Matteo Landi, Studente della Digital Combat Academy a Milano

Matteo Landi è tra i primi Studenti iscritti al nostro nuovo Corso a Milano di marketing digitale in partenza per ottobre 2022. Sotto la sua intervista.

Raggiungere la vetta di qualunque cosa porta con sé un mix di emozioni contrastanti. Da un lato il gusto di avercela fatta, dall’altro la paura di non più nulla a cui ambire, e tutto da perdere. Cosa hai provato quando sei diventato campione del mondo di karate juniores?

“Raccontare le emozioni durante la finale è difficile, per questo ti racconterò una cosa ancora più profonda. Il mio mix di emozioni dopo la fine della gara.

“Ti prego mamma, togli tutto!”

La prima cosa che ho detto a mia madre dopo il ritorno da Tenerife (luogo della gara) è stata questa.

Quando sono tornato nella mia città ho notato in piazza un grande striscione verde, bianco e rosso che celebrava la mia vittoria, con le persone che si fermavano a leggere il mio nome e il risultato di quell’impresa. Davanti casa mia, un altro striscione con tanti palloncini tricolori che illuminavano l’ingresso.

Questa cosa, anche se piccola, mi ha spaventato.

Ciò non c’entra direttamente con la paura di avere qualcosa da perdere, bensì con la mia paura di essere “esposto”.
Nella mia carriera sportiva infatti, ho sempre avuto il TERRORE di essere percepito come “uno che se la tira”, un egocentrico, montato (matto vero?). Tutte caratteristiche che odio e che, quando le notavo negli altri, mi facevano ribrezzo.

Per questo motivo sono sempre stato attento a ciò che pubblicavo sui social: mai autocelebrazioni, mai festeggiamenti e così via (non aver sfruttato quel periodo per paure che erano nella mia testa è una cosa di cui mi pento, col seno di poi avrei voluto costruirmi un mio seguito da sportivo sui social, ma questa è un altra storia…).

In quegli striscioni e palloncini vedevo oggetti demoniaci che volevano dare un’immagine sbagliata di me.

E qui entra in gioco la paura dell’aspettativa, di avere tutto da perdere.

“Non diciamolo a tutti che ho vinto il mondiale, non sono nessuno”.

Cercavo di buttarmi giù in tutti i modi.

“Se tutti sapranno che sono campione del mondo, si aspetteranno da me solo vittorie”.

Non riuscivo ancora a realizzare l’impresa che avevo compiuto. Volevo credere che fosse stato un colpo di fortuna. Perchè, nella mia testa, non meritavo tutto questo. Impossibile che una cosa così grande e bella potesse essere successa a me.

Di conseguenza sentivo che non avrei saputo sostenere quel “successo” neanche per un’altra semplice competizione.

Mi sono reso conto, in quei momenti, che arrivare al successo è la prima, piccola, parte del gioco. La parte ancora più complessa è mantenerlo.

Quando ho realizzato questa cosa ho iniziato ad avere ancora più paura.

Mi sentivo piccolo. E allo stesso tempo grande.

Capivo che forse avevo realizzato qualcosa di importante, ma che allo stesso tempo era solo l’inizio.

D’altronde, avevo vinto “solo” i mondiali Juniores (16-17 anni), mica Seniores (quelli dei grandi)!

Non ho mai smesso di ambire a qualcosa di più grande.
Mi sentivo piccolo, mai “arrivato”. Quasi denigravo la vittoria, perchè tanto “in confronto ai mondiali seniores, non era importante”.

Quindi in risposta: la vittoria del mondiale mi ha dato una felicità mai provato prima. Contemporaneamente, ho anche avuto paura di poter perdere quel poco che avevo guadagnato, ma mai di non ambire a nulla.

Per questi motivi la vittoria al mondiale ha significato una grande crescita per me.

Dopo quel periodo ho imparato ad accettare ciò che avevo fatto, guardandolo con orgoglio ma con l’umiltà necessaria ad andare avanti.

Ho imparato a celebrare i piccoli successi come sprono per ambire sempre a qualcosa di più grande.

Credo che il non sentirmi mai arrivato sia il fattore che mi ha permesso di impegnarmi sempre senza mai perdere la passione. Nel Karate come in ambito professionale”.

Una persona che vince un campionato del mondo, qualunque esso sia, potrebbe palesare un livello di confidenza in pubblico ben al di sopra della media. Eppure le relazioni umane, belle e complesse, implicano sfide che vanno al di là del confronto fisico tipico dello sport. In cosa pensi di dove evolvere come persona, specie in merito alle relazioni e al network?

“Mi ricollego alla risposta precedente. Nonostante abbia vinto un mondiale, sono sempre rimasto coi piedi per terra nello sport.

Nel lavoro, nonostante mi stia togliendo qualche piccola soddisfazione, pure. Non sento quindi il bisogno di palesarlo in pubblico.

Sento di essere sicuro di me solo a tratti. Penso che questo mio sentimento mi limiti un po’, perchè tendo a buttare giù ogni mio minimo successo (come successo nello sport).

Se dico o faccio qualcosa lo faccio per me, non faccio a gara con gli altri per farmi notare. Sui social come in un gruppo di persone. Lo vedo in particolare agli aperitivi di networking.

Mi piace molto comportarmi come una “spugna”, ascoltando e imparando da ciò che condividono gli altri.

Sento che dovrei però imparare a valorizzarmi un po’ di più.
Purtroppo nelle relazioni, che siano personali o di lavoro, la percezione conta.

Per questo voglio “allenarmi” a farmi valere. Vorrei evolvere in questo senso, imparando a fare del sano network in cui non comportarmi in modo passivo ma proattivo.

Voglio migliorare inoltre, nel saper mandare avanti conversazioni di diverso livello e con persone molto diverse tra loro con la consapevolezza di non risultare mai banale ma anzi, sempre interessante!”.

Arrivi a noi anche e soprattutto grazie all’amicizia con Cristiano Boschetti, ex Studente della scuola e tuo collaboratore nella vita da freelance. Cosa vi lega da così tanto tempo e cosa ti ha spinto in particolare ad abbracciare la carriera da libero professionista?

“Ho cominciato la carriera da libero professionista praticamente per caso. Il mio sogno è sempre stato diventare un atleta professionista di karate, a cui ho dedicato tutta la mia vita fino ai 18 anni.

Io e Cristiano ci conosciamo da 8 anni. Eravamo nella stessa classe al corso di “Telecomunicazioni e Informatica” alle superiori.

Abbiamo iniziato a legare maggiormente circa dal 4 anno. Quando il mio unico pensiero nella vita era il karate, vedevo lui che faceva “cose strane” su internet ed i social. Mi ha raccontato che aveva iniziato a fare con del piccolo budget affiliate marketing (che ovviamente non sapevo manco cosa fosse).

Parlandomene mi ha fatto capire che poteva esserci qualcos’altro oltre allo sport. Qualcosa che avrebbe potuto appassionarmi e avrebbe potuto aprirmi una strada alternativa nel caso in cui non fossi riuscito a far diventare del karate una professione (spoiler: ho scoperto che fosse molto più di un'”alternativa”).

Fino a quel momento, vivendo di karate, ero convinto che dopo le superiori avrei fatto Scienze Motorie.

Ma man mano che scoprivo cose, ho iniziato ad appassionarmi sempre di più al mondo “del business e dei soldi online” pensando di poter diventare ricco con poco (spoiler 2: non c’è bisogno che vada avanti con lo spoiler).

Abbiamo iniziato (io e Cristiano) a unire i nostri (pochi) soldini per fare campagne Facebook e provare a vendere in Affiliate Marketing prodotti dalla qualità discutibile.

Spendevo i soldi dei regali dei nonni, che piano piano svanivano, e capivo che dovevo (ma in primis VOLEVO) studiare di più per capire come dare una svolta a quello che stavo facendo.

Ho iniziato così a valutare (insieme a Cristiano che mi ha “traviato”) un percorso universitario in economia, perchè pensavo avrebbe avuto a che fare col marketing e “con quelle cose fighe”.

Poi ho capito che quel percorso non mi avrebbe insegnato nulla delle cose che stavo scoprendo, quindi Cristiano (che passava molto più tempo online di me perchè il mio focus principale era ancora lo sport) mi ha fatto capire che dovevamo studiare Digital Marketing in qualche altro modo.

Allo stesso tempo, Cristiano aveva avviato un progettino su Instagram: una pagina che condivideva piccole nozioni di digital marketing.

Vedevo che passava le ore durante lezione a scrivere post e fare storie, quindi ho iniziato a seguire la pagina.
Senza competenze, ogni tanto gli davo dei consigli grafici per i post, gli proponevo delle idee e migliorie senza che lui me lo chiedesse.

Al mio compleanno, mi regala le credenziali dell’account chiedendomi di gestire insieme la pagina. Iniziamo quindi un percorso lungo più di un anno ad elaborare strategie per far crescere la pagina e creare contenuti sempre migliori (mi venivano tantissime idee e mi occupavo anche della parte grafica). È stato anche uno stimolo per iniziare a leggere libri di marketing.

Ho dato l’anima su quel progetto. Tante ore passate al pc a fare cose che non mi restuivano un euro. È stata la cosa che mi ha fatto capire ancora di più che tutto questo mondo mi appassionava.

Ok, forse cronologicamente il racconto non è lineare, ma è come lo ricordo 🙂 l’importante è il concetto di come siamo arrivati fino a qui.

Vado avanti veloce: Conosciamo Francesco Agostinis e iniziamo a studiare seriamente Facebook Ads. Io nel frattempo mi iscrivo all’accademia di belle arti al corso di web e comunicazione di impresa, dove studio Grafica, Web Design e comunicazione pubblicitaria. Scopriamo TikTok, iniziamo a studiarlo e a pubblicare contenuti di marketing. Troviamo il nostro primo cliente, un ecommerce di cosmetica di Brescia. Studio ancora di più su qualsiasi blog online. Iniziamo a fare campagne e a ottenere risultati sempre migliori.

Era il 2021. Dopo circa 6 mesi dall’inizio di quel progetto, ho iniziato a pubblicare qualche contenuto su LinkedIn e vedevo nuove possibilità di collaborazione: a quel punto ho deciso di partire partita iva nonostante avessi solo 1 cliente, al primo anno di università e neancora 21 anni.

Ho iniziato così, con qualche vicenda e difficoltà in più, ma da una serie di piccole cose che mi hanno portato in modo quasi naturale a dove sono ora. Non mento se dico che, guardandomi indietro, mi sembra sia successo tutto così velocemente e senza che me ne accorgessi.

Negli ultimi 12 mesi, soprattutto grazie alla collaborazione con Loop, ho gestito circa 800k€ in advertising e ho imparato molte cose. Non vedo l’ora di impararne ancora!”.

Siamo al primo ottobre del 2022: parte ufficialmente il Corso a Milano con te protagonista in aula. Cosa ti aspetti dal primo giorno di scuola?

“Mi aspetto di trovarmi in un ambiente stimolante, pieno zeppo di persone con le mie stesse passioni ma con esperienze e visioni diverse.

Penso che riceverò talmente tanti spunti e punti di vista nuovi da tornare a casa con un sano mal di testa e ancora più voglia di studiare.

Mi aspetto di conoscere professionisti e docenti da cui apprendere sia discipline che non sono ancora riuscito ad affrontare nel mio percorso, sia differenti visioni su argomenti di già mia competenza.

Non vedo l’ora di passare sabati pomeriggio e mercoledì sera così!

Ci vediamo a ottobre ragazzi!”.