Rebecca Martello, Studentessa della Digital Combat Academy a Milano

Rebecca Martello è tra i primi Studenti iscritti al nostro nuovo Corso a Milano di marketing digitale in partenza per ottobre 2022. Sotto la sua intervista.

Bros Manifatture è una grande azienda che opera nel settore del lusso tra gioielli, orologi e altro. Come hai conquistato questa opportunità e com’è stato muovere i primi passi in una realtà così articolata?

“Mi sono laureata in piena pandemia: Aprile 2020, un mese dopo il primo (e purtroppo) famoso lockdown.

La situazione non era delle migliori e mi son ritrovata senza un lavoro, un esame o una tesi universitaria da discutere e con un futuro ancora meno certo di quanto si potesse, fino a quel momento, immaginare.
Prima di tutto ciò invece la mia vita era un caos: passavo dai libri per i miei esami universitari, a qualche lavoretto nel settore della comunicazione e qualche sera al pub. Decisi quindi di portare avanti i lavori ai clienti che, nonostante il Covid, avevano comunque bisogno di un piano comunicativo e nel frattempo cercavo di rimanere sempre aggiornata seguendo vari corsi online.

Trovai poi l’annuncio di lavoro per la mia attuale azienda e sono entrata nel team: dapprima come stagista e poi arrivando a gestire tutta la parte e-commerce e la comunicazione di alcuni brand dell’azienda.

Sicuramente il fatto di non essermi mai fermata, né prima né dopo la laurea, mi ha permesso di dimostrare la mia determinazione e voglia di fare questo lavoro.

Passare da uno o più lavori in quasi totale autonomia ad un’azienda così grande e strutturata non è stato facile, anzi i primi periodi mi sentivo proprio un pesce fuor d’acqua:

non sei tu a dettare i tempi e le varie scadenze, è necessario essere una persona reattiva per cogliere ogni singola informazione che ti viene data nei primi periodi, ma soprattutto – e forse questa è la cosa più importante – è necessario essere collaborativi, in grado quindi di lavorare e coordinare il tuo lavoro con quello degli altri per raggiungere obiettivi comuni.

Queste caratteristiche di sicuro non si studiano e non si apprendono dai libri: ci vuole quello “sforzo” in più per poter fare un passaggio, una crescita.

Fortunatamente il mio piccolo, ma significativo passato in un’agenzia di comunicazione mi ha permesso di riattivare le dinamiche e gli strumenti per lavorare nuovamente in un team – sicuramente molto più ampio e differente rispetto alle situazioni precedenti – e di crearmi una posizione lavorativa che poteva essere un sostegno e un valore per l’azienda”.

Di recente l’evoluzione del tuo percorso in azienda ti ha concesso di posizionarti alla guida di alcune risorse. Com’è stato il passaggio da figura operativa a figura manageriale, o meglio: cosa stai imparando dal dover insegnare agli altri come gestire il loro lavoro?

“Non è facile rispondere a questa domanda: dal primo minuto in cui mi sono ritrovata una persona affianco (che dipende da te, dal tuo modo di porti e dalla tua capacità di spiegare nozioni, passaggi operativi che non sempre sono subito comprensibili) mi sono posta la domanda se ne fossi davvero all’altezza.

La cosa fa abbastanza ridere se pensiamo al fatto che per quasi 10 anni ho fatto ripetizioni a quasi tutti i ragazzi del mio paese (uscendo dalle diverse scuole con ottimi voti) e ho partecipato attivamente anche a convegni o meeting importanti sia all’università, sia alle mie prime esperienze lavorative. Eppure, avevo paura.

Dopo un primo mese in cui ho dedicato praticamente più della metà del mio tempo a cercare di essere precisa – quasi impeccabile – per passare ogni singola informazione nel modo corretto, mi sono ritrovata con un’altra risorsa da gestire. Due persone, poco tempo a disposizione – visto che fisicamente ero poco in ufficio – e tanto lavoro. Insomma, c’erano tutte le premesse per scappare via.

Devo anche ammettere che sono un po’ troppo perfezionista e quindi sapere che qualcuno avrebbe potuto commettere un errore e che quell’errore avrebbe potuto impattare anche il mio lavoro – senza contare poi che quando c’è un errore, è necessario anche dedicare del tempo a spiegare e far comprendere dove e perché è stato commesso – non mi faceva essere proprio super tranquilla.

Anche qui però ho cercato di non focalizzarmi solamente su questi aspetti, ma piuttosto ho pensato di utilizzare questo cambiamento aziendale anche e soprattutto come rampa per una crescita personale. Ho deciso quindi di non imporre la perfezione, permettere qualche errore e lasciare loro il tempo di comprenderlo per non ripeterlo più.

Il bello di lavorare in un team è proprio questo: sei a contatto con delle persone (e non dei robot!) e in quanto tali sono imprevedibili.

Difatti, con il tempo, rimasi sorpresa della loro reazione: non erano persone che aspettavano solamente un mio “comando” – prendetela nel senso buono del termine eh! – ma sono risorse che mi hanno aiutata e mi stanno aiutando anche nel mio lavoro non solo a livello operativo, ma anche mentale.

Ritornando alla domanda quindi posso solamente dire che, anche in questo caso, c’è un apprendimento continuo e non unilaterale: io fornisco gli strumenti per permettere loro di comprendere le dinamiche, crescere professionalmente e iniziare a crearsi una professione, mentre loro – di riflesso – danno spunti per “aggiustare il mio tiro”. Ecco se dovessi riassumere il tutto, lo farei così: grazie al loro lavoro e al loro personale modo di gestirlo, posso permettermi di modificare e migliorare il mio”.

Nella giovane storia della scuola abbiamo avuto diversi Studenti che si sono spostati da regione a regione per seguire il corso. Per noi è sempre fonte di orgoglio, dato che implica reale intenzione a partecipare. Parliamo allora della distanza tra Marche e Lombardia: cosa ti motiva ad abbattere la distanza geografica?

“Credo che nella vita nessuno debba mai sentirsi arrivato.

Anche (e aggiungerei soprattutto) in questo periodo della mia vita – in cui la mia attenzione è focalizzata quasi interamente sul mio lavoro – penso che sia giusto non fermarsi, anzi!

In un mondo lavorativo come quello del digitale è necessario essere sempre “sul pezzo” e attenti ad ogni singolo dettaglio e cambiamento. Sento di non avere ancora tutta l’esperienza necessaria per affrontare il carico di lavoro assegnatomi e mi piacerebbe acquisire ulteriori conoscenze e capacità che possano aiutarmi in questa fase.

Inoltre mi piace mettermi sempre “in gioco” ed essere continuamente stimolata da persone attorno a me che possano dare quel “quid” in più per crescere sia professionalmente, sia umanamente parlando.

Ovviamente – in particolar modo nei periodi più intensi – la stanchezza e lo stress si faranno sentire, ma sono altrettanto certa che la voglia di stare in classe e il voler apprendere nuove cose sovrasteranno tutto il resto”.


Siamo al primo ottobre del 2022: parte ufficialmente il Corso a Milano con te protagonista in aula. Cosa ti aspetti dal primo giorno di scuola?

“Mi aspetto di imparare tanto dai docenti quanto dagli alunni: sarà sicuramente un percorso di crescita e confronto con persone che “parlano la mia stessa lingua” e questo non fa altro che far aumentare la mia voglia di iniziare e di essere lì con tutti gli altri”.