Francesco Sordi, Fondatore dell’Istituto del Marketing Scientifico e ‘Padre’ della Disciplina in Italia

LinkedIn è il canale ideale per farsi guidare dalla serendipità dei contenuti nel Feed e conoscere professionisti di valore. Proprio di recente il protagonista di questa intervista ha condiviso con la sua rete di contatti una riflessione brillante sul valore delle ferie. Ha spiegato, in sintesi, quanto sia importante andare in ferie ‘per’ qualcosa (rilassarsi, coltivare gli affetti, esplorare posti nuovi) e non ‘da’ qualcosa (un’azienda insoddisfacente, un capo ingestibile etc).

Una rapida esplorazione del profilo di Francesco Sordi ci ha fatto scoprire un mondo particolare e poco conosciuto, quello del marketing scientifico. Francesco non solo ha fondato l’Istituto del Marketing Scientifico, erogando servizi di formazione e di consulenza, ha anche scritto un libro verticale sulla disciplina che è uscito proprio di recente, a inizio 2019.

Non abbiamo alcun interesse diretto a fargli pubblicità, ma suggeriamo a chiunque di connettersi con Francesco su LinkedIn per avere un assaggio delle sue competenze tecniche e soprattutto umane, con cui alimenta la conversazione in modo sempre stimolante giorno dopo giorno.

Si dice che siamo la somma matematica delle persone che abbiamo intorno. Ebbene, il nostro umile consiglio è di aggiungere a questa somma quello stimolo positivo in più che i contenuti di Francesco Sordi saranno certamente in grado di darvi. Oggi su LinkedIn, domani magari in aula come Docente o in ufficio come consulente.

Per voi, la sua intervista.

L’accademica tradizionale vive una stagione delicata della sua storia. Le facoltà umanistiche in particolare vengono messe in discussione per via del loro potenziale scollamento dal mercato del lavoro. Per un professionista come te, che ha vissuto l’università sia nei panni dello Studente allo IULM che del Docente allo IUSVE, che giudizio complessivo daresti all’attuale sistema universitario?

“Come ben sappiamo, la maggior parte degli studenti della scuola dell’obbligo faranno un lavoro che oggi non esiste. Tutto il sistema scolastico, non solo quello universitario, deve insegnare ad imparare. Credo che oggi le università statali facciamo molta fatica ad adeguarsi ad un contesto sociale ed economico in così rapido cambiamento, soprattutto se facciamo riferimento alla disciplina del marketing o del digital.

Mi ritengo molto fortunato ad essere un docente universitario a contratto in IUSVE. Il crescente successo di questa università è dovuto principalmente alla capacità di associare sapere e saper fare: tutti i docenti sono professionisti del settore, gli studenti si confrontano con aziende e con Lab nei quali si sfidano in team nello sviluppo di progetti per reali committenti.

Quando mi sono laureato avevo l’impressione di sapere tutto e di non saper far nulla. Ecco, questo oggi non ce lo possiamo più permettere”.

La medicina traslazionale porta in reparto i risultati della ricerca di laboratorio, il marketing digitale porta in aula i risultati dell’esperienza in azienda. Ohkaunit, Velo. Portaci nel vivo delle prime tappe del tuo percorso come professionista. Nello specifico di cosa ti sei occupato in queste realtà e come hai visto evolvere il marketing durante questi anni di esperienza sul campo?

“Parlo molto volentieri della mia gavetta. Una volta laureato, la scelta per me naturale sarebbe stata cercare lavoro a Milano, perché ho studiato per diventare strategic planner in agenzia di comunicazione. Ma non era quello che volevo davvero, volevo giocarmi nel mio territorio veneto. Assai difficile!

Ho trovato la possibilità di fare uno stage in una piccola agenzia neo nata (nel 2005 non andava ancora di moda il termine startup). Due soci che volevano creare un mix tra software house e agenzia di comunicazione. Dopo 4 mesi i due soci si sono lasciati, alcuni dipendenti se ne sono andati, siamo rimasti in 3 e io sono stato buttato nel mare del mercato perché non c’erano alternative. Ho fatto un po’ il commerciale, un po’ lo strategic planner, il copy, il PM, quello che serviva. Nel 2010 eravamo in 13 ed io ero il responsabile della Divisione Marketing: una bella soddisfazione!

Il 2011 è stato un anno di svolta. Sentivo che mi mancava un’esperienza in azienda, dall’altra parte della scrivania. Ho accettato la proposta di una media azienda specializzata nella produzione di macchinari e impianti per il beverage e ne sono diventato il Marketing Manager.

Nello stesso anno ho avuto l’occasione di partecipare ad una conferenza in Italia di Kevin Clancy, uno dei due papà del Marketing Scientifico. È stata una folgorazione. Nel 2013 ho aperto la partita iva e ho cominciato a fare il consulente di marketing scientifico”.

Il nostro punto di contatto nasce da un post che hai pubblicato su LinkedIn sull’importanza di concepire le ferie come un escamotage per ricaricare le batterie, e non per fuggire da una realtà lavorativa. In generale, risulti particolarmente attivo sul fronte della pubblicazione di riflessioni su questo canale. Quando hai deciso di condividere riflessioni sul mondo del lavoro e, più generale, che valore dai a LinkedIn nella tua strategia di personal branding?

“Nel 2017 ho aperto una startup innovativa per lanciare Surf the Market, la prima webapp al mondo di marketing scientifico (lancio avvenuto a settembre 2018). Da consulente, ho preferito rivolgermi ad altri consulenti per la strategia di lancio e sviluppo della comunicazione digital della startup.

Mi sono affidato a due professionisti eccezionali e persone speciali: Rudy Bandiera e Riccardo ‘Skande’ Scandellari. Mi hanno detto: ‘Tra quanto dovresti lanciare la webapp? Ecco, allora abbiamo il tempo necessario per costruire il tuo personal brand, che sarà il veicolo di lancio della webapp’.

Non era nelle mie corde, ma mi sono fidato. Da quel maggio 2017 pubblico un post ogni giorno feriale, senza eccezioni. LinkedIn è per me il canale di elezione perché posso interagire con tanti professionisti, colleghi e non.

Nel mio piano content mixo contenuti di marketing scientifico, riflessioni sul mondo del lavoro, aspetti che imparo lavorando coi miei clienti, punti di vista sull’attualità filtrati dalla mia competenza specifica. Tutti i miei lavori di consulenza nascono dal passaparola o dai social, in particolare LinkedIn.

A proposito: il 17 settembre 2018 ho lanciato Surf the Market, la webapp, con un semplice post su LinkedIn. In 6 ore si sono iscritte in piattaforma 52 persone. Avevano ragione Rudy e Skande ;)”.

Una bella riflessione che hai condiviso di recente riguarda il valore dei libri di carta per il marketing digitale. Considerati anacronistici dai più, i libri di carta hanno ancora un’importanza cruciale per imprimere e consolidare concetti nella mente dei professionisti. Parlaci dei due libri che hai scritto allora. Cosa ti ha spinto ad imbarcarti in questa doppia impresa e cosa pensi della cultura cartacea rispetto ai temi del marketing digitale?

“‘Evolvi il tuo Marketing‘, il mio primo libro, del 2013, nasce per essere il manuale di riferimento per il mio corso universitario in Marketing. Ha consolidato i miei studi e i miei primi 8 anni di esperienza lavorativa. È indicato soprattutto per chi lavora in comunicazione e vuole farlo in modo ‘marketing oriented’.

Marketing Scientifico‘ è uscito invece nel gennaio 2019 ed è edito da Flaccovio Editore. Tutto il focus è sul marketing scientifico: i principi, i metodi, le tecniche e il giusto mindset. È il libro che più mi rispecchia perché, spero, racconta ciò che so, ciò che faccio e anche come sono.

Troppo spesso la formazione sul marketing digitale poggia su tecnicismi e per questo è fragile, perché basta un cambiamento o un’innovazione di una piattaforma o di un algoritmo per renderla obsoleta. Troppi ragazzi pensano che basti saper usare il Business Manager per potersi dichiarare SMM. Non è così. In molti parlano (a vanvera) di social media marketing, inbound marketing, marketing automation, influencer marketing … ma sanno poco o nulla di marketing. Dobbiamo tornare a scrivere, ma soprattutto a studiare, in modo serio”.

Evolvi, vivi, vinci. Questo il motto dell’Istituto del Marketing Scientifico fondato più di 3 anni e mezzo fa. Dalla consulenza alla formazione passando al temporary management, l’istituto poggia la propria attività su una metodologia proprietaria. Raccontaci questa realtà dal tuo punto di vista. Cosa ti ha spinto a fondarla e di cosa occupa nel dettaglio per i propri clienti?

“Dopo aver studiato lo studiabile sul marketing scientifico ed aver avuto l’opportunità di metterne in pratica principi e metodi con diversi clienti, ho voluto dare una nuova identità alla mia attività di consulenza e formazione, perché diventasse un punto di riferimento per chi desidera vedere e sperimentare un modo diverso di approcciare il marketing.

Ci occupiamo di affiancare le aziende che hanno domande relativamente al loro business model, al posizionamento strategico di brand, all’assortimento dell’offerta, alla gestione dei canali di relazione etc. Lavoriamo per aiutare imprenditori e manager a prendere decisioni migliori in meno tempo.

Ci immaginiamo infatti il marketing scientifico come il navigatore satellitare delle aziende. Il navigatore aiuta chi guida, soprattutto in contesti difficili e poco noti; identifica dove siamo, chiede dove vogliamo andare, identifica uno o più modi per raggiungere l’obiettivo, ci informa in tempo reale se avvengano cambiamenti che implicano la necessità di ricalcolare il percorso.

Come fa? Raccoglie diversi dati e li processa attraverso algoritmi, per restituire un’interfaccia chiara e indicazioni precise. Funziona attraverso il principio scientifico: sarà un caso?”.