Alessandro Petrich, Conosciamo il Chapter Director di Startup Grind Roma

Grazie a Raffaele Gaito per aver creato la connessione. Senza di lui la Digital Combat Academy non avrebbe conosciuto Alessandro e stretto partnership con Startup Grind Roma.

Negli anni ho imparato ad apprezzare le diverse tipologie di networking. Ci sono gli uffici e le aule, dove si conoscono colleghi e compagni di corso. Ci sono gli eventi di settore, dove si conoscono speaker e partecipanti. Ci sono infine le email, dove una persona crea la connessione tra due professionisti e innesca collaborazioni di lungo termine.

Ebbene, Raffaele Gaito ha creato la connessione tra me e Alessandro Petrich, Chapter Director per Startup Grind Roma. Alessandro si è dimostrato da subito disponibile per due nobili motivi. In primis, ha offerto uno sconto a tutti i nostri Studenti per gli eventi capitolini di Startup Grind. In secundis, si è concesso per questa intervista nonostante il suo tempo, ne sono certo, sia già ricco di molti altri impegni.

Non voglio fare spoiler, ma dell’intervista di Alessandro mi piacciono soprattutto tre cose. Mi piace la narrazione della sua esperienza in Brasile, che sicuramente ha aperto la sua visione del mondo. Mi piace la sua fiducia nei confronti degli imprenditori italiani, che restituisce una visione positiva del futuro. Mi piace, infine, la pragmaticità con cui parla dell’organizzazione degli eventi, dato che per Alessandro un evento non deve essere ‘bello’, bensì ‘utile’.

Ma ora basta spoiler. Ecco a voi Alessandro Petrich.

Partiamo dalle origini, ovvero lì dove il seme dell’imprenditorialità ha germogliato nella tua mente: l’Università. Tra stimoli, competenze e network, cosa senti di esserti riportato a casa dalla tua duplice esperienza presso la LUISS Business School?

“Diciamo che il mondo dell’innovazione mi ha sempre appassionato fin da bambino quando volevo fare l’inventore. Ho appena ritrovato un quaderno di quando avevo 6-7 anni con delle mie creazioni: robot, macchine volanti, oggetti intelligenti e chi più ne ha più ne metta. Magari un giorno varrà milioni quel quadernino.

Il seme dell’imprenditoria invece è germogliato all’università ed in particolare a Rio De Janeiro, durante il mio Exchange Program. Ancora mi ricordo che il professore di Entrepreneurship iniziò il suo corso dicendo: ‘Questo corso sarà come iniettarvi con una siringa un virus, ad alcuni non succederà niente e non si appassioneranno mai al mondo innovazione, altri proveranno un leggero prurito, altri infine impazziranno completamente e vedranno ovunque imprenditoria, idee, modelli di business e possibilità’.

Ecco credo senza dubbio di essere rientrato nella terza categoria. La Luiss poi mi ha permesso di approfondire tutte le nozioni economiche, fare network con tanti amici/colleghi che adesso spesso ritrovo nel mondo del lavoro e mi ha messo sulla strada del Venture Capital permettendomi di entrare in contatto con Italian Angels for Growth, il più grande gruppo italiano di business angels italiani, ossia il mio primo datore di lavoro”.

Una mente dinamica cerca stimoli nuovi, sempre diversi, per contaminare ed espandere la propria visione del mondo. Il tuo profili LinkedIn parla chiaro: il Brasile è stato sulla tua mappa. Cosa hai fatto dall’altra parte dell’Oceano e quanto l’esperienza a Rio de Janeiro ti ha arricchito?

“Il Brasile è stata la mia seconda esperienza all’estero mentre la prima è stata a Lione, in Francia. Ho sempre avuto il pallino del viaggiare, sia per vedere posti nuovi, ma sopratutto per interagire con la gente e confrontarmi con un diverso modo di pensare.

Il Brasile prima di tutto è una scuola di vita. Devi completamente adattarti al loro modo di vivere, imparare una nuova lingua, capire velocemente cosa si può fare e cosa no, dove si può andare e dove no. Superato questi step, è sicuramente il paese più bello del mondo con un popolo che trasmette un’allegria contagiosa e un’ospitalità senza pari.

Come già detto, ho svolto a Rio un semestre universitario e ho iniziato a collaborare con l’incubatore Startup Rio, dove ho avuto modo di conoscere, studiare e supportare 50 startup digitali. Ecco ci terrei a specificare che Rio non è solo samba, caipirinha e mare, anzi, è pieno di imprenditori di talento, ed entrare in contatto con loro è stato una delle cose che mi ha arricchito di più”.

Quello delle startup è un mondo pieno di ambizioni e speranze, in particolare tra i più giovani. Spesso, però, i progetti imprenditoriali non vengono avviati con adeguato pragmatismo. Provando a osservare il tuo mondo con spirito critico, che giudizio all’ecosistema delle startup in Italia?

“Di imprenditori in questi anni ne ho visti centinaia, e devo dire che di talenti ne abbiamo tantissimi. Gente visionaria che ti trascina a parole dentro le proprie idee per fartele vedere nella propria realizzazione. Spesso sentiamo dirci che gli italiani devono concentrarsi sui propri settori di eccellenza, ovvero Food e Fashion, ma non è così. Ok che il digital è uno strumento facile per fare imprese ma non dobbiamo dimenticarci che le università sono piene di tesori, di invenzioni e di inventori dai quali possono nascere prodotti strabilianti. In Italia abbiamo tra i migliori ingegneri del mondo ed è dimostrabile anche dal fatto che molte startup italiane che approdano in US tengono poi il reparto R&D in Italia.

Tornando alla domanda, la mia tesi verteva proprio sugli ecosistemi imprenditoriali come sistemi propulsivi per l’affermazione a standard di mercato delle nuove tecnologie. Questo perché non sempre la miglior tecnologia diventa lo standard, ci sono tante altre variabili che influiscono. Per renderla banale con qualche esempio basti pensare al VHS e il Betamax, dove Betamax era sicuramente una tecnologia migliore ma VHS era appoggiata dal giusto ecosistema, spinto a sua volta dai giusti partner tecnologici. Stessa cosa ha fatto Apple con l’iPod. Di certo non si sono inventati l’Mp3, e sicuramente non sono stati tra i primi ad entrare nel mercato della musica. Pensate però che prima di entrare nel mercato, Apple aveva messo d’accordo tutti i player dell’industry musicale, soprattutto per quanto riguardava il problema della pirateria.

Metteteci poi il design accattivante di Apple ed ecco che moltissimi degli altri player che puntavano a fare innovazione di prodotto in termini di memoria, batteria e design sono sbaragliati fuori dal mercato da chi invece ha fatto innovazione di processo. Ecco in Italia bisogna lavorare per creare un ecosistema florido; è l’unica via possibile dato che ad oggi il Global Ecosystem Report di Compass non annovera nessuna città italiana nemmeno tra le prime 40 al mondo e il che a mio avviso è molto grave”.

Il punto contatto con te è avvenuto grazie a una bella partnership tra Digital Combat Academy e Startup Grind Roma. In quanto Chapter Director della sede capitolina, parlaci nel dettaglio di chi siete e dove volete andare. In cosa vi distinguete dagli altri brand di eventistica e che progetti di lungo termine avete per lo Startup Grind Roma?

“Startup Grind è la più grande community di imprenditori e startup al mondo, presente in più di 300 città disseminate in 115 paesi e supportata da Google for Entrepreneurs. Attraverso eventi, meeting e workshop Startup Grind aiuta ad avvicinare personaggi importanti del mondo delle startup, aspiranti imprenditori e persone interessate al mondo del tecnologia. Noi del team di Startup Grind Rome siamo focalizzati sul generare contenuti di valore per le persone che partecipano ai nostri eventi.

Io, personalmente, non sono soddisfatto quando alla fine degli eventi, durante il networking, sento dire che l’evento è stato bellissimo. Lo sono solo se sento dire che è stato utilissimo. Questo perché saper di essere stati utili anche solo a una persona tra quelle intervenute ci rende orgogliosi di quello che facciamo e ci spinge ad andare avanti nell’organizzare eventi di valore. Lo scopo di Startup Grind è proprio questo: far sì che la nostra community possa apprendere dai migliori.

Un’altra cosa bella è che è una community mondiale, una famiglia dove qualsiasi imprenditore del nostro ecosistema romano, sarà accolto e supportato qualora dovesse interagire con un mercato differente da quello italiano ritrovandosi immediatamente connesso con decine di attori di spessore dell’ecosistema locale”.