Francesco Tripputi, Studente del Corso di Marketing Digitale a Roma
Abbiamo conosciuto Francesco Tripputi poche settimane fa per un caffè a Termini. Grande sorriso, enorme entusiasmo, abbiamo apprezzato la storia di Francesco e la sua determinazione. È la storia di una persona che dal mondo dei PR a quello dei professionisti del digitale – passando per il percorso accademico – ha macinato tanta strada. Ora Francesco merita di fare il salto di qualità. E noi siamo qui per questo.
In questa scuola abbiamo avuto diversi PR tra gli Studenti. Dopotutto, il networking resta il pilastro fondante tanto della vita notturna quanto del marketing digitale, e chiunque attraversi entrambi gli universi trova nelle relazioni un potente alleato. Come sei entrato in questo mondo e che tipo di percorso hai svolto da PR su Roma?
“La mia storia nella nightlife romana è una storia oramai di amore ed odio da quasi 10 anni. Ho iniziato la mia carriera nelle Public Relations circa all’età di 16 anni. La mia prima serata la feci in un locale pomeridiano, l’Alien, dove non riuscivo a mimetizzare la mia rozza aria da borgataro di Centocelle nell’élite liceale della Roma Nord pariolina di Piazza Fiume, ma la mia faccia tosta mi fece acquisire un discreto numero di contatti in breve tempo.
Dopo circa un anno un mio caro amico di liceo, poi divenuto successivamente mio socio, mi propose, tramite un suo contatto nell’organizzazione, di entrare nello staff serale del Piper club, un salto di qualità non indifferente in Via Tagliamento, nel cuore della Roma bene. Fu una stagione estremamente positiva per noi, riuscivamo infatti a trascinare alle nostre serate tra le 50 e le 100 persone ogni sabato sera. A quei tempi i social non erano ancora in uso tra i giovani adolescenti romani, cosi il creare un network, una rete di conoscenze e di clientela fidelizzata era fondamentale per il nostro lavoro… e noi ci riuscivamo alla grande tra omaggi offerti e qualche drink sottobanco!
Da quella prima stagione, molto positiva, ne susseguirono molte altre, con alti e bassi, nelle più svariate location della capitale: Art Cafè, Qube, Spazio900, Room26, Chalet Nel Bosco (ora Factory) ecc… Sono arrivato addirittura, tra la stagione del 2016-2017, ad essere direttore artistico di un locale da circa 2000 metri quadri nella periferia di Roma, zona Casilina: il City Dream, nel quale abbiamo portato anche delle special guest di calibro mondiale nel campo EDM e Hip Hop come Nicky Romero, i DVBBS e Guè Pequeno. Questo lavoro mi ha permesso di migliorare costantemente le mie capacità interpersonali, di acquisire amicizie e conoscenze piacevoli, di superare barriere e limiti personali adolescenziali che mai avrei pensato di poter abbattere”.
Il Corso in Aula della Digital Combat Academy, spesso, integra o prosegue un precedente percorso di formazione. Tra corsi di laurea e master, racconti nel dettaglio. Cosa hai studiato prima di arrivare a noi?
“La mia carriera universitaria inizia tra i banchi della Sapienza di Roma nel corso di laurea di ‘Scienze della comunicazione, tecnologie e culture digitali’, in una facoltà esterna alla bellezza del campus nella città universitaria, tra il quartiere esquilino per la sede succursale e il Coris in Via Salaria 113 della sede centrale.
Tre anni più uno fuori corso di sudore e mille difficoltà, con un voto finale di laurea estremamente basso, non mi hanno comunque fatto demordere, cosi successivamente al mio difficile percorso triennale ottengo tramite concorso INPS una borsa di studio di un anno presso la Link Campus University per un Master di primo livello in Media Entertainment. Discuterò la tesi a breve tra Marzo e Aprile di quest’anno”.
Tutti immaginano sempre che fare uno stage, o svolgere un tirocinio presso un’azienda, sia la soluzione a tutti i mali del mondo. “Entro in azienda e sicuramente imparo qualcosa di pratico”. Tu, invece, hai esplorato il mondo delle imprese, in particolare della cartellonistica tradizionale, e qualcosa è andato storto. Cosa è successo di tragicomico e quale lezione ti sei riportato a casa da quell’esperienza?
“Dopo la mia pessima esperienza di stage posso assolutamente confermare che un tirocinio non è sempre un metodo proficuo per inserirsi nel mondo del lavoro. Tutto è iniziato nel mese di Giugno dello scorso anno: il Master che sto seguendo mi dava la possibilità, tramite la segreteria che si occupa del placement degli studenti, di entrare in un’azienda legata al mio ambito di studi, per uno stage curricolare (quindi non retribuito e con un totale di circa 300 ore minime da accumulare).
Mi viene proposto un colloquio per questa azienda di cartellonistica pubblicitaria, Wayap, un’azienda a conduzione familiare con il padre e la madre che fondarono l’azienda molti anni fa e le figlie che ora sono le nuove direttrici. A fine colloquio gli accordi sono questi: social media manager dell’azienda, con un lavoro costante sulle pagine Instagram e Facebook (dove naturalmente venivano postate solo foto di cartelloni pubblicitari) ed alcuni articoli sulle tecniche del mestiere da postare sul LinkedIn della responsabile.
Nulla di entusiasmante, ma il rimborso spese di 500 euro per 8-9 ore di lavoro giornaliere, non scontati in uno stage curriculare di un percorso universitario, mi inducono ad accettare la proposta. L’inizio è molto lento, il mio lavoro effettivo di creazione post e contenuti dura praticamente neanche due ore scarse giornaliere, nessuno mi affianca per insegnarmi qualcosa di utile o anche solo per darmi mansioni fondamentali per uno stagista come fare le fotocopie o portare i caffè. Non demoralizzandomi, però, dò la colpa probabilmente all’estate che si avvicina ed al lavoro che cala in un periodo quasi di riposo per le aziende.
Cosa più comica di tutte, una delle due responsabili dell’azienda, che si era presa carico precedentemente al mio arrivo, di gestire i profili social, a parte, l’inventiva come accennato in precedenza, di postare su Instagram solo foto storte e sfocate di cartelloni pubblicitari sparsi per il paese, senza hashtag e con la stessa descrizione copia-incollata per 200 post (almeno la geolocalizzazione del cartellone fortunatamente la cambiava), postava quotidianamente, da buona ultra quarantenne che si immette nel mondo digitale, gattini e tazzine di caffè di buongiornissimo a tutti i like della pagina aziendale. Ebbene cosa ancora più comica che, ogni volta che andavo a pulire giornalmente il profilo da queste foto non professionali, il giorno dopo puntualmente ne trovavo almeno altre 3 o 4 nuove, colorate e piene di brillantini.
Beh in conclusione, dopo solo un mese di stage, vedendo che il mio lavoro era a rilento, l’altra responsabile, più autoritaria, mi chiama in ufficio dicendomi che da quel momento per altri cinque mesi il mio compito effettivo sarebbe stato al call center dell’azienda per rispondere alle chiamate dei clienti interessati ad affiggere una pubblicità su cartellone. Beh, credo che potete immaginare la mia risposta”.
Gioielli, gioielli, e ancora gioielli. Questa l’industria da cui vorresti partire per mettere a terra le tue attuali – e soprattutto future – competenze di marketing digitale. Quali opportunità hai individuato in questo settore specifico e che strategia di attacco hai nei confronti delle imprese?
“Da quando ho scoperto il mondo digitale ho sempre voluto mettere in pratica qualcosa di mio, un progetto personale che mi gratificasse e rendesse economicamente autonomo. Cosi la prima attività che ritenevo adatta per raggiungere il mio scopo fu la creazione di un e-commerce. Dovevo solo trovare il prodotto da vendere. Pensavo a qualcosa di non eccessivamente costoso, che non mi creasse troppi problemi nella spedizione e legato in qualche modo al mondo dei giovani e della moda.
Mi vennero cosi in mente i gioielli, in particolare anelli, un accessorio oramai sempre più presente nell’outfit dei giovani consumer. Mi sembrava un’ottima opportunità per iniziare a muovere i primi passi nel mondo del marketing digitale, cosi ho ripreso i contatti con un mio vecchio amico, un orafo molto qualificato, che si sarebbe occupato della produzione e non avendo disponibilità di investimento elevate ho condiviso la mia idea con altri due amici che sono stati sempre sulla mia stessa linea d’onda in pensieri di indipendenza economica e la voglia di creare qualcosa di nuovo.
La nostra strategia si basava su una produzione inizialmente a basso costo di pochi pezzi da distribuire tra le amicizie più seguite sui social, cosi da avere un rientro di immagine e partire successivamente con una campagna advertising per convertire la lead acquisita tramite la visibilità ottenuta. Purtroppo successivamente il nostro amico orafo si è rivelato purtroppo una persona poco affidabile…ora il progetto è al momento in stand by”.
Abbiamo parlato del passato e del presente, ora volgiamo lo sguardo al futuro. Dove ti vedi tra qui a 2 anni e come possiamo aiutarti a supportare questa visione?
“Da qui a 2 anni mi vedo realizzato, con un’indipendenza economica, con un lavoro da me guidato, dove non devo sottostare alle decisioni e alle paranoie di nessuno. Il mio sogno più grande è sempre stato di smentire tutti coloro che dicevano non potessi ottenere nulla dalla vita o che non valessi abbastanza.
Avendo conosciuto Federico e Fabrizio di persona ed avendo visto con i miei occhi la professionalità e la grande conoscenza che va oltre alle semplici frasi scontate di tutti i fantomatici esperti di marketing di oggi, posso dire con certezza che tramite la Digital Combat Academy potrò acquisire quelle competenze, quelle skills fondamentali che mi permetteranno di fare quel salto di qualità , riuscendo a realizzare il mio sogno”.