Paola Roversi, pronta a guadagnare rispetto nel campo del Marketing Digitale
Italia, Francia, Stati Uniti. La giovane sportiva reatina ha viaggiato il mondo per coltivare il suo talento. E ora è motivata a riportare gli insegnamenti del calcio nell’universo del digitale
Lo sport è una grande scuola di vita. Ci insegna a potenziare le nostre competenze individuali e al contempo fare gioco di squadra. Ci insegna a rispettare delle regole collettive e ad allinearci ai valori del nostro gruppo. Ci insegna, infine, a perseguire degli obiettivi con metodo e costanza.
Sono lezioni trasversali a tutti gli sport che trovano numerose correlazioni al mondo del lavoro. I migliori sportivi sono persone dall’innato spirito competitivo, e trasportare questa sana competitività nell’ambito professionale porta a vivere le sfide lavorative con grinta ed entusiasmo. Paola Roversi si trova esattamente in questa fase della vita: vuole fare tesoro di tutta l’esperienza accumulata in anni di calcio professionistico e importarla nel marketing digitale.
Paola non è una ragazza come tante. Ha sfidato se stessa in diverse occasioni, e a un livello di intensità non comune. In primis, è entrata a gamba tesa all’interno di uno sport tipicamente maschile, almeno nell’immaginario collettivo degli italiani. In secundis, ha accettato di volare oltreoceano lasciando affetti e stabilità per abbracciare un’esperienza internazionale che le definitivamente aperto la mente. Ora si trova a frequentare il nostro Corso in Aula e, soprattutto, a lavorare insieme a Gherardo Liguori e Virginia Tosti nella macchina di talenti under 20 targata Start2Impact.
Siamo lieti di avere Paola a bordo, perché apprezziamo chi nutre una solida mentalità sportiva e ha bene in testa quale direzione prendere nella vita. Certo, esistono gli ostacoli, e come nello sport ci si procura un infortunio così nella vita possono presentarsi mille avversità. Ma la vita è una maratona, non uno sprint, e in questa magnifica partita di lungo termine sappiamo che persone come Paola vinceranno. Garantito.
La tua foto profilo su Facebook non mente: il calcio è parte della tua identità. Hai coltivato questa passione, e soprattutto questo talento, sin da piccola, macinando traguardi nel calcio femminile anche in squadre di grande rilievo. Come ti sei approcciata a questo sport, quanto supporto hai ricevuto dai tuoi genitori e – soprattutto – cosa pensi di aver imparato da questi anni di professionismo?
“Il calcio è stato parte integrante della mia vita sin da quando avevo 5 anni. Ho un fratello maggiore che giocava a calcio ed avendolo visto sempre come qualcuno da cui prendere esempio ho ben pensato di praticare il suo stesso sport.
Ho iniziato un po’ cosi per gioco, con i maschietti della mia città e da li non ho più smesso. È stato difficile potersi integrare in una squadra di soli maschi, varie prese in giro del tipo ‘sei femmina non puoi giocare’, ‘oh se ti fai fare goal da quella femmina sei proprio scarso’, ma pian piano mi sono riuscita a guadagnare rispetto sul campo… ho avuto anche la fortuna di poter essere il capitano. Poi all’età di 15 anni ho dovuto abbandonare a malincuore la squadra dei ragazzi, ma effettivamente la diversità fisica si faceva sentire.
Essendo nel giro della nazionale sono riuscita a trovare squadra quasi subito, sono passata da Perugia, un breve periodo in Francia poi Roma, Lazio ed infine la mia più bella esperienza negli States. I miei genitori mi hanno sempre sostenuto nel praticare questo sport, non hanno mai pensato che potesse essere uno sport da maschi, questo sicuramente mi ha agevolato perché sarebbe stato difficile a 5 anni convincere mamma e papà a fare qualcosa che a loro non fosse piaciuto.
Il calcio mi ha dato tanto, mi ha aiutato a capire che il collettivo vale più del singolo, che si vince e si perde ma la cosa più importante è sempre dare il massimo ed uscire senza forza dal campo, che il compagno di squadra non va aggredito quando in difficoltà perché la sua prestazione negativa si ripercuote su tutta la squadra, che quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare e mollare significherebbe abbandonare la nave dove hai deciso di salire.
La squadra è quel qualcosa dove le giocatrici sono unite da un filo di energia invisibile che gode di un certo equilibrio e devi rispettare l’altro per far si che le cose possano funzionare e che tu possa essere rispettato, tutti hanno lo stesso valore.
Questo mi piace riportarlo nella vita di tutti i giorni che tu sia il CEO di una grande azienda, uno scienziato o una risorsa junior devi imparare ad avere cura del prossimo per far si che la tua azienda o attività possa avere successo”.
‘Una reatina nel calcio americano’ sembra il titolo di un film, e invece è la fotografia di una parte importante della tua vita. Parliamo della tua esperienza di studio e di sport oltreoceano. Come sei arrivata alla East Tennessee State University e quanto ti ha fatto maturare vivere così lontana da casa?
“L’esperienza negli States è stata qualcosa che rifarei altre 1.000 volte, ma nonostante i molteplici aspetti positivi non è stato tutto rose e fiori. Ho deciso di lasciare tutto – famiglia, amici – e andare oltreoceano. Tutto bello anzi fighissimo ma poi ti svegli la prima mattina a Johnson City, città dove sta la mia università, e capisci che stai veramente lontano da tutto e da tutti che poi a casa non si stava cosi male, avevi tutto quello che ti serviva senza troppi ostacoli.
A quel punto devi decidere se rimanere bimba o crescere e staccare quel cordone ombelicale che ti lega ai tuoi affetti e alle tue tradizioni. Almeno il primo mese mi svegliavo con un gran magone, alla ricerca delle mie sicurezza, con la solita frase ‘voglio ripartire’, ‘voglio il mio cibo’, ‘voglio parlare la mia lingua’. Poi pian piano ti ambienti, fai amicizia, incominci a capire qualche cosa quando si parla e casa ti manca si, ma sai che puoi tornarci come e quando vuoi.
Negli Stati Uniti ho frequentato la East Tennessee State University, il coach di calcio dell’università mi ha dato la possibilità di giocare a calcio nella massima divisione e studiare alla facoltà di Economia con una borsa di studio completa. Il tutto è nato perché una mi compagna di nazionale stava già li da un anno e ha parlato di me al coach, che mi ha iniziato a seguire e ha deciso di offrirmi questa bellissima opportunità. L’aspetto più importante di questa esperienza sono le bellissime amicizie coltivate con persone provenienti da tutte le parti del mondo, che vivono nella tua stessa situazione di studente internazionale, e quindi nei tuoi stessi disagi.
Pensavo che la parte più difficile sarebbe stata lasciare casa per la prima volta in realtà dover abbandonare quell’ambiente per sempre, che per me ormai era casa, è stato veramente doloroso.
Sono tornata in Italia a gennaio dopo la mia laurea ed è proprio li che ho capito quanto io fossi cambiata: casa non è più casa, bella si eh ma non puoi vivere più con i tuoi genitori, hai bisogno dei tuoi spazi.
Siamo spesso propensi al giudizio e stare in America mi ha insegnato ad accettare l’altro cosi come è.. dopotutto alcuni dei miei professori o compagni di corso si presentavo in classe in ciabatte o in pigiama.. il mondo è bello perché è vario, e quindi il mio motto da li è ‘open your mind and you won’t be screwed’. Ho capito che le culture sono completamente diverse sotto ogni punto di vista e quindi anche io da vera americana ho iniziato a cenare alle 6 pm”.
Start2Impact è l’impresa guidata da Gherardo Liguori e Virginia Tosti che seleziona talenti digitali under 20 e li mette in contatto con aziende in cerca di giovani promesse. Come sei entrato in contatto con questa realtà e cosa ti stai riportando a casa da questa esperienza?
“Tornata dagli Stati Uniti avevo mille progetti in mente ma non ne ero sicura al 100%, così un giorno Virginia e Gherardo mi hanno offerto di poter lavorare con loro dal momento che stavano formando un team. Senza esitazione alcuna ho deciso di accettare e mi sono così trasferita a Roma. Onestamente ero la tipica giovane 23enne che il digitale lo subiva passivamente, scrollata su Facebook, Instagram etc etc, che sentiva parlare di un cambiamento e rivoluzione digitale ma lo vedeva come una cosa così, lontana ed astratta.
Il mio primo giorno di lavoro Virginia e Gherardo non facevano altro che parlare di mindset e io sinceramente la consideravo una semplice parola che si trova nei libri di testo, mi sentivo un po’ un pesce fuor d’acqua dentro di me pensavo:’boh, questi sono matti!’. Ogni tanto si sparava qualche parola in tipica degli ambienti da startup e io mi sentivo sempre meno pronta… ma poi ho capito che loro erano li per aiutarmi per farmi entrare nel loro mondo.
Grazie a loro ho capito di quale cambiamento e progresso innovativo si stava parlando che il digitale è nostro amico ma che va usato con cognizione, che l’innovazione è veramente come un’onda che puoi decidere di cavalcarla o farti travolgere, che senza mindset anche i più piccoli obbiettivi sono difficili da raggiungere.
È veramente figo lavorare con Gherardo e Virginia, il primo che con le sue idee vola e ti fa volare e Virginia invece con il suo pragmatismo ti riporta sempre con i piedi a terra”.
Concludiamo con un focus sul marketing digitale, settore professionale che ci ha fortunatamente messi in contatto con te. Cosa ti affascina di questo mondo e quale direzione professionale vorresti prendere nel dettaglio?
“Il Marketing digitale mi sta appassionando e scopro cose nuove giorno dopo giorno, questo grazie alla mia esperienza di lavoro ma anche al corso che sto seguendo. Grazie alla Digital Combat Academy sto entrando in contatto con i migliori professionisti in Italia sul campo ed è un piacere sentirli parlare e cercare di rubare qualcosa da loro.
Oggi come oggi mi appassiona molto la parte del Content Marketing e della User Experience e Social media, mi piace capire cosa c’è dietro le scelte di una persona e quindi perché compiono una determinata azione. Ma in generale anche a lavoro sto cercando di imparare quanto più possibile per essere un po’ più completa.
In questo momento mi sto concentrando sulla cura della parte social della società e la creazione di contenuti nonché gestire alcune funzionalità sulla piattaforma di Start2Impact”.