulla base di ciò, ho fatto la scelta del Master Management politico, perché volevo unire allo studio teorico della politica un approccio pratico di comunicazione che è alla base del marketing politico. Quest’ultimo è un ambito che ho potuto sviluppare durante la mia prima esperienza lavorativa, seppur applicato al settore privato. Ciò mi ha permesso di imparare un metodo di lavoro e di gestione del cliente utile per le esperienze successive. Questa consapevolezza l’ho raggiunta durante l’Executive Master in Consulenza politica, nel quale marketing e politica hanno trovato un punto di incontro e durante il quale ho imparato che alla base della definizione di un comunicazione politica efficace c’è l’analisi del contesto e del target di riferimento, per costruire una comunicazione cucita sul proprio cliente“.
Abbiamo imparato che la modernità è liquida, il mondo complesso e avere un percorso a zig zag può comunque presentare i suoi vantaggi, se si riescono a unire i puntini tra loro. Portaci allora all’interno di questo slalom professionale: content creator e social media manager, cyber security analyst e consulente politica. Unisci i puntini per noi?
Più che uno ‘zig zag’, definirei il mio percorso professionale ‘multidisciplinare’, ma con un elemento che lega tutti i puntini: la comunicazione e nello specifico la comunicazione finalizzata alla brand reputation. Ho imparato ad utilizzare i social esclusivamente per fini lavorativi, in un contesto legato al crisis. La strategia era finalizzata all’individuazione dei valori dell’azienda-cliente, la loro comunicazione e la difesa degli stessi nel caso di una situazione di crisi.
Il mio perfezionismo spesso mi ha portato a ricercare le cause che innescavano tali crisi e questo mi ha avvicinato all’analisi delle fonti aperte. Tali fonti rappresentano uno strumento grezzo di informazione che deve essere il più delle volte rielaborato per poter essere comunicato in maniera chiara e diretta ai propri stakeholder. Ecco dunque spiegato il mio percorso nella cybersecurity. Pur trattandosi di un’esperienza sicuramente più tecnica rispetto a quelle precedenti, la comunicazione ha avuto sempre un ruolo centrale finalizzato alla difesa del brand e alla sua reputation. Ad esempio, un furto di dati o di informazioni e la loro successiva eventuale pubblicazione genera in primis una danno reputazionale all’azienda.
Infine, questa conoscenza seppur minima del settore cyber unito alla mia formazione, mi ha permesso di arrivare dove sono ora. Attualmente, infatti, curo la comunicazione di una deputata che ricopre un ruolo inerente proprio la cybersecurity. E anche in questo caso la comunicazione, per quanto detto nella prima risposta, è ovviamente centrale”.
Proprio quest’anno introduciamo nel percorso formativo una lezione di marketing politico. Al di là di questo appuntamento, emerge in modo chiaro un tuo interesse professionale e anche formativo verso questa disciplina. Ribaltiamo la prospettiva allora, e chiediamo a te un commento. Cosa ci portiamo a casa dal modo in cui le istituzioni politiche, specie in Italia, hanno comunicato durante questi ultimi due anni di pandemia?
“Durante i due anni di pandemia, la comunicazione istituzionale è stata offuscata dalla comunicazione politica che è stata eccessiva, confusionaria ed improvvisata. Un comunicazione della crisi mal gestita, in quanto è stata ansiogena sin dall’inizio, anche perché è stata incentrata soprattutto sui social, dove la disintermediazione ha generato una vera e propria disinformazione.
È chiaro che tutto è avvenuto in quanto la pandemia ha stravolto le basi della comunicazione politica: posizionamento, tempestività e strategia. E anche se nel brevissimo periodo ciò ha portato ad un senso di compattezza generale, successivamente si è generata un polarizzazione tra le parti che ha provocato contrapposizioni, alimentando pertanto disinformazione e portando alla cosiddetta ‘infodemia’.
Attualmente abbiamo la situazione inversa: la comunicazione istituzionale sembra prevalere su quella politica. Una comunicazione più formale e asettica, ma poco empatica“.
Siamo al 2 aprile del 2022, parte il nostro percorso in aula a Roma, inizia l’avventura. Ti guardi intorno e vedi tante persone nuove, tra cui Docente e compagni di corso. Con che aspettative ti siedi in classe il primo giorno?
“Il primo giorno mi siederò con la più totale umiltà che mi caratterizza. Consapevole che ci sono docenti e futuri colleghi – mi auguro – da cui imparare a livello professionale ma anche umano. Sono consapevole che dovrò studiare molto e rispolverare i vecchi metodi usati all’università: penna, calamaio e tanti appunti.
La DCA è una sfida stimolante per me: imparare quello che non ho mai imparato fino ad ora nel settore digital per arricchire il mio profilo professionale e avere risposte su quello che sono e che diventerò.
Che la sfida abbia inizio!”.