Alessio Pepe, Studente della Digital Combat Academy a Roma

Forte di un’esperienza in agenzia a Milano, Alessio è tornato nella Capitale per sviluppare la sua carriera da freelance. Con l’occasione, avremo anche la fortuna di averlo in aula. Sotto la sua storia.

Chi va alla Sapienza porta pazienza, recita il detto. Uno dei più grandi atenei d’Europa, benedizione e condanna di molti studenti universitari. Portaci all’interno del tuo percorso al Coris in particolare. Che cosa ti sei riportato a casa dalla triennale e che giudizio complessivo daresti dell’esperienza accademica?

“L’università mi ha messo alla prova. Mentre i primi due anni sono volati, il terzo è stato per me sofferto. Penso però che ogni sofferenza sia una chiamata alla (re)azione. Nonostante mi piacesse ciò che studiavo, sentivo che i corsi proposti non riflettessero a pieno le esigenze del mercato. Per questo motivo ho poi scelto di non iscrivermi alla magistrale e di considerare solo corsi di formazione e master.

Non sono d’accordo con chi afferma che la laurea sia inutile nel nostro settore perché ogni informazione è presente online. È vero, molte cose pratiche le ho imparate da autodidatta o a lavoro, però è anche vero che l’università mi ha dato una disciplina nello studio e conoscenze molto eterogenee, partendo dalla sociologia e psicologia fino all’economia.

Nonostante le difficoltà affrontate nell’ultimo anno ripenso con piacere a quel periodo, e posso dire di aver avuto la mia rivincita concludendo il percorso…in giacca, cravatta e pigiama. Si, perché mi sono laureato proprio all’inizio della pandemia. Questa è stata la ciliegina sulla torta. Ora ci scherzo molto, ma inizialmente mi sembrava di non aver chiuso il cerchio”.

Si dice che la cosa migliore di Milano sia il treno per Roma. Gag capitoline a parte, fare il grande passo dal Lazio alla Lombardia per molti professionisti del digitale è quasi un passo dovuto. Si tratta dopotutto di conquistare opportunità nella terra del business. Ci racconti come sei arrivato al lavoro in agenzia e quanto pensi di essere cresciuto?

“La mia esperienza a Milano è cominciata con una figuraccia: entrando in una pizzeria ho spensieratamente chiesto un supplì per poi realizzare, dopo un’occhiataccia, che a quanto pare i supplì non sono diffusi oltre Roma.

Fortunatamente, ho trovato lavoro a pochi mesi dalla laurea. Prima di laurearmi avevo aperto un profilo Instagram in cui condividevo ciò che imparavo dai miei studi. Questo mi ha permesso di conoscere altri creators e cominciare la mia carriera nel settore.

Dopo alcune candidature senza risposta su Roma, ho ricevuto, proprio grazie a ciò che condividevo su Instagram, una proposta di lavoro da una web agency di Milano. Non ci ho pensato molto e ho cominciato subito ad organizzare il mio trasferimento.

Non abitavo in centro, ma in periferia. Questo vuol dire che per gran parte del lockdown non potevo muovermi in centro se non per andare in ufficio. In più non vorrei essere banale e polemico, ma il mio balcone affacciava su un grande parco quindi per un bel periodo vedevo solo nebbia. Mai ‘na gioia!

Ma anche questa esperienza la ricordo con tantissimo piacere. Prima di tutto perché in agenzia ho avuto modo di fare molta pratica, di imparare un workflow aziendale e a relazionarmi con i clienti. Ho imparato a gestire carichi di lavoro e le scadenze, oltre a coltivare tutte le mie abilità orizzontali. Ho infatti avuto modo di creare campagne pubblicitarie, strategie social, ma anche di disegnare landing page, scoprendo così la mia passione per la grafica.

Dopo circa un anno e mezzo sono tornato a Roma”.

A un certo punto il famoso treno per Roma ti riporta, rullo di tamburi, nella Capitale. Stavolta indossando una maglietta differente, quella del freelance, il che implica giocare una partita completamente differente. Da dipendente a libero professionista, dall’avere un capo ad autogestirsi. Spiegaci come hai fatto questo passaggio: come vedi evolvere la tua carriera da freelance?

“Si tratta sicuramente di un bel cambiamento, ci ho pensato molto prima di fare questo passo. La sensazione di non essere ancora pronto è sempre costante, ma alla fine chi non è mai dubbioso di sé?!

La sensazione di instabilità è sempre presente, ma lo è anche un pizzico di fiducia. A un freelance che lavora nel digital marketing basta veramente poco per svoltare. Il mercato è alla continua ricerca di professionisti, e questo mi rincuora.

La prima differenza che ho notato è che sono il primo responsabile della mia formazione. In azienda è facile confrontarsi con colleghi sui nuovi progetti che arrivano, mentre un freelance lavora spesso in solitaria. Questo è sia un vantaggio che uno svantaggio. Per questo spero di incontrare alla DCA altri professionisti con cui legare e confrontarmi.

Ho scelto questa strada per un insieme di coincidenze, siccome avevo già qualche cliente e non potevo andare avanti con la ritenuta d’acconto. Ho fatto questa scelta con la consapevolezza che nella vita nulla è per sempre e tutto è in continuo cambiamento. Ho quindi deciso di lasciarmi trasportare dal dinamismo della vita e di vivere questa nuova avventura per mettermi alla prova.

Non sono un freelance per chissà quale rifiuto verso l’azienda e il rapporto di subordinazione che comporta, anzi, sarei ben felice di lavorare in un’azienda in cui il mio capo è anche il mio mentore e i miei colleghi la mia squadra vincente. Sotto sotto spero di poter ancora collaborare con aziende su progetti super interessanti.

Certo, sono solo pochi mesi che vivo da freelance, ma amo poter avere flessibilità in tutto. Durante le giornate di pioggia amo poter rimanere a lavorare da casa e fare gli spuntini quando ho voglia. Così come amo finire di lavorare alle 14 e magari riprendere alle 22.

Questa scelta comporta infatti anche una grande responsabilità verso il proprio lavoro. Non finisce tutto alle 18.

Ora come ora non mi vedo per sempre freelance, un giorno spero di avere una mia azienda. Che questo sia il primo step imprenditoriale?! Non lo so ancora, ma sono aperto a tutto ciò che può capitarmi”.

Siamo al 2 aprile del 2022, parte il nostro percorso in aula a Roma, inizia l’avventura. Ti guardi intorno e vedi tante persone nuove, tra cui Docente e compagni di corso. Con che aspettative ti siedi in classe il primo giorno?

“Mi siedo con la consapevolezza di star investendo in me e nella mia formazione. Voglio imparare tutto ciò che il digitale può offrire. Sono convinto che in questo campo sia fondamentale avere una panoramica completa per fare un ottimo lavoro, e voglio fare della mia trasversalità il mio punto di forza.

So che incontrerò altre persone che condividono la mia passione, ma che hanno vissuto percorsi unici. Sono sicuro che ognuno di noi potrà dare il suo speciale contributo durante le lezioni. Probabilmente ci sarà chi è più esperto e chi meno, ma credo ci sarà un clima molto collaborativo. Non sarebbe male tenere amicizie anche al di fuori dell’aula.

Sarà poi un piacere incontrare i docenti che da anni seguo online e che hanno già contribuito alla mia formazione”.