Chiara Ferracci, Studentessa della Digital Combat Academy a Roma

Professionista della comunicazione, viaggiatrice da prima che parlasse, fotografa che dall’obiettivo fotografico cerca “punti di vista nuovi”, lei è Chiara, nuova Studentessa del nostro Corso a Roma in partenza per il 10 aprile 2021 negli spazi di Office Jam, in zona Tiburtina.

Ecco il frutto della conversazione avuta con lei.

La prima domanda per i nuovi Studenti riguarda spesso la loro formazione. Tu sei un’ex studentessa di comunicazione e marketing. Ti andrebbe di raccontarci in pillole la tua storia accademica?  

“Certamente!

Subito dopo essermi diplomata, affascinata dal mondo del giornalismo e, incoraggiata dalla mia passione per la scrittura, mi sono iscritta a Scienze della Comunicazione presso Roma Tre.

È stato un percorso significativo, soprattutto dal punto di vista relazionale; nonostante l’approccio piuttosto teorico e le materie un po’ troppo incentrate sulla filosofia, per chi come me smaniava dalla voglia di apprendere competenze maggiormente concernenti la comunicazione, mi ha aperto nuovi mondi e offerto spunti interessanti per lavorare nei progetti degli anni successivi.

Finita la triennale, decisi di trasferirmi qualche mese a Londra, per migliorare l’inglese e decidere cosa fare nel futuro. Era ormai esplosa la “moda” dei social, il mondo della comunicazione stava velocemente cambiando, mi ero appassionata al marketing e decisi, così, di specializzarmi nella prima Università di Roma.

Il nuovo percorso fu, dal punto di vista pratico, molto più calibrato e maggiormente incentrato su project work e lavori di gruppo, ma per me ancora troppo poco, così da convincermi a cercare un lavoro che mi permettesse di mettere in campo le competenze teoriche. Da quel momento in poi ho iniziato a frequentare i corsi e, contestualmente, a lavorare, consentendomi, ora, di vantare esperienze molto eterogenee tra loro che vanno dallo stage presso RDS, al Servizio Civile presso Biblioteche di Roma, al Fundraising di Terre des Hommes… passando per la vendita diretta in uno dei mercati biologici più importanti di Roma. Ognuna di queste esperienze mi ha concesso competenze e spunti fondamentali per arricchire il mio profilo professionale e poter conoscere meglio i miei limiti e le mie qualità.”

La fotografia ed i viaggi rientrano tra le tue passioni. Che ruolo hanno nella tua vita e qual è, ad esempio, il viaggio che ti ha segnato di più in passato?

“Si può dire che viaggio da quando sono nata, nei primi voli neanche parlavo. Provengo da una famiglia molto affascinata dalla multiculturalità, che vede i viaggi come la più alta forma di arricchimento e che mi ha trasmesso, probabilmente più di quanto immaginasse, questa passione. Mi definisco una persona abbastanza curiosa ed i viaggi, come la fotografia, non sono altro che un’espressione di questo. Dall’obiettivo fotografico cerco punti di vista nuovi: cerco il particolare di una facciata di una cattedrale, l’espressione disinvolta di un artista di strada sulla Rambla o la forma della nuvola sopra il mare. Il viaggio è una grandissima fonte di ispirazione per me, mi affascina scoprire abitudini e tradizioni diverse dalle mie; vivrei perennemente in viaggio!

Passo dal sognare le strade della California all’aurora boreale in una manciata di secondi e, fotografare ciò che vedo durante i miei viaggi, è come se immortalasse anche le emozioni di quel momento.

Il viaggio che mi ha maggiormente segnato, senza dubbio, è stato quello in Marocco. Quindici giorni di avventura on the road, in cui solo le mete erano scritte e che sono state cambiate e ricambiate in corso d’opera. Il Marocco è stato affascinante e duro, è il viaggio, che mi fa pensare ad una citazione de L’appartamento spagnolo: un giorno quando sarò tornato a Parigi, anche la peggior sfiga si trasformerà in un’avventura straordinaria, in virtù del meccanismo idiota per cui i giorni più tetri di un viaggio, i momenti più sordidi, sono quelli che tendiamo a raccontare con maggior entusiasmo.”

Nel tuo passato lavorativo hai maturato esperienze sul campo dell’intrattenimento prima per RDS e oggi per Magicland. Approfondiamo entrambe le attività lavorative: cosa le unisce e cosa le rende differenti?

“Entrambe intrattengono, divertono ed emozionano, parliamo però di due campi molto diversi tra loro: RDS fa parte di un settore molto affermato; la radio, nonostante l’avvento di nuovi mezzi, resta uno dei media più fruiti; MagicLand appartiene ad un settore molto più di nicchia, quello dei parchi divertimento. In entrambe le aziende ho vissuto e sto vivendo esperienze importanti e stimolanti, ma il ruolo ricoperto è molto diverso.

In un’azienda grande e strutturata come quella di RDS, mi occupavo di interviste ed elaborazione dati. Un ruolo molto ben definito e che, alla lunga, sarebbe potuto diventare noioso, se non ci fossero stati preziosi colleghi e tutor che, invece, sono riusciti a trasmettermi una visione olistica del settore e interessanti aspetti del mondo radiofonico.

Nella attuale azienda, che è una realtà più piccola rispetto alla precedente, invece, ho messo in pratica a 360° le mie competenze; non avendo un ruolo così strettamente definito ho potuto conoscere molte più sfaccettature del marketing, appassionandomi ancora di più a questo mondo. È l’azienda che mi ha avvicinato al marketing digitale e che, coinvolgendomi attivamente nell’elaborazione di campagne social, gestione sito, attività di CRM e di digital customer care mi ha aiutato a capire quale fosse la direzione da intraprendere, portandomi a decidere di specializzarmici.”

Concludo con una domanda sfidante: come digitale e tecnologia possono migliorare l’industria dell’intrattenimento? 

“L’industria dell’intrattenimento è davvero un mondo stimolante, dove, con il contributo di creatività, innovazione e tecnologia si può davvero dare vita a qualcosa di esperienziale ed unico.

Nello specifico, nel campo dei parchi divertimento, con il contributo della tecnologia d’avanguardia si potrebbero rendere le attrazioni sempre più digitalizzate, trasformarle in vere esperienze sensoriali e amplificare la magia, l’adrenalina o l’emozione. Già con i visori VR e la realtà virtuale, molti roller coaster si stanno trasformando in attrazioni davvero avveniristiche in grado di proiettare i fruitori in veri e propri viaggi, facendogli vivere avventure più o meno adrenaliniche.

Nel settore dei theme parks sono molto apprezzate le attrazioni elettrizzanti; in questo senso sfruttare i progressi tecnologici per ideare qualcosa che possa immergere il fruitore in un contesto iper-realistico o in grado di far perdere la cognizione del tempo e dello spazio potrebbe essere una scelta assai vincente. Cosa c’è di più adrenalinico di essere proiettato in un’altra dimensione e trovarsi davanti ad insidie e nemici, mentre si è sulla cima di una montagna russa?

Esistono attrazioni in cui con visori e pistole laser, affronti i nemici e acquisisci punti, con la tecnologia ed il digitale si potrebbe rendere l’esperienza interattiva. Si potrebbero tagliare le distanze e collegare parchi di divertimento lontani tra loro, in cui si si potrebbe sfidare – con un linguaggio universale, quello del gioco – concorrenti francesi, americani, cinesi.. che stanno vivendo la tua stessa esperienza ma su un’attrazione, magari, dall’altra parte del mondo.

In generale la tecnologia e il digitale rendono un’esperienza sempre più reale e interattiva e nel campo dell’intrattenimento, nei parchi a tema come nei musei, potrebbero essere innovazione e forza allo stato puro.”

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