Stefania Betti, dal Belgio all’Italia conosciamo l’organizzatrice del TEDxAncona

Il 23 aprile 2018 è stato un giorno importante per tanti motivi. In primis perché noi della Digital Combat Academy siamo stati ospiti di StartupGrind Ancona attraverso due dei nostri Docenti: Federico Sbandi e Luca Barboni. In secundis perché abbiamo esplorato un territorio, come quello marchigiano, a noi poco conosciuto dal punto di vista professionale. Come spesso avviene, questi eventi di settore sono una bella scusa per stringere mani e gettare i semi di relazioni di valore. Tra questi semi, ha germogliato quello con Stefania Betti.

Stefania era seduta esattamente al centro della sala. Ricordiamo nitidamente la sua chioma rossa e i suoi occhi chiari “fare capoccella” tra gli spettatori – espressione romana per indicare una persona che si sporge per guardare qualcosa, in questo caso gli speaker, e cercare di farsi spazio tra altre teste. Destino ha voluto che non siamo riusciti a presentarci dal vivo, a fine evento, ma un messaggio su LinkedIn di Stefania ha riaperto le danze.

Ora eccoci qua, a raccontare la sua storia, perché come ha imparato anche Stefania fare network non significa stabilire relazioni ruffiane per ottenere un lavoro, o qualcos’altro. Significa ampliare la propria rete di conoscenza, fare amicizia, collaborare insieme o, a volte, semplicemente avere il piacere di connettersi con una persona in gamba. Perché la mente è un muscolo, e le conversazioni stimolanti sono una fantastica fonte di allenamento.

Stefania ha un background internazionale, sia accademico che professionale, e lo si evince dalla linearità di pensiero con cui si presenta e si racconta al mondo. Ci auguriamo di incontrarla quanto prima, ad Ancona o in qualunque altra parte dell’Italia, perché di persone valide non ci si stanca mai. Per voi, la sua storia.

🎯 Il tuo percorso universitario in Lingue e Letterature Straniere si è subito distinto per due caratteristiche: i risultati eccellenti e il retrogusto internazionale. Che giudizio complessivo daresti dell’accademica tradizionale in Italia e cosa invece pensi di esserti riportata a casa dalla tua esperienza presso l’Université d’Angers?

“Ho sempre avuto un’ottima opinione dell’Università italiana e il grado di preparazione che permette di raggiungere, sia dal punto di vista metodologico che di nozioni acquisite. Certamente ci sono le dovute eccezioni, e molto probabilmente bisogna prendere in considerazione le differenze esistenti tra le varie facoltà e percorsi, ma grazie anche al confronto con studenti internazionali, mi sento di dire con certezza che il livello dell’Università Italiana generalmente molto alto.

Provenendo da una tradizione fortemente umanistica nell’accezione moderna del termine, abbiamo però la pecca di essere un po’ troppo teorici rispetto alla realtà che gli studenti andranno ad affrontare una volta fuori dal mondo universitario. È vero che molte università offrono opportunità interessanti (laboratori, attività extracurriculari, scambi internazionali ecc) per mettersi alla prova, ma non sostituiscono delle ore di lezioni esclusivamente pratiche. Personalmente, ho cercato di fare tutte le attività possibili durante i miei anni universitari, ma mi rendo perfettamente conto che non è la norma.

D’altro canto, studiando ad Angers posso dire di aver notato una serie di differenze che mi hanno fatto riflettere sul l’importanza del bagaglio culturale teorico, spesso sottovalutato. Non avevamo libri di testo, perciò gli esami erano sostanzialmente basati su quello che il professore aveva detto in classe, spingendo ad apprendere a memoria piuttosto che stimolare un ragionamento, cosa che ho trovato molto riduttiva. Una componente dello studio che però ho apprezzato molto, erano i lavori di gruppo e la necessità di esporre i risultati alla classe, cosa che obbliga a cercare in se una sicurezza che non sempre si pensa di avere, e insegna a mettersi in gioco con un gruppo di pari verso un risultato comune”.

🎯 La Camera di Commercio Belgo-Italiana ha rappresentato un tassello fondamentale nello sviluppo della tua carriera. Da Expo & Events Intern a Expo & Events Assistant per infine chiudere come International Trade and Communication Specialist. Come sei arrivata a questa opportunità di lavoro all’estero e cosa ti senti di aver imparato dal Belgio come piazza professionale?

“La mia esperienza in Belgio non solo è stata estremamente formativa dal punto di vista personale e professionale, ma ha settato le mie aspettative rispetto al mondo del lavoro. Banalmente, ho iniziato alla Camera di Commercio Belgo-Italiana vincendo la borsa Erasmus Placement, che prevedeva uno stage di 3 mesi. Ricordo che non parlavo neanche troppo bene il francese, e la presi come una sfida a tutti gli effetti.

Bruxelles è una realtà estremamente particolare per quanto riguarda Il mercato del lavoro, ma l’insegnamento più grande che ho ricevuto è senza dubbio l’importanza del networking. Non il networking ruffiano per accaparrarsi o farsi offrire un lavoro ad ogni costo, ma l’abilità di creare una rete di conoscenze, in alcuni casi amicizie, con l’obiettivo di collaborare, imparare, essere curiosi, sviluppare progetti in un’ottica di scambio e fiducia. Questo aspetto permette di sviluppare delle capacità relazionali ed affinare l’istinto per il problem solving in una maniera molto apprezzata dalle realtà lavorative. Se qualcuno ti ha già visto all’opera su un progetto comune o ha apprezzato come hai gestito una particolare situazione, non ha bisogno di un colloquio per assumerti.

Mi sento di dire che la differenza principale con l’Italia sia che a Bruxelles le capacità professionali sono prese in considerazione a prescindere dai dati anagrafici del candidato, e quindi le possibilità sono maggiori. Ovviamente la politica e tutto quello che ci ruota intorno è uno dei settori in cui ci sono più opportunità, ed essere costantemente aggiornati in materia è fondamentale per comprendere lo scenario e per crearsi nuove strade”.

🎯 Ancona è il vero motivo per cui questa intervista prende luogo. È proprio nel capoluogo marchigiano che un evento organizzato da Startup Grind Ancona ha permesso a noi della Digital Combat Academy di stabilire un primo punto di contatto con te, verso la fine di aprile. Qui operi come Business Developer per GGF Group e come Organizer e Team Coordinator per TEDxAncona. Come si articola la tua settimana lavorativa tra le diverse attività?

“Fortunatamente le mie settimane variano molto.

Il lavoro in GGF mi permette di viaggiare un po’ per l’Italia per i progetti che seguo, e questo fattore di imprevedibilità è una cosa che mi piace, non riuscirei a fare un lavoro che mi tenesse sempre alla scrivania.

Trovo il tempo per le traduzioni TED solitamente la sera e il fine settimana, mentre mi dedico all’organizzazione di TEDxAncona soprattutto nel weekend, o organizzando incontri con il resto del team dopo lavoro.

Mi piacerebbe trovare il tempo per molte altre attività, associazioni ed organizzazioni, ma preferisco fare bene le cose che faccio, e per farle bene ci vuole tempo. Per questo a volte preferisco partecipare da spettatrice, bloccando alcune serate per eventi come gli incontri Startup Grind, ad esempio.

Mi sono lanciata da poco in un’altra sfida, ovvero organizzare un Lean In Circle ad Ancona, per il quale prevedo un incontro al mese, probabilmente di giovedì sera. I Lean In Circles sono dei piccoli gruppi che si riuniscono informalmente per discutere di mentoring, carriera, ambizioni, educazione e altri topic simili in uno spirito di collaborazione oltre le differenze di genere, e prendono il loro nome dall’omonimo libro e organizzazione di Sheryl Sandberg, COO di Facebook”.

🎯I professionisti che hanno voglia di correre veloci nel lavoro svolgono solitamente numerose attività in contemporanea. Si tratta di seminare quanto più possibile, specie da giovani, in vista di un futuro migliore in cui raccogliere i frutti. Se ti chiedessi di immaginare la Stefania Betti del 2022, tu cosa vedresti nel tuo futuro a medio termine?

“Come si sarà probabilmente intuito, il cambiamento non mi spaventa, ed essere attiva su più fronti mi entusiasma molto. Proprio per questo, idealmente, Stefania Betti nel 2022 avrà un lavoro che le permetterà di mantenere rapporti con l’estero, possibilmente ricoprendo un ruolo di responsabilità (in positivo e negativo) e che abbia a che fare con i verbi organizzare, creare, comunicare, animare. Sul luogo non mi azzardo neanche a fare delle ipotesi, ma sicuramente ovunque andrò vorrei poter avere la possibilità di continuare ad imparare cose nuove e mantenere le mie attività extra-lavorative.

Tutte le mie scelte fino ad ora sono state guidate dall’entusiasmo e dalla passione per una causa o un progetto, e questa è una cosa che nel mio futuro a medio termine non dovrà assolutamente mancare”.