Frank Hysa, il Sogno Americano del Chapter Director di Startup Grind Ancona

Continuo a usare lo strumento dell’intervista come una bella occasione per condividere storie di valore, sì, ma anche per conoscere più approfonditamente persone in gamba.

Non conoscevo la storia personale di Frank Hysa, o almeno non nel dettaglio, e grazie a queste poche domande ho scoperto cose molto interessanti.

Innanzitutto ho scoperto che Frank ha inseguito il suo sogno americano, passando da ragazzo-che-consegna-le-pizze a New York a professionista di stampo internazionale nel settore dell’innovazione.

Ho dunque assaporato con quale tenacia abbia organizzato i primi eventi allo Startup Grind di Ancona, rendendo onore a un brand di eventi che ha un peso enorme nella community del digitale, specie oltreoceano.

Avevo conosciuto Frank in occasione del mio speech al Mashable Social Media Day. Sebbene i nostri scambi si fossero limitati a poche battute, avevo apprezzato da subito la fine intelligenza con cui aveva gestito i botta-e-riposta, sia sul palco che dopo lo speech, a mente libera.

Come accade sempre quando incontro una persona in gamba mi ero ripromesso di tenere Frank vicino, molto vicino, aspettando il momento giusto per ri-entrare in contatto con lui.

Ebbene, dopo essere stato ammaliato dalla sua eccellente prestazione all’ultimo Startup Grind di Ancona, che ha visto Raffaele Gaito come ospite d’onore, mi son convinto che fosse tempo di avanzare la relazione. E non potrei esserne più soddisfatto.

Ci vediamo presto, Frank, sul palco e fuori.

Nel frattempo, per voi la sua storia. 🙂

Partiamo dal tuo corposo percorso accademico. ‘Dalle Marche al Maryland’ sembra il titolo di un film. Eppure descrive il salto, netto, che hai affrontato dall’Università Politecnica delle Marche alla University of Maryland. Che ricordi hai della tua vita universitaria e come sei riuscito a costruirti da subito l’opportunità per formarti oltreoceano?

“Una cosa che molti non sanno è che finiti i miei studi di scuola secondaria superiore ho abbandonato gli studi. L’ho fatto perché mi sono ritrovato a 19 anni ad essere un perito informatico senza la passione per l’informatica. Forse la mia famiglia aveva fatto la scelta giusta per me considerando che sbocchi lavorativi mi avrebbe dato una competenza di programmazione informatica, ma questa è un’altra storia. La mia storia è quella di un ragazzo neo-diplomato che il giorno dopo l’esame di stato fa la valigia e insegue il suo american dream.

Da quel lontano 2007 inizia la mia relazione d’amore con gli USA. Durante i miei 18 mesi negli Stati Uniti ho fatto di tutto: il ‘busboy’, letteralmente colui che sta all’ultima posto della scala gerarchica nei fast-food americani. La mia mansione? Togliere i piatti sporchi quando i clienti se ne erano andati, senza parlare con nessuno in quanto le mie competenze linguistiche erano nulle ai tempi. Poi ho fatto il ‘pizza delivery guy’, portando calde pizze a casa dei clienti durante il freddo inverno di New York City.

Fu in quei duri mesi che capii l’importanza di dover investire sulla mia formazione e crescita professionale. Dopo i primi 12 mesi di lavoretti mi sono iscritto al Bergen Community College nel New Jersey avviando la mia carriera universitaria. Durante gli anni di formazione ho studiato in ben 5 università tra Stati Uniti, Finlandia e Italia. L’ultima presso la quale ho avuto la possibilità di essere come Visitor Researcher era la prestigiosa University of Maryland dove facevo da assistente ai professori nei corsi di imprenditorialità e startup. Lì è iniziato tutto per me”.

Il primo incontro tra Digital Combat Academy e Frank Hysa è avvenuto per caso, come nelle migliori storie. La cornice era quella milanese del Mashable Social Media Day, in cui hai supportato con estrema professionalità gli speaker – sul palco e fuori. Come hai affinato la tua arte oratoria e quando hai capito di provare un certo interesse verso una carriera parallela come presentatore?

“A dire il vero è iniziato tutto per gioco, come la maggior parte delle cose della mia vita. Da maggio del 2017 sono chapter director di Startup Grind Ancona e questo mi ha richiesto di migliorare le mie capacità di public speaking, intervistando decine di imprenditori di successo durante i nostri eventi. Allo stesso modo il mio lavoro di international officer presso The Hive mi richiede molti viaggi in Italia e all’estero nei quali sono spesso chiamato a rilasciare interviste o partecipare a dei panel sui temi che noi seguiamo: imprenditorialità, innovazione, startup.

La mia presenza sul palco del Mashable Social Media Day è stata a fronte della bella relazione professionale e umana nata con Eleonora Rocca, fondatrice dell’evento. È stata sicuramente una buona occasione per conoscere persone brillanti che lavorano sodo nell’industria del digitale in Italia”.

98 paesi, 200 città. Questi sono i numeri incredibili di Startup Grind, community che si pone l’ambizioso obiettivo di educare ed ispirare oltre 1.000.000 di imprenditori in giro per il globo. Entriamo dunque nel dettaglio tuo ruolo di Chapter Director per la sede di Ancona. Che valore dai a questa community e che tipo di eventi vengono organizzati durante l’anno per alimentarla?

“Aver portato una community nata a San Francisco e presente in tutto il mondo nella ‘mie’ Marche è motivo di grande orgoglio per me e per tutto il mio team. Tutto nasce a febbraio 2017 quando abbiamo partecipato con una delegazione di 40 startup marchigiane ad una missione in Silicon Valley organizzata da The Hive e i suoi partners. Durante la missione abbiamo partecipato allo Startup Grind Global Conference, conferenza internazionale che riunisce tutta la community startup a Redwood City in Silicon Valley.

Da lì era subito chiara in noi la volontà di portare tale energia e cultura nel nostro territorio. Detto-fatto. A maggio 2017 dopo mesi di selezione e call con 9 ore di fuso orario siamo riusciti ad essere accettati e a lanciare il primo evento di Startup Grind ad Ancona ospitando Enrico Pandian, fondatore di supermercato24 con più di 110 persone partecipanti. A breve festeggeremo un’anno di attività dove abbiamo avuto: 10 eventi, 18 speakers, 1000+partecipanti.

La missione di Startup Grind Ancona è quella di condividere la cultura imprenditoriale e ridare alla comunità quel senso di appartenenza ad un territorio gravemente colpito dalla crisi economica e dai recenti sismi. Organizziamo mensilmente un evento della durata di 2 ore dove l’imprenditore/investitore/manager invitato come speaker racconta la sua esperienza sia privata che professionale.

Molto importante per me è il fatto che ad oggi abbiamo ospitato solo imprenditori da fuori regione e a volte anche fuori dai confini nazionali, questo per dare un messaggio chiaro alla nostra community: non siamo una regione chiusa, non dobbiamo esserlo. Dobbiamo essere aperti al mondo e imparare dai migliori. Tra le startup che abbiamo accolto abbiamo: N26, Houzz, Emozione3, Supermercato24 per citarne alcune”.

Proprio di recente hai pubblicato una stimolante nota su LinkedIn riguardante il ruolo delle critiche sul posto di lavoro. Idealmente hai messo a confronto condanna ed empatia, punizione e ascolto. Qual era l’assunto generale della tua riflessione e, nel dettaglio, quali consigli ti senti di lasciare a un capo moderno?

“Sono un amante della lettura. Leggo principalmente autobiografie di imprenditori (vi consiglio un’attenta analisi della vita di Elon Musk, eccezionale), testi tecnici, storici e adoro le neuroscienze. L’articolo al quale fai riferimento sono delle riflessioni che ho avuto a seguito della lettura di un libro sulla forza di volontà che consiglio di leggere: The Willpower Instinct: How Self-Control Works, Why It Matters, and What You Can Do to Get More of It.

In questo libro si descrive come funziona il nostro cervello e quali aree del cervello si attivano quando viene chiamata in gioco la forza di volontà e come ‘usare’ il nostro cervello per ottenere i risultati aspettati. Nell’articolo porto l’esempio di come anche il corretto utilizzo del linguaggio verbale possa fare la differenza nei risultati che si raggiungono nell’ambiente professionale e interpersonale. Spesso i manager moderni sono oberati dalla operatività e dagli obiettivi da raggiungere dimenticandosi delle basi della comunicazione e gestione dei collaboratori. Il messaggio che volevo far arrivare al lettore era quello di stimolare i manager a comportarsi da leader, non da boss”.

Chiudiamo con una proiezione per il futuro. Coworking, eventistica, formazione. Da qui ai prossimi 5 anni quali pensi che saranno i tuoi campi di azione principali e, soprattutto, in quali Paesi del mondo?

“La famosa domanda da 1 milione di euro. Non ho una risposta certa, ma ho sicuramente uno scenario in mente, o meglio, ne ho diversi. Il mio percorso di vita sia professionale che personale mi ha fatto raggiungere una consapevolezza nel corso degli ultimi 10 anni: non riesco a stare nello stesso posto per più di 2-3 anni, sia in termini lavorativi che geografici. Questo mi fa pensare che entro un anno avrò bisogno, proprio come un drogato di vita, di cambiamento. Radicale”.