Elisa Cappai, Entriamo nel Mondo di Copywriting & Scrittura Espressiva
Madre, creativa e professionista. Conosciamo più approfonditamente la professionista della scrittura incontrata grazie alla serendipità del web.
Qui alla Digital Combat Academy ci piace stringere relazioni di vario genere. A volte siamo guidati dalla logica, a volte dall’intuito. Capita dunque che sotto un nostro post sponsorizzato commenti una professionista, Elisa Cappai, che nel tentativo di suggerire il nostro Corso in Aula a una collega ha indirettamente catturato la nostra attenzione.
Le abbiamo gentilmente chiesto l’indirizzo email e persino sentita con piacere al telefono. Abbiamo dunque studiato il suo profilo e posto le domande migliori per conoscere lei e il suo universo di riferimento. Grazie a lei abbiamo infatti ottenuto un interessante insight sul mondo del copywriting moderno.
Elisa non ci ha solo raccontato la sua storia. Ha soprattutto delineato per noi, e la nostra community, quali siano le diverse forme di copywriting applicate al digitale, palesando sfumature che fino ad oggi non avevo ancora mai incontrato. Ci ha infine raccontato delle sue esperienze accademiche, universitarie ed extra-universitarie, che in quanto scuola di formazione ci consentono di ottenere dei preziosi insight sul nostro mercato di riferimento.
Condividiamo con voi la sua storia con la speranza di creare valore per chiunque sia interessato al tema e, soprattutto, incontrare Elisa dal vivo quanto prima.
L’accademia tradizionale sembra evolvere troppo lentamente rispetto al mercato del lavoro. Specie nel campo delle Facoltà umanistiche, il gap tra insegnamento e pratica lavorativa sembra allargarsi ogni anno di più. Tu cosa senti di esserti riportata a casa dall’esperienza alla Sapienza – Università di Roma?
“Sono partita da un paese molto piccolo sulla costa sud-occidentale della Sardegna, di fronte al mare sognavo altri orizzonti. L’Università dentro la mia testa era un’impresa titanica, soprattutto in una città grande come Roma. Quello che ancora mi porto dentro, a distanza di dieci anni dalla mia laurea, è la capacità di lavorare per obiettivi, superando esame dopo esame per raggiungere il traguardo più grande e lavorare ad un progetto personale di tesi con gli strumenti appresi. Mi porto dietro l’esperienza umana di interazione con altre menti, aperte e curiose come la mia. La curiosità di addentrarmi nello studio con una fame di conoscenza insaziabile che mi ha condotto fino al Sud America. Mi porto dietro l’amore per una disciplina, l’antropologia culturale, che mi ha forgiato ad un pensiero olistico, fondamentale nel mio approccio alla vita”.
Il primo contatto col mondo del lavoro è sempre quello più sfidante. Tanto entusiasmo e poca esperienza rendono complesso trovare e aprire una prima porta professionale. Tu che ricordo hai della prima esperienza di lavoro e come ci sei arrivata?
“La prima esperienza di lavoro nel campo del web si è palesata grazie ad un contatto informale all’interno della mia famiglia. Un parente stretto aveva bisogno di un aiuto con per la redazione di alcune riviste on line per una casa di distribuzione editoriale e mi sono proposta con entusiasmo, dal momento che amavo i libri e avevo una buona predisposizione all’uso della tecnologia. Ricordo la spontaneità con cui lavoravo ai contenuti, all’impaginazione, al caricamento sul sito, senza conoscenze approfondite, completamente da autodidatta e con tanta ingenuità. Conclusasi quell’esperienza avevo capito tre cose: che avevo un talento innato per la scrittura, che amavo vedere prendere forma un sito lavorando sui contenuti, che lavorare con il web aveva vantaggi enormi per la mia natura intraprendente, dinamica e in continua evoluzione”.
La passione per il copywriting può indubbiamente prendere mille direzioni diverse. D’altronde, specie sul web, l’amore verso la scrittura e lo storytelling può adattarsi a diverse logiche. In primis quelle dei social media, in secundis quelle della scrittura orientata ai motori di ricerca. Tu in cosa ti sei specializzata – o vorresti specializzarti in futuro?
“Credo che ci sia una precisazione da fare in merito al copywriting. Con questo termine si definisce una professione molto legata all’ambito pubblicitario. Il copy è l’autore del testo e della parole che connotano un annuncio o un comunicato. È l’ideatore creativo di un concetto che grazie a quelle parole crea insight efficaci nel pubblico. Attualmente in Italia per copywriter si intende in generale colui che scrive per il web, in ottica SEO, quando in realtà il termine corretto per questa professione sarebbe web editor, che in realtà è l’attività di cui mi occupo maggiormente. Ma il mio obiettivo è quello di ampliare le occasioni di lavoro più legate al copywriting in senso stretto, scrivendo meno ma ideando e progettando di più. Inoltre vorrei dedicarmi anche all’apprendimento e alla sperimentazione nel campo della grafica, settore che mi affascina molto. Queste vacanze di Natale le ho trascorse facendo un corso per imparare ad usare Adobe Premiere CC e mi sono divertita tantissimo”.
Il tuo profilo LinkedIn riporta un’esperienza lavorativa molto interessante, iniziata addirittura nel maggio del 2014. Ci racconti nel dettaglio cosa sia la Scrittura Espressiva?
“In realtà la mia attività con la Scrittura Espressiva nasce molto prima, nel 2011, quando ero studentessa in un master di Arteterapia. Ricordo che feci il primo corso in un piccolo teatro dei Castelli Romani, con solo tre persone come partecipanti. Chiamo scrittura espressiva una serie di tecniche legate alla scrittura creativa, autobiografica e alla narrazione di sé che ho personalmente sperimentato negli anni. Non si tratta della scrittura espressiva come intesa e codificata dallo psicologo Pennebaker.
Nel mio lavoro propongo esercizi e pratiche attraverso le quali si imparano i metodi migliori per sbloccare la capacità di scrittura spontanea, per raccontare la propria storia, i propri ricordi, le fantasie e molto altro ancora, svincolati dall’attenzione allo stile ma focalizzati sulla portata emotiva dell’esperienza.
Credo che nel mondo della scrittura sempre più contratta dalle regole del digitale ci sia grande bisogno di riporre fiducia e interesse nella forza delle emozioni, nella grande ricchezza delle storie di vita e non solo nelle leggi degli algoritmi dei motori di ricerca”.
La giornata di un freelance ha una caratteristica che spicca su tutte: la flessibilità. Puoi infatti svolgere più attività in contemporanea e segmentare la tua quotidianità sulla base di un’auto-organizzazione che non viene imposta dall’alto, ma organizzata da te stessa. Come ci descriveresti la tua giornata tipo da freelance?
“Per me apprendere l’organizzazione è tuttora un’enorme sfida. Sono una persona profondamente istintiva e mi adatto alle onde del mio umore e del mio livello di produttività, ma sono sulla buona strada. Saper pianificare e gestire il tempo è un’ancora di salvezza quando ci si trova a lavorare per molti clienti diversi e, come nel mio caso, ad essere madre di una bimba molto intraprendente.
Dopo una separazione improvvisa la mia scelta professionale è stata la risposta concreta ad un’esigenza di sopravvivenza, essere padrona del mio tempo di madre, creativa e professionista.
Attualmente la mia giornata lavorativa inizia alle 9 e termina alle 15. A volte mi ritrovo a lavorare la sera, per esempio quando Agata va a dormire. Ho sempre amato la notte e paradossalmente, se ho avuto una giornata non troppo turbolenta, riesco a rendere meglio nel silenzio delle ore in cui tutto intorno a me si placa e io resto da sola con il pc e la mia ispirazione. Quando i ritmi di lavoro aumentano propongo ad Agata di sedersi accanto a me, per fare qualche attività creativa, e nel frattempo porto avanti i miei progetti. Ma non lascio che accada spesso. Preferisco che il tempo che trascorriamo insieme sia tutto nostro”.
Qui alla Digital Combat Academy svolgiamo formazione in Marketing Digitale. Abbiamo l’ambizione di trattare tutte le discipline principali del settore in una finestra temporale di 3 mesi. Utilizziamo allora quest’intervista come piccola indagine di mercato, ponendo a una professionista come te una domanda semplice e genuina: tu cosa ti aspetti dal corso di formazione ideale?
“Ho seguito un corso di formazione regionale in Digital Marketing e purtroppo ho riscontrato diverse lacune. Per cui a questa domanda mi sento di poter rispondere sulla base di quanto ho sperimentato. Il corso di formazione ideale per me prevede diverse docenze, ognuna delle quali specializzata in un preciso ambito. Diffiderei da una sola docenza in ‘tuttologia’, perché è quello che è capitato a me, ho avuto solo nozioni troppo basilari per potermi sentire sicura di aver ottenuto un sostanziale miglioramento nelle mie competenze.
Inoltre credo che sia fondamentale creare gruppi di lavoro in itinere per lavorare su progetti specifici, per creare la base di un portfolio lavori e comprendere quali sono i campi in cui si è maggiormente stimolati e quelli in cui si ha più talento. Non disdegnerei neanche un approccio accademico, con valutazioni intermedie e bibliografie di approfondimento (su diverso materiale multimediale).
Mi aspetterei anche sviluppo di buone idee per fare networking, una skill che sento di fondamentale importanza per supportare la crescita di un talento professionale, con suggerimenti su eventi da frequentare, conferenze e occasioni di sperimentazione in prima persona, come tirocini.
Se a fine corso fosse previsto uno stage sarebbe ancora meglio, è una delle poche cose che valuto positivamente del percorso che avevo intrapreso io, da quell’opportunità ho imparato tanto, quelle competenze sono state l’humus per il fiorire della mia professione”.