Gianluca Scibona, Studente del Corso di Marketing Digitale a Roma
Gianluca Scibona è il più senior dei nostri Studenti. Dal primo istante in cui ci ha contattati al telefono abbiamo capito il personaggio: grande sulla carta d’identità, giovanissimo nello spirito.
Gianluca combina un mix explosivo di professionalità e romanità, il che lo rende il collega di corso perfetto in aula. Giusta attenzione, giuste domande, giusta voglia di aggiungere tasselli preziosi al suo già vasto bagaglio di esperienze.
In questa scuola, tra l’altro, tendiamo a vederci lungo. E abbiamo come l’impressione che, con Gianluca, potremmo sviluppare anche qualche progetto collaterale. Diciamo che in aula ci siamo conosciuti, e fuori dall’aula scatterà la vera magia. Intanto vi presentiamo la sua intervista.
Roma e Milano, ma anche Helsinki e North Carolina. Il tuo percorso universitario ha toccato diverse tappe, in Italia e nel mondo. Partiamo dunque proprio dalle tue esperienze accademiche: hai sempre avuto chiaro in testa cosa fare dare grande, o l’hai scoperto strada facendo durante i tuoi anni di studio?
“Che domande difficili, ma siete sicuri che dobbiamo fare questa cosa? (Scherzo)… allora, ripensando ai miei trascorsi da studente direi proprio di no. Questo probabilmente è la cosa più importante da fare, per chi si appresta a decidere il percorso di studi, ed è appunto riflettere su cosa si vuole fare da grande.
Nella mia testa l’idea di fare il manager, stile anni ’80, rappresentava una buona immagine di cosa potesse essere il successo e la riconosciuta professionalità che volevo raggiungere. Poi gli stereotipi crollano, cambiano, la vita impone di fare delle scelte ed i conti con la realtà. Lavorare in una grande azienda, in una realtà complessa rimane comunque un mio punto di riferimento.
Una piccola svolta nel mio percorso professionale se cosi possiamo definirla, è stata la scelta di intraprendere un master sulle nuove tecnologie a Milano. In quel momento, eravamo nel pieno della bolla degli anni 2000, si parlava solo di internet e logicamente per me universitario con una cultura economica, parlare di internet, protocolli di rete, tecnologie trasmissive e convergenza nel business in quel momento era la frontiera da esplorare”.
Ericsson, IBM, SAP. Nel tuo curriculum risaltano nomi di aziende di tutto rispetto. Essendo il più senior tra i nostri Studenti, sei anche la persona che può mettere sul piatto la maggiore esperienza – e da cui quindi tutti noi possiamo imparare. Come è stato lavorare per queste grandi aziende e quali margini di miglioramento vedi per il mondo corporate?
“Questa è sicuramente la domanda che temevo di più, cari miei, visto che impone di guardarmi indietro e cercare di rispondere ad alcune aspettative di chi ci ascolta. Come tutti i casi aticipi, non rappresento forse il profilo più adatto per rispondere a questa domanda, visto la mia breve permanenza in alcune di queste grandi aziende, e per aver fatto un percorso molto a zig zag.
Sicuramente vedo nella grande azienda, nella maggior parte dei casi, la migliore scuola per chi entra nel mondo del lavoro. Nella grande azienda, vuoi per la disponibilità dei budget e delle risorse messe in campo nei suoi processi, alcune cose sono fatte in maniera più strutturata, qui si possono apprendere molte cose a livello organizzativo e anche dei rapporti di forza che attraversano all’interno le aziende, e di tutti gli altri processi che nella piccola non sono presenti o sono portati avanti sulla necessità del momento. D’altra parte ironicamente, l’agilità che è pane quotidiano nella piccola azienda, ora viene sempre più vista come un modello a cui inspirarsi anche nella grande azienda.
I margini che vedo sono comunque ampissimi nella piccola azienda, dove tanto c’è da fare anche per aggiornare competenze soprattutto del management, scombussolato dalle ultime innovazioni tecnologiche. Molto però, c’è anche da fare nella grande azienda, dove alcune cose si muovono ancora alla velocità del treno a vapore e dove il rimescolamento delle carte farebbe molto bene, sia per riattivare competenze sopite che per arginare poteri ormai vecchi.
Aggiungo una nota a quanto sopra che reputo importante. Non suggerirei comunque a nessun giovane di scegliere in base alla dimensione ma sicuramente di fare più riferimento alla capacità del capo che sarà referente dell’attività e dal quale il giovane può imparare. Meglio un capo buono a prescindere”.
‘Amichevole, professionale, orientato agli obiettivi’. Le raccomandazioni positive di ex colleghi, clienti e partner parlano chiaro su LinkedIn. Arriviamo allora a capire come hai declinato queste competenze nella tua attuale posizione lavorativa. Di cosa ti occupi nel dettaglio presso All In Team e qual è la marcia in più che distingue Gianluca Scibona dagli altri account manager dell’industria?
“Attualmente in All in Team metto a disposizione le mie competenze, (ma a me verrebbe da dire più attitudine e predisposizioni) per migliorare il processo di reclutamento di nuovi consulenti e la monetizzazione dei nostri servizi. Per questo secondo aspetto cercherò di occuparmi sempre più di marketing, di gestione clienti e di sviluppo di nuovi contatti.
È naturale che in una piccola azienda si venga chiamati a svolgere più attività, soprattutto quando queste sono molto collegate come in un business di servizio, incentrato sulle persone come quello dove sono attualmente. Per il resto cerco di fare il mio lavoro con il massimo impegno, cercando di dare valore ad ogni mia interazione interna od esterna e praticando alcuni valori di base quali l’onestà, la responsabilità e la ‘positività’ direi”.
Credere nella formazione continua è già di per sé un ideale nobile. Continuare a crederci anche dopo anni e anni di esperienza sul campo – cioè quando molti si sentono arrivati – vale ancora di più. Cosa ti ha spinto tra le braccia della Digital Combat Academy e che ruolo dai al marketing digitale nello sviluppo del tuo percorso di carriera?
“Vi ringrazio del complimento che ridimensiono subito per via della mia giovane età cerebrale, che non corrisponde capirai, a quella anagrafica. Non mi sento arrivato e gli anni di lavoro e di vita, per fortuna o per disgrazia, non sono uguali per tutti. Ognuno segue un percorso assolutamente personale anche se i confronti sono costanti e durissimi.
Sono approdato alla DCA, per colpa/merito vostro, per il buon lavoro fatto a priori del mio contatto che ho voluto premiare e verificare di persona. L’ho fatto per ringiovanire alcuni concetti, affacciandomi ad una formazione fatta da nativi digitali, fuori dai contesti che mi hanno già deluso, e che può aprirmi spero, a nuovi contatti ed esperienze”.