Daniele Mancuso, marketer pronto a consolidare competenze soft & hard

Studente di Scienze della Comunicazione, ha acquisito una prima esperienza professionale nella comunicazione di un settore molto particolare: l’agricoltura

Nell’inviare la propria Video-Candidatura, ogni Studente riesce sempre a far emergere alcuni tratti peculiari della propria storia, tratti che lo caratterizzano e lo rendono speciale. Daniele Mancuso ha vissuto da protagonista un’esperienza molto particolare, ovvero l’avvio della digitalizzazione di una ditta agricola.

Il settore dell’agricoltura è pieno di opportunità, specie in Italia, e offre spunti per fare comunicazione e marketing a tutti i livelli. Dalla valorizzazione del territorio alla vendita diretta, il materiale per lavorare c’è: bisogna saperlo organizzare. La grande sfida del settore è il basso livello di alfabetizzazione digitale di coloro che sono a capo di queste ditte, la cui scarsa comprensione del web rende complessa l’articolazione di un piano di marketing condiviso ed efficace. Ma il protagonista di questa intervista non si è mai fatto spaventare da questa difficoltà.

Con Daniele ho avuto anche un contatto telefonico che mi aveva già permesso di inquadrare bene il personaggio. Studio, lavoro, tanta voglia di fare, poca voglia di perdere tempo appresso a un corso di formazione che non fosse in grado di soddisfare le sue esigenze. Sarà compito mio, e degli altri Docenti, dare a Daniele quello che gli serve.

Una specializzazione in social media, un inquadramento di tutte le altre discipline che possono comporre la sua professionalità e, soprattutto, un contesto amichevole e ospitale in cui fare network e imparare divertendosi.

Di seguito l’intervista.

La Facoltà di Scienze della Comunicazione vive di leggende, che spesso la mettono su un piedistallo senza apparenti motivi, e altre volte la condannano immeritatamente. Rispetto alla tua esperienza presso l’Università degli Studi di Roma Tre, che giudizio complessivo daresti al percorso accademico?

“Partirei dal presupposto che, secondo me, il ruolo dell’università sia stato frainteso. Ci consigliano di frequentare facoltà che ti insegnino un lavoro, ma non credo che il compito dell’università sia questo: se fosse così, sarebbe semplicemente un istituto tecnico avanzato! Si va in facoltà per acquisire una forma mentis, che poi potrà essere utile per imparare una professione.

Parlando di Scienze della Comunicazione, io credo che possa fornire una buona base culturale per capire e affrontare il mondo globalizzato in cui viviamo. Nonostante sia al primo anno, però, ho già notato come il problema non siano tanto la facoltà in sé, che mi sembra abbastanza buona come offerta formativa, quanto gli studenti che, spesso, l’affrontano in modo superficiale e con l’unico scopo di acquisire un pezzo di carta.

I ragazzi dovrebbero capire che una laurea presa studiando sugli appunti scritti da altri, senza mai aprire libro, o superando gli esami con il minimo sforzo sperando che il professore quel giorno sia di buon umore, è poco utile. Ho conosciuto comunque anche chi ha affrontato questo corso con serietà e determinazione, e oggi ricopre un’ottima posiziona lavorativa. In sostanza, credo che il buon esito di un corso di laurea o percorso professionale dipenda da quanta serietà e passione ci mettiamo nell’affrontarlo, qualunque esso sia”.

Dal sito web ai canali social, gestisci la comunicazione digitale di un’azienda agricola. Come sei arrivato a quest’opportunità e quali sfide ti ha presentato?

“Mi è stato proposto un tirocinio formativo tramite centro dell’impiego di Pomezia. Questa ditta agricola, nata circa tre anni fa, aveva un livello di digitalizzazione pari a zero, non avendo nemmeno un account Facebook. Avendo parlato della mia passione per i social network, mi è stato proposto di dare una vita digitale a questa fattoria sociale.

Ecco allora che ho creato la pagina Facebook, Instagram, Twitter, e il sito web. Devo dire che ho ottenuto un risultato discreto fino ad oggi, anche se c’è moltissimo da migliorare. La sfida da affrontare? Far capire come anche l’agricoltura, settore sulla carta lontano anni luce dalle tecnologie, oggi non possa prescindere dal digitale se vuole sopravvivere”.

Quello del marketing digitale è un mondo sconfinato. Ci sono discipline più verticali e operative, e altre più orizzontali e strategiche. Ad oggi quali sono le materie che stuzzicano maggiormente il tuo appetito professionale?

“Sono un grande appassionato di social media, e mi piacerebbe molto specializzarmi in questo. I social network sono la principale vetrina attraverso cui una persona, un’azienda o un brand può farsi conoscere al mondo, qualsiasi cosa faccia. Tuttavia mi piacerebbe anche approfondire le tecniche SEO, poiché anche Google è imprescindibile per essere presenti online”.

Nella tua Video-Candidatura c’è un elemento particolare che emerge quando parli della scuola. Parli infatti della possibilità di “crescere a livello professionale ma anche umano”. Quanto reputi importanti le cosiddette ‘soft skills’, ovvero le competenze umanistiche, nell’attuale mercato del lavoro?

“Si dice che le ‘hard skills’, cioè le competenze tecniche, siano fondamentali per avere successo a livello professionale. Sebbene contino molto, le ‘soft skills’, oltre a non essere da meno, forse sono ancora più importanti. Pensa, per esempio, a un bravissimo ingegnere informatico, che però ha un pessimo carattere, uno che discute sempre con i colleghi, arrogante e poco collaborativo: quanto durerebbe in un team? Io credo poco!

Saper comunicare è fondamentale, e credo, purtroppo, che in Italia ancora nessuno l’abbia capito. D’altronde basta vedere il livello pietoso di comunicazione a cui siamo abituati ogni giorno ascoltando i politici: inutile ricordare certe frasi infelici da alte cariche, come gli ‘sfigati’ che si laureano dopo i 28 anni, o i giovani definiti ‘bamboccioni’ o ‘choosy’. C’è bisogno di rieducare la gente a una buona comunicazione, ma bisogna partire dalla politica!”.