Andrea Albanese, LinkedIn Specialist e Conference Manager di SMMDayIT

Ci piace intervistare professionisti del digitale sul sito di questa scuola perché dal nostro punto di vista chiunque ha una storia da raccontare. Ponendo le giuste domande si stimolano le persone a condividere idee ed esperienze che possono fungere da stimolo positivo per la nostra community.

Eppure ci sono professionisti e professionisti. C’è chi sta muovendo i primi passi nel settore, e chi ha stabilito un solido expertise in questa industria con decenni di esperienza alle spalle. Qualcuno come Andrea Albanese, uno dei nomi più conosciuti nel digitale in Italia.

Abbiamo avuto modo negli anni di apprezzare in prima persona l’operato di Andrea, tanto offline quanto online, addirittura ben prima che questa scuola nascesse. Offline, perché c’è stato modo di partecipare a uno degli eventi di SMMDayIT sul territorio di Milano. Online, perché chiunque utilizzi in modo attivo LinkedIn viene prima o poi intercettato dai suoi contenuti.

Di particolare interesse per chiunque voglia imparare a fare contenuti online è la video strategy ideata e implementata da Andrea proprio su LinkedIn. A suo dire, fare video per alimentare il proprio brand personale è un ottimo escamotage per sperimentare tecniche di comunicazione online che poi, una volta affinate, possono essere suggerite ai suoi stessi clienti.

Ci sono tanti modi per entrare in contatto con Andrea. Il primo è partecipare al suo corso verticale LinkedIn for Business, che evolve ogni anno per stare al passo con la piattaforma. Il secondo è partecipare a uno degli eventi di SMMDayIT, così da entrare nel network di Andrea e avere modo di stringersi la mano di personae, che nonostante i tempi digitali ha sempre un ruolo importante.

Per voi, l’intervista di Andrea.

Contenuti brevi, montaggio serrato, caption chiare. Da diverso tempo tempo il tuo volto spicca nel feed di LinkedIn grazie a una video strategy lineare ed efficace, che promuove te stesso e i temi per te più rilevanti. Cosa ti ha spinto a investire tempo ed energie in questa strategia video, e che consigli ti sentiresti di dare a un collega che vuole seguire le tue orme?

“Già da alcuni anni i video sono uno degli elementi fondamentali per comunicare ma dal 2018 sono diventati davvero uno strumento di marketing formidabile. La spinta per cercare di trovare una quadra sull’utilizzo dei video? Nel mio caso ha motivazioni:

– la prima è stata la necessità di trovare una cavia per sperimentare alcune tecniche, e chi meglio di me stesso? In questo modo ho potuto mettere in pratica su di me (senza dover rendere conto ad altri) l’aspetto teorico della potenzialità dei video, l’effettiva efficacia e la misurazione dei risultati.

– la seconda motivazione è che avevo bisogno di esperienza per poter consigliare altri e fare progetti. Non so se è corretto dal punto di vista del fatturato nell’era social-digitale, ma preferisco sperimentare una cosa prima di proporla ad un cliente.

Dare consigli generici ad un collega è sempre difficile, ma 4 cose penso siano quasi sempre applicabili in una strategia video:

– fare video con una durata minore di 1 minuto aiuta a sviluppare la capacità di sintesi (utile nei video, ma anche nella vita analogica);

– le persone hanno poco tempo da dedicarti, una persona che dona la sua attenzione ad un tuo video per 1 minuto è già una grande conquista;

– fare tanti piccoli video ti permette di affrontare molti argomenti, ed i contenuti sono utilizzabili anche al di fuori di LinkedIn nei funnel di marketing

– sperimentare è l’unico modo per capire pro e contro dei video e delle piattaforme social”.

Di recente Uomini e Donne della Comunicazione ti ha intervistato sul tema del SMMdayIT, dunque proviamo a guardare il tuo evento a tema social e digital da una prospettiva diversa. Mettiamo da parte trend e tematiche, e focalizziamoci sulle persone. Che audience ospiti solitamente in sala e chi, in senso più ampio, rientra idealmente nella tua community?

“Devo dire che la redazione di Uomini e Donne della Comunicazione è sempre eccezionale, hanno una passione ed una professionalità fuori dal comune. Consiglio la lettura, a prescindere dal fatto che mi abbiano fatto un’intervista.

Se penso ai relatori, devo dire che invito le persone che vorrei sentire e con cui vorrei andare a pranzo/cena. Principalmente mi faccio una domanda ‘vorrei pranzare/cenare con quella persona? Di cosa vorrei mi parlasse? Sarei interessato ad ascoltarla per qualche ora in silenzio?’ Se la risposta è SÌ allora capisco che ho davvero piacere ad averla come speaker e che professionalmente ci sono argomenti in comune. Dall’altra parte mi pongo dal punto di ascolto delle persone in sala e mi chiedo se l’argomento è d’interesse e se la persona è in grado di trasmettere il valore della propria esperienza. Ci sono tantissimi grandi professionisti che ne sanno davvero tanto, ma non hanno la capacità di comunicare in pubblico, in questo caso mi accontento di un pranzo/cena/aperitivo.

Le persone che partecipano agli eventi fisici e digitali sono uniformi: interessate al digitale ed ai social, 60% lavorano in azienda, 25% lavorano in agenzia, 15% freelance. Il 10% sono giornalisti. I ruoli sono mediamente manageriali-direzionali-CEO e la maggior parte in area Marketing e Comunicazione digitale e non. Mediamente sono persone con esperienza che lavorano da almeno 4 anni.

Agli studenti universitari riserviamo una live experience nella social media control room, è anche un modo per scoprire nuovi talenti”.

Un altro tuo cavallo di battaglia sono i corsi di LinkedIn for Business, in cui la platea è numericamente ridotta rispetto a un evento e ogni Studente può ricevere il massimo dell’attenzione. Da quanti anni è attivo questo format e come si è evoluto nel tempo?

“Penso di aver fatto il primo corso di ‘Linkedin for Business – strategia ed esercitazioni’ nel 2011. Di edizioni pubbliche del modulo base ne ho fatte almeno 60, mentre di giornate in azienda ho perso il conto.

Ho trovato che 20 persone per classe sono il numero ottimale per creare quella giusta interazione tra docente-studente ed allo stesso tempo tra gli stessi partecipanti: ci si conosce per nome, si procede con la teoria, poi si prende il caffè, qualche esercitazione, poi si passa alla strategia.

Il pranzo rigorosamente con tavolo rotondo è sempre un bel momento conviviale e relazionale, ma il momento che preferisco è l’aperitivo serale alle 18.00 con Spritz Campari: la giornata è finita e tutti vogliono rilassarsi e spesso parlare di progetti, sogni, pensieri di lavoro e non.

Ci sono persone che hanno partecipato 3-4 volte allo stesso corso a distanza di 1 anno o 2, mi dicono che il 50% del corso è sempre uguale, ma l’altra metà è sempre differente.

La differenza penso sia dovuta al fatto che per 3 ore faccio vedere la mia attività giornaliera su LinkedIn, proietto il monitor del mio pc con il videoproiettore e spiego quello che faccio. Penso sia questo uno dei grandi valori del corso. Con il tempo ho poi disegnato dei poster 80×100 che consegno ad ognuno con gli schemi delle attività e di come funziona LinkedIn, prima li disegnavo live a mano alla lavagna.

I casi che affrontiamo sono sempre diversi perché dipende dal tipo di attività che è in corso e dalle news e nuove features LinkedIn del momento. La cosa che mi dispiace è che vorrei essere sempre al top: ho scoperto con il tempo che l’energia che hai non è sempre la stessa, ma un giorno riuscirò a standardizzare anche questo.

Dimenticavo… nel caso qualcuno fosse interessato… qui il link per iscriversi: https://linkedin-for-business.it”.

Chiudiamo con una riflessione più ampia sul ruolo del digitale, con focus sul nostro Paese: l’Italia. Le statistiche ci dicono che abbiamo un tasso di analfabetismo funzionale da primato, dunque sappiamo leggere ma non comprendiamo testi complessi – così offline come online. Giocando col futuro, come pensi si possa ridurre questo gap con gli altri Paesi europei?

“In effetti uno studio OCSE dice che il 28% degli Italiani è capace di leggere, ma non capisce il contenuto. Siamo primi in Europa su questo punto, ma non c’è molto da festeggiare.

Purtroppo non vedo miglioramenti all’orizzonte: tecnicamente i social + smartphone + video stanno disabituando sempre di più ad una lettura approfondita dei fenomeni ed alla critica costruttiva. Penso che le nuove generazioni cresciute a smartphone e digitale, ci riserveranno delle sorprese.

Dal punto di vista sociologico si sta sviluppando il fenomeno dell’analfabetismo emotivo dovuto ad un eccesso di digitale usufruito da soli senza confronto: si cresce mentre ci si relaziona con altre persone e non con lo smartphone, ridendo da soli ad una battuta fatta 2 ore prima su una stories di una persona sconosciuta. 🙂

Vedo regolarmente genitori che per non essere scocciati dai figli danno il loro smartphone per navigare online, vedere video su Youtube, Facebook, Instagram, … sta diventando normale vedere bambini che intorno ad un tavolo non parlano/giocano tra di loro, ma guardano da soli video sugli smartphone. Tik Tok è una delle nuove mode addictive no-sense del momento per i giovanissimi.

Ricordiamoci che gli smartphone sono psicoattivi e di un detto: I social allontanano le persone vicine ed avvicinano le persone lontane. Ma un abbraccio è un’altra cosa”.