Sara Oliva, Studentessa della Digital Combat Academy a Milano

In un periodo storico in cui il mondo ci dice di tenere le distanze, annunciamo ufficialmente che questo sarà il corso dell’amore.

Non è retorica, è la vera storia del Corso a Milano in partenza per ottobre 2020, che rispetta la contingenza ma fotografa la realtà.

La realtà è che Sara Oliva, protagonista di questa intervista, è la fidanzata di Massimiliano Muscio, Studente della DCA di cui vi abbiamo già parlato.

Sara e Massimiliano fanno eco a Diego e Mara, altra coppia che sarà protagonista all’interno della classe in partenza per ottobre.

Insomma, manterremo le distanze, ma non ci dimenticheremo dei sentimenti. Insieme all’ambizione, sono una forza invincibile.

Ogni edificio di successo riesce ad ergersi molto in alto perché ha delle fondamenta solide. Tu che rapporti hai avuto con i tuoi genitori, e quanto la relazione con loro ti ha reso la persona che sei?

“I miei genitori sono da sempre un punto di riferimento importante e una grande fonte d’ispirazione per me.

Mio padre è un vigile del fuoco ed è quindi un tipo molto atletico. Da lui ho infatti ereditato la passione per lo sport e il movimento. Posso dire che è il mio mentore e non riesco fare a meno dei suoi consigli per impostare i miei allenamenti e raggiungere gli obiettivi che mi pongo.

A mia mamma devo invece l’amore per l’arte e lo spettacolo. Mi ha fatto conoscere il teatro sin da quando ero piccola, mi faceva ascoltare i suoi dischi, mi portava con sé ai concerti, al cinema, alle presentazioni dei libri dei miei scrittori preferiti. Ancora adesso (Covid permettendo) quando vediamo che va in scena uno spettacolo o un musical che ci piace tanto, compriamo subito i biglietti, pronte a emozionarci come la prima volta che l’abbiamo visto. 

Le loro passioni hanno dunque influito in modo rilevante sulla mia personalità e i valori che mi hanno insegnato sono stati preziosi e decisivi per la persona che sono diventata”.

Chi lavora nella comunicazione e nel marketing deve avere un pigli particolare, una certa capacità di relazionarsi. Tu che valore dai al networking e quanto ha impattato sullo sviluppo della tua carriera?

“Probabilmente non me ne sono mai resa veramente conto, ma riflettendoci il networking è stato fondamentale sin dai tempi dell’università. Per esempio, quando io e i miei compagni di corso ci scambiavamo consigli su un esame da sostenere e ci ritrovavamo poi insieme per studiare o realizzare dei progetti, oppure nel momento in cui ho chiesto alla titolare della mia agenzia viaggi di fiducia di poter svolgere da lei lo stage per il completamento del mio percorso universitario.

Prima di trovare un lavoro a tempo indeterminato, ho svolto diversi lavori temporanei e quindi di breve durata. Nonostante abbia passato poco tempo con le persone incontrate in queste aziende, ho quasi sempre cercato di instaurare con loro un rapporto anche al di fuori del contesto lavorativo, uscendo per un aperitivo, una cena o anche per un semplice caffè. A volte, nonostante il mio contratto fosse già terminato, passavo per un piccolo saluto ai colleghi con cui avevo condiviso quel breve periodo. Sono rimasta stupita di come queste relazioni e questi momenti siano stati determinanti in diverse occasioni, anche per essere richiamata da quell’azienda presso cui avevo lavorato per pochi mesi”.


In un mondo in cui l’università perde sempre più credibilità, resta saldo il valore della formazione come fonte di crescita personale. Tra accademia tradizionale e percorsi alternativi, che ruolo ha avuto la formazione nella tua vita?

“Credo che la formazione, tradizionale o non, sia importante per il proprio bagaglio culturale.

È vero, si può rimanere delusi dal proprio percorso universitario o da un corso professionale, perché magari riteniamo che non ci sia servito a molto molto a livello pratico e non abbiamo ottenuto i risultati che ci aspettavamo nel mondo del lavoro. Tuttavia, non bisogna abbattersi. Penso che da ogni esperienza si possa trarre qualcosa di positivo e stia a noi fare tesoro di quanto imparato, perché ci potrà sempre tornare utile in futuro”.

Se è vero che siamo la somma matematica delle esperienze che abbiamo vissuto, analizziamo allora quelle principali. Viaggi all’estero, lavori particolari, attività sportive. Quali sono le esperienze principali che dal tuo passato ti porti ancora nel cuore?

“La scelta di studiare Lingue e Letterature Straniere all’università era stata dettata dal mio desiderio di entrare in contatto e comunicare con persone provenienti da altri paesi e con culture diverse dalla mia.

Tra i viaggi più belli ci sono quelli on the road, fatti con gli amici dell’università sia in Irlanda che in California. In Irlanda ci sono tornata spesso, è come una seconda casa, ho un legame forte con questa terra di grandi scrittori, di musica, di miti e leggende.

Ho avuto anche la fortuna di lavorarci come Group Leader, accompagnando dei gruppi di ragazzi tra i 16 e i 17 anni in vacanza studio. Nonostante non sia facile stare dietro a degli adolescenti pieni di energia e voglia di infrangere le regole in ogni momento, questa esperienza lavorativa è stata per me una delle più belle in assoluto.

Oggi molti di quei ragazzi hanno già finito il triennio all’università, eppure continuano a scrivermi e a volte mi è capitato anche di rincontrarli. Ricordo con affetto che uno di loro, Damiano di Roma, mi ha contattato ed è venuto a trovarmi mentre lavoravo per il Padiglione Slow Food in Expo, altra esperienza lavorativa unica che ancora mi emoziona al solo pensiero.

Un altro viaggio indimenticabile è stato nel 2010 a New York con il mio ragazzo. Per un particolare caso del destino, il numero della nostra camera d’albergo era 2019 e proprio nel 2019 sono tornata in questa magica città per vivere una delle esperienze più emozionanti della mia vita: la Maratona di New York.

La corsa mi ha portato nella Grande Mela, mentre un altro sport, l’Art du Déplacement (meglio conosciuto come Parkour) mi ha portato per due volte a Évry, vicino Parigi, dove ho avuto l’opportunità di praticarlo in un workshop di una settimana tenuto dagli Yamakasi, i fondatori della disciplina.

Sia la corsa che l’Art du Déplacement mi insegnano che, come nella vita, quando si pensa di non avere più la forza, si hanno invece ancora tante energie per andare avanti e che spesso gli ostacoli da superare sono solo un nostro blocco mentale”.

Chi entra nei mari della Digital Combat Academy ha solitamente una bussola ben indirizzata. In quanto capitano della tua nave, dove ti vedi tra 2-3 anni come persona e professionista?

“Il mio obiettivo sarà proprio quello di spiegare le vele in direzione del Digital Marketing, di acquisire nuove competenze che mi permettano di crescere e reinventarmi in questo nuovo mondo”.