Peekaboo, Scuola di Startup per Imprenditori Digitali

L’esempio perfetto di quanto i partner rappresentino un tassello fondamentale nella conquista di un settore professionale

Internet è il padre della serendipità. Dopotutto, le infinite vie della rete innescano ogni giorno connessioni randomiche e imprevedibili. Basta che un nostro contenuto finisca davanti agli occhi della persona giusta, oppure che un contatto comune inneschi il passaparola per noi, e la connessione è stabilita.

La Digital Combat Academy è diventata partner di Peekaboo proprio così, grazie alla serendipità. Luca Barboni, docente della nostra scuola per il modulo di Growth Hacking, è attivamente impegnato su infiniti fronti formativi. Tra questi vi è Peekaboo, specializzata in corsi per startup digitali. Luca ha dunque pensato di stabilire un ponte tra le due realtà. E noi non ci siamo fatti sfuggire l’occasione.

Prima un contatto via email, poi una preziosa conversazione su Skype, e la connessione si è subito consolidata. Abbiamo scoperto che la visione imprenditoriale di Peekaboo presenta molti tratti comuni a quelli della nostra scuola. Entrambe le realtà partono da Roma con l’obiettivo di espandersi prestissimo a Milano. Entrambe le realtà, soprattutto, strutturano percorsi accademici con docenti preparati e a costi accessibili.

Il senso della partnership è presto detto. La Digital Combat Academy presenta come ultimo modulo del proprio Corso in Aula quello di Startup Management. Ci piace l’idea che, mesi di lezioni verticali, gli studenti chiudano il cerchio interfacciandosi con chi, queste competenze, le deve padroneggiare tutte insieme per gestire un’azienda e il suo team. Chi tra i nostri studenti percepirà il desiderio di proseguire per questa strada troverà nel Lean Startup Program il luogo perfetto per completare la propria conoscenza del mondo delle startup. Semplice e lineare, come sempre.

Sposata la visione, e delineata la partnership, abbiamo infine intervistato il Co-Founder & CMO di Peekaboo, Federico Belli. Lasciamo dunque a Federico la possibilità di raccontare una realtà formativa che, oltre a essere stimolante, è anche unica nel suo genere.

L’Italia presenta diverse community di innovatori, se prendiamo in considerazione spazi di co-working, eventi di tecnologia e scuole di formazione privata in giro per lo stivale. Quali sono gli elementi che rendono il Lean Startup Program di Peekaboo unico nel suo genere?

“Il Lean Startup Program (LSP) è un programma di pre accelerazione fatto DA startupper PER gli startupper di domani. Entrambi i fondatori di Peekaboo hanno concluso con successo il Founder Track di YCombinator e tutti i mentor impegnati nella formazione dei team hanno avuto esperienze in Silicon Valley.

LSP è un percorso (molto pratico) in cui si apprende come validare un’idea di business innovativa sperimentando la metodologia Lean Startup su un progetto concreto, il proprio!

L’approccio usato è quello tipico del ‘Learning by doing’ e, in 10 settimane, i partecipanti acquisiscono competenze trasversali su marketing, design, coding e tanto altro utilizzando strumenti, tool e framework tipici delle migliori startup internazionali.

Ciò che contraddistingue LSP dagli altri programmi di formazione è il PITCH DAY, l’evento in le migliori startup nate all’interno del programma si presentano per la prima volta davanti ad una platea composta dai principali acceleratori d’impresa nazionali, dalle testate tech del territorio e dalle aziende partner della community.

In sintesi Peekaboo forma startupper, persone con una spiccata indole imprenditoriale e al problem solving che lavorano insieme per portare sul mercato prodotti/servizi che migliorino le industry in cui insistono”.

Un progetto formativo così illuminato sul mondo dell’innovazione com’è potuto nascere ed evolvere all’interno di una struttura accademica tradizionale come quella dell’Università degli Studi di Roma ‘Tor Vergata’?

“Peekaboo è nata in un campus universitario, ci piace pensare un po’ come Google o Facebook. L’idea di lanciare il progetto ci è venuta chiacchierando con i tanti studenti che passavano a trovarci; non potete immaginare quante sono le persone che non conoscono la differenza tra APP e Startup. Conoscevamo le potenzialità delle tech companies, sapevamo che dall’altra parte dell’oceano esisteva un metodo per validare un progetto innovativo prima di investire tempo e soldi e soprattutto abbiamo intuito che potevamo ‘matchare’ perfettamente con i tanti acceleratori d’impresa presenti sul territorio se il nostro format fosse stato sufficientemente valido. Abbiamo deciso quindi di lanciare un primo Lean Startup Program (gratuito ed aperto a tutti) ed abbiamo avuto tantissime adesioni… il resto è storia.

Domanda da un milione di dollari. Imprenditori innovativi si nasce o si diventa? 

“Mi riallaccio alla domanda precedente. Io ho studiato economia degli intermediari finanziari a Roma Tor Vergata e mi ricordo che al primo anno il Prof. Sarcone di Economia Aziendale disse: ‘Mettetevelo in testa ragazzi, imprenditori si nasce… Non si diventa!’.

Sono parzialmente d’accordo. L’università ed il mondo del lavoro possono offrire metodo, visione, esperienza e strategia ma purtroppo tutte queste qualità non sono sufficienti per fare impresa.

L’imprenditore per ‘natura’ ha una forte propensione al rischio, accoglie il cambiamento perché lo intende come un’opportunità anziché come una minaccia, non si accontenta di tutto ciò che è ordinario e sa prendersi la responsabilità delle proprie azioni. Queste qualità però difficilmente possono essere insegnate poiché sono caratteristiche intrinseche delle persone”.

Proviamo a uscire dal recinto delle rispettive scuole e volgiamo lo sguardo all’intera industria tech e digitale dell’Italia. Quali sono i pericoli di una generazione imprenditoriale influenzata dal mito della Silicon Valley per cui tutti ‘possono farcela’? 

“Innanzitutto bisogna essere realisti e conoscere il mercato in cui si opera. Nel 2016 l’Italia ha totalizzato investimenti in venture capital per un ammontare di circa 186 milioni. Il dato può sembrare positivo (ed effettivamente per i nostri standard lo è) ma lo diventa un po’ di meno se si pensa che nello stesso periodo in Francia sono stati investiti in startup più di 3 miliardi, praticamente 17 volte tanto. Dico questo per far intendere che prima ancora di guardare alla Silicon Valley, il nostro paese potrebbe imparare da realtà assai più vicine supportando attivamente la ricerca e l’imprenditoria innovativa anziché precipitandosi in salvataggio delle banche (che probabilmente non possono neanche essere salvate).

Bisogna poi capire che lanciare e sviluppare una startup è complesso, non è delegabile e soprattutto non si può fare nel tempo libero; non solo non tutti ce la fanno ma in realtà sono ben pochi coloro che riescono ad arrivare al terzo anno di attività. Per questo motivo consiglio a tutte le persone intenzionate a provare di concentrarsi su quattro aspetti fondamentali:

1. TEAM = Siete sicuri che il vostro team abbia tutte le qualità necessarie per realizzare il prodotto e portarlo sul mercato?

2. PROBLEMA = Non innamoratevi della soluzione o rischierete di passare mesi a sviluppare qualcosa che nessuno vorrà mai comprare.

3. METRICHE = Definite degli indicatori di performance (utenti attivi, costi d’acquisizione cliente, fatturato ecc..) precisi e siate ossessionati dai dati.

4. CRESCITA = Non crescete velocemente? Non siete una startup!”

Enel, Deloitte, Unilever. Brand importanti, fatturati stellari. Come ha fatto il Lean Startup Program a conquistare la fiducia e l’immaginario di queste maxi aziende e che direzione ha preso la collaborazione con loro?

“Con i risultati. Sapevamo che poche imprese in Italia possono permettersi un’area R&D e quelle che possono (vedi Enel o Unilever) risultano comunque soffocate da burocrazia, tempistiche e organizzazione tipiche delle multinazionali.

Prendendo spunto da Steve Jobs, che aveva capito che per progettare il primo Mac aveva bisogno di uscire dal ‘sistema’ Apple, abbiamo proposto un nuovo modo di fare innovazione, meno costoso e assolutamente pratico.

A tal proposito, ad ottobre e novembre ripartiranno i programmi con Enel e Unilever mediante i quali manager aziendali avranno modo di collaborare per due mesi con i migliori talenti della scena tech locale con l’obiettivo di validare e realizzare soluzioni innovative da proporre al top management ed inserire nel portfolio prodotti”.

Pare che la Digital Combat Academy e Peekaboo abbiano tanti tratti in comune, ma uno in particolare. Entrambe le realtà sono partite da Roma, ed entrambe arriveranno presto a Milano. Da bravi imprenditori, concludiamo con una visione del futuro a medio termine. Che programmi avete per il 2018?

“Peekaboo è una community aperta. Siamo felici e fieri di collaborare con le migliori iniziative del panorama nazionale per diffondere la cultura imprenditoriale delle startup ed attivare l’ecosistema nella sua parte iniziale, formando team che possano applicare con successo a tutti i principali programmi d’accelerazione di cui siamo partner.

In questo senso la partnership con Digital Combat Academy è strategica perché la vision dei fondatori è chiara, il programma offerto dalla scuola è valido ed i mentor coinvolti sono di prima fascia. Inoltre la DCA mette a disposizione dei propri studenti strumenti e competenze imprescindibili per avviare una startup quindi prima di applicare da noi sarebbe il caso di completare il loro corso.

Una volta avviata con successo la partnership a Roma non vedo perché non replicarla a Milano o in tutte le città in cui siamo presenti d’altronde siamo tutti attori nello stesso gioco e l’obiettivo è comune. Risollevare questo paese creando casi di successo che ispirino la fiducia dei mercati internazionali, portino le imprese a scommettere sul talento italiano e convincano i giovani a restare e costruire il proprio futuro qui!

Ad maiora”.