Nicole Chiapperi, lo sguardo gentile della Co-Founder di Racconti di Marketing

Sabato 13 aprile 2019. Nicole Chiapperi e altre due persone del team di Racconti di Marketing vengono a farci visita presso gli spazi capitolini di EFM, in zona Laurentina.

Entrano in punta di piedi per svolgere un’intervista e lo fanno con una tale gentilezza che per circa un’ora attendono, pazienti, per non disturbare i momenti di networking tra gli Studenti.

Ne viene fuori un capolavoro, un’intervista video breve ma incisiva, con un montaggio video di grande qualità. Abbiamo dunque un assaggio dal vivo delle capacità e delle ambizioni del team di Racconti di Marketing, blog verticale sullo storytelling nel mondo del marketing.

Decidiamo dunque di restituire il piacere, facendo quello che ci riesce meglio: dare un’umile vetrina a giovani talenti del digitale che stanno facendo qualcosa di positivo.

Partiamo da Nicole, il cui sguardo gentile si rivolge verso un futuro fatto di comunicazione e marketing per approfondire, usando le sue parole, quelle logiche visibili solo a chi queste discipline le vive quotidianamente.

L’università, e in particolare Scienze della Comunicazione, vive una fase delicata della sua storia. Viene spesso messa in discussione la sua capacità di connettere giovani talenti e reale mercato del lavoro. Sulla base della tua doppia esperienza al Coris, che giudizio complessivo daresti alla tua esperienza accademica?

“Sicuramente l’università italiana, in linea generale, adotta un approccio molto teorico e poco pratico rispetto a quelle che sono le richieste del mercato.

Questo ho avuto modo di riscontrarlo anche durante il mio percorso accademico, nonostante la magistrale, a differenza della triennale, offra la possibilità di ‘sporcarsi le mani’ con progetti in cui si lavora in team – delle volte composto anche da 8 persone – come ad esempio piani di comunicazione integrata, piani marketing o piani di riposizionamento aziendale.

Tuttavia non mi sento di dire che abbia perso totalmente d’efficacia nel connettere laureati e mondo del lavoro, per un semplice motivo: il Coris forma i suoi studenti per posizioni da ‘dietro le quinte’ come le chiamo io, legate maggiormente alla sfera offline – product manager, brand manager, sales manager, analista di mercato, account manager, responsabile del marketing operativo o strategico; questi sono solo alcuni degli sbocchi professionali che offre.

Posizioni ancora molto ricercate, alle quali si sono affiancate quelle legate alla nascita e alla diffusione della comunicazione e del marketing digitale per le quali, di contro, servono nuove scuole, come ad esempio la Digital Combat Academy. Secondo me il segreto è solo uno: avere un’idea ben precisa del lavoro al quale si aspira e, di conseguenza, scegliere il percorso giusto”.

Muovere i primi passi nel mercato del lavoro è una delle più grandi sfide per un giovane professionista. Le strade percorribili sono tante, e altrettante sono le incertezze. Eppure tu da Federazione Italiana Rugby a Profumeria.com, passando per WeComSport, ti sei lanciata subito nel mondo della comunicazione, in particolare di quella digitale. Come hai conquistato queste prime opportunità di lavoro e di cosa ti sei occupata nel dettaglio?

“Come già detto in precedenza, l’esperienza universitaria magistrale è stata molto più concreta e pratica rispetto alla triennale e, sfruttando le opportunità che i progetti nati tra i banchi universitari offrono, ho avuto la possibilità di entrare a far parte di WeComSport e di collaborare con la Federazione Italiana Rugby.

Il primo, WeComSport, è un laboratorio di comunicazione sportiva, nato dall’idea della Professoressa Barbara Mazza, che si occupa di organizzare e gestire eventi sportivi­. Oltre a far parte dello staff organizzativo della prima edizione del primo festival della comunicazione sportiva, sono stata responsabile del team social e web&graphic designer del sito. Lato social, insieme al mio team, abbiamo ideato e curato la strategia, i contenuti, il piano editoriale e le rubriche sportive, lato web&graphic designer ho lavorato alla UX e alla grafica del sito, con il supporto di un altro collega.

La collaborazione con la Federazione è nata grazie a WeComSport. Tra i tanti ospiti della prima edizione del Festival c’era anche Pier Luigi Bernabò, direttore del reparto eventi della FIR, che ha proposto una collaborazione per la promozione del IV Tempo – Rugby e Cultura del torneo Sei Nazioni. Insieme al team di WeComSport abbiamo lavorato ad un piano di comunicazione integrata che prevedeva la creazione di contenuti social, contest, due piccoli eventi pre-partita nei quali sono stati coinvolti i giocatori della nazionale di rugby, coinvolgimento dei tifosi durante le due partite all’Olimpico tramite quiz culturale, face painting e somministrazione dei questionari per la raccolta dati che, in un secondo momento, abbiamo analizzato e consegnato alla Federazione. Tutto con l’obiettivo di promuovere il IV Tempo e consolidare il legame tra rugby e cultura.

L’esperienza in Profumeria.com, invece, è iniziata grazie ad una mia amica che lavorava come grafica in questo e-commerce di beauty. Un giorno mi ha chiamata e mi ha detto che Roberta e Francesca, le due fondatrici, avevano bisogno di un social media strategist. Ho fatto il colloquio conoscitivo e una settimana dopo ero in ufficio a lavorare alla strategia, alle campagne Facebook e Instagram, ai contenuti social, al piano editoriale, all’analisi delle campagne e ai report mensili, all’implementazione del chatbot e alla programmazione mensile delle DEM. Dunque oltre ad aver ricoperto la posizione di social media strategist, ho anche lavorato come social media manager. Dopo sette mesi ho deciso di andarmene perché sentivo che il mio tempo lì era finito, volevo – e voglio – entrare a lavorare in una web agency per crescere ancora a livello professionale”.

Passiamo al motivo per cui ci conosciamo: Racconti di Marketing, nobile progetto di storytelling che grazie al potente strumento dell’intervista video racconta le esperienze e le ambizioni di professionisti della disciplina. Cosa ti ha spinto a imbarcarti in questa missione e cosa ti stai riportando a casa da questa esperienza?

“Quando esci dal mondo universitario e ti ritrovi da un giorno all’altro in quello lavorativo, per quanto tu possa essere pronto psicologicamente e professionalmente, non lo sei davvero.

Racconti di Marketing non nasce con l’obiettivo di fare business – anche se, ad oggi, abbiamo una strategia in mente – ma come palestra che ci offre la possibilità di sperimentare quello che abbiamo studiato, sia dietro i banchi dell’università che autonomamente.

Capire il vero valore del Funnel marketing, l’importanza di una landing page ben strutturata con CTA inserite in punti strategici, riuscire a distinguere un pubblico caldo da un pubblico freddo e sapere che per il primo il retargeting può essere un buon alleato mentre per il secondo bisogna ancora lavorare per conquistarlo, scoprire che MailChimp, ManyChat, ActiveCampaign non sono nomi di fantascienza ma tool utili per l’automazione. Insomma, entrare totalmente nella logica del marketing e della comunicazione digitale e mettersi alla prova il più possibile. Quindi sicuramente sto portando a casa un bel po’ di competenze, acquisite anche grazie al confronto quotidiano con i miei colleghi.

Altra cosa di cui vado molto fiera e che più di tutto mi ha sorpresa, è stata la disponibilità dei professionisti che abbiamo intervistato. Sono particolarmente attenta alla parte umana e notare con quanta semplicità ogni intervistato abbia accettato di dedicarci del tempo nonostante gli impegni, mi ha davvero sorpresa, ma sono rimasta stupita ancor di più del supporto che ognuno di loro ci ha fornito e continua a fornirci”.

Abbiamo raccontato il passato, abbiamo analizzato il presente, ora volgiamo lo sguardo al futuro. Potrebbe essere in Italia o all’estero. Potrebbe essere da freelance o da dipendente. Potrebbe infine essere nel mondo delle startup o delle agenzie. Giochiamo con l’immaginazione, e le tue ambizioni: dove ti vedi da qui ai prossimi 5 anni?

“A capo di una mia web agency. Non amo il lavoro da dipendente, anche se in questa fase della mia vita sento ancora di dover crescere sotto il punto di vista professionale, per questo l’obiettivo che mi sono prefissata adesso è quello di fare esperienza all’interno di un’agenzia: lavorare con clienti differenti, ognuno con i suoi obiettivi e le sue esigenze, rappresenta una grande occasione di crescita.

Non mi vedo come freelance perché se è vero che riesco a lavorare anche in maniera autonoma, penso che avere un team su cui contare e con il quale potersi interfacciare sia fondamentale per lo scambio di competenze, conoscenze, abilità, metodi, problem solving e, di conseguenza, migliori la produttività aziendale.

Infine, se fino ad un annetto fa avrei voluto trasferirmi e lavorare in America, ad oggi, penso che riuscire a realizzarmi in Italia sia la sfida più grande. Non escludo un periodo di lavoro all’estero con l’obiettivo di fare networking, conoscere le dinamiche manageriali e dirigenziali americane, capire la logica degli investitori e testarne il modello lavorativo con lo scopo di riproporlo nella mia futura agenzia”.