Tiziano Tridico, YouTuber sulle criptovalute e Co-Fondatore di Koinsquare

Di recente abbiamo partecipato agli Heroes di Maratea su invito dello stoico Michele Franzese. La manifestazione in Basilicata ha rappresentato un piacevole momento di stimolazione e di networking.

Stimolazione, perché i numerosi speech ascoltati ci hanno fatto tornare a casa con qualche idea in più. Networking, perché la disposizione logistica dell’evento ha fatto sì che tra viaggio, alloggio e momenti di svago fosse molto facile conoscere nuove persone in gamba.

>>> Scopri il nostro Corso a Milano di marketing digitale. Poi torna qui. 🙂

Tra queste, una delle conoscenze più casuali e interessati è stata quella di Tiziano Tridico, incontrato sia sul treno di andata che di ritorno da Roma a Maratea. Tiziano ha maturato una solida esperienza di lavoro in Germania, coltivando anche un’attività di personal branding su YouTube che lo vede protagonista di un canale che tratta le diverse angolazioni del tema ‘criptovalute’.

Il minimo che potessimo fare era, in primis, invitarlo a conoscere la nostra scuola di persona e, in secundis, dargli un megafono digitale per raccontare la sua storia. Per voi, tutta la professionalità di Tiziano.

Il mondo del lavoro avanza e la formazione accademica tradizionale, spesso, sembra non stare al passo. Rispetto alla Facoltà di Ingegneria Informatica tu puoi darci una fotografia più limpida del match tra formazione ricevuta ed effettive necessità del mercato. Che giudizio complessivo daresti della tua esperienza universitaria presso Tor Vergata?

“La mia principale esperienza lavorativa e formativa avviene in Germania dove ho svolto il periodo di occupazione più lungo della mia carriera. Prendendo in considerazione questo contesto, posso dire che il riconoscimento accademico mi ha dato prevalentemente i requisiti necessari ad essere riconosciuto, ma le basi vere sul come operare a livello professionale le ho acquisite durante progetti personali e paralleli all’università.

Solidificati poi sul campo, una volta entrato veramente nel mondo del lavoro. Questo si presenta come un’entità quasi totalmente a parte dal contesto accademico tradizionale. C’è da dire che il ramo informatico e tecnologico propone ambiti in continua evoluzione e la scarsa ‘prestazione’ di una preparazione lenta come quella universitaria è quasi fisiologica, in poche parole le cose che si iniziano a studiare nell’arco di 3-5 anni rischiano di diventare velocemente superate.

Quello che però rimane dal mio percorso fatto a Tor Vergata è una base di conoscenza sull’abc dell’informatica e di nozioni ingegneristiche, che effettivamente mi hanno aperto la testa ed impostato un modo di operare tipico della professione”.

Cinque anni e mezzo sono tanti, specie se investiti per la stessa azienda, e per giunta all’estero. Eppure la tua esperienza Software Engineer presso FIZ Karlsruhe – Leibniz Institute for Information Infrastructure è partita a novembre 2012 e si è conclusa pochi mesi fa, ad aprile 2018. Come sei arrivato a lavorare in Germania e di cosa ti occupavi nel dettaglio?

“Sono arrivato a Karlsruhe al termine di un ‘girovagare’, la mia esperienza precedente è stata a Torino per un’azienda di consulenza informatica dove ho lavorato per 6 mesi. Ho iniziato ad uscire dal guscio appena mi sono laureato, volevo fare esperienza e vedere altri luoghi. Mi spostai in California, tre mesi a Los Angeles con un amico. Il passo è stato semplicemente troppo grande per quel periodo e una serie di discorsi mi ha portato di nuovo in Italia, appunto a Torino.

La Germania perché un mio caro amico e collega prima liceale poi universitario si era appena trasferito e mi fece sapere che l’azienda cercava sviluppatori web con laurea. Visto che già collaboravamo allo sviluppo di un social network nelle ore di ‘buco’, decisi di valutare l’opzione e non precludermi l’occasione.

Per farla breve feci un colloquio (in Inglese visto che il Tedesco non lo parlavo) ed ebbi esito positivo entro le 24 ore successive. Presi macchina e valigie e mi trasferii direttamente da Torino. Negli anni sono poi diventato il responsabile del reparto front end dell’azienda, specializzandomi in sviluppo su HTML, CSS e Javascript”.

Ordine, pulizia, efficienza. Queste sono solo 3 delle parole chiave che nell’immaginario collettivo tendono ad essere associate alla Germania. Tu che ci hai vissuto diversi anni puoi raccontarci più nel dettaglio la distanza tra ‘noi’ e ‘loro’. Cosa ti sei riportato a casa dall’esperienza tedesca di positivo e in cosa, invece, pensi che l’Italia possa avere una marcia in più?

“Questa è davvero una bella domanda, perché reputo che con una finestra temporale di quasi 6 anni sia arrivato a valutarne appieno le sfaccettature che rimangono superficiali con esperienze più ristrette. Di parola ne metto sul tavolo una in più che racchiude un po’ il modo di agire tedesco in ambito aziendale: pianificazione. Il calendario e le sue regole sono qualcosa che va oltre l’aspetto lavorativo, la vita quotidiana è pianificata in appuntamenti che vedono anche la serata al cinema già programmata per il sabato sera.

I Tedeschi sono efficienti perché sanno già cosa devono fare e non impiegano (o sprecano) energie nell’alternativa. Se c’è una gran cosa che mi porto via con me è questa: saper delineare le priorità, dargli il loro peso ed organizzarle di conseguenza. Richiede un lavoro più pesante in fase di avvio, ma rende tutto più facile in corso d’opera.

In questo discorso mi sembra evidente quanto un Italiano possa soffrirne. Noi siamo creativi, impulsivi, anche esuberanti al confronto. Dopo cinque anni posso dire che queste sono qualità che in Germania sono scarse e vengono riconosciute con grandi risultati. Noi sappiamo adattarci ad una situazione improvvisata, loro hanno spesso la tendenza a bloccarsi quando il copione non c’è. Be’ questa è sicuramente una marcia in più”.

Blockchain, criptovalute, ICO, fintech. Nel novembre 2017 hai fondato Koinsquare insieme a Francesco Redaelli. Come hai conosciuto Francesco e di cosa si occupa la vostra realtà nel dettaglio?

“Francesco mi ha contattato in privato, come avviene spesso. Il mio canale YouTube raccoglie parecchia attenzione e calamita la curiosità di tanti, ma lui non voleva qualcosa, mi diede un suo parere ed un suo consiglio. Il discorso è questo, un mezzo di comunicazione video è una comunicazione 1 a molti, dove la divulgazione ha un solo punto di fallimento ed è unilaterale.

Impara solo chi ascolta, sbaglia solo chi parla e se lo fa, diffonde disinformazione. Da qui nasce l’idea di mettere tutti sullo stesso piano, creare un punto dove si potessero scambiare nozioni, informazioni ed opinioni. Creare una community vera e propria, la prima in Italia dedicata unicamente al mondo delle Crypto a 360 gradi”.

Ci siamo conosciuti ad un evento di network, l’Heroes di Maratea, dunque è d’obbligo farti una domanda al riguardo. Che valore dai al networking per lo sviluppo del tuo percorso professionale?

“In realtà questo è un aspetto che ho sottovalutato tanto in passato, mi sono convinto del suo potenziale solo toccando con mano gli effetti che si hanno ampliando la propria rete personale. Come hai accennato, ci siamo conosciuti durante un evento, per puro caso forse, ma il caso avrebbe aiutato poco se fossi rimasto a casa.

Il potenziale che si sprigiona quando si incrociano due individui che hanno dietro una rete di persone che portano sul tavolo pezzettini di esperienza e opportunità è incredibile. Non sai mai come possa tornare utile la conoscenza giusta al momento giusto”.

Se ti chiedessi di immaginare il Tiziano Tridico del 2022, tu cosa vedresti di nuovo, o diverso, rispetto ad oggi?

“Questa è invece la domanda più difficile, dove parlo di quello che non posso sapere. In questo scenario che mi proietta di 4 anni in avanti arriverei alla soglia dei miei 35 anni, età che guardacaso coincide con la scadenza di alcuni miei obiettivi.

Mi sono posto per quel momento di aver raggiunto delle situazioni che sono prevalentemente legate alla mia vita privata. Quindi, probabilmente una stabilità maggiore da un punto di vista di lavoro e famiglia. Considerando che ad oggi mi definisco un ‘digital nomad’, per scelta, mi piacerebbe arrivare alla realizzazione di alcuni progetti che metterebbero solo le basi per un’altra fase, quella magari più sedentaria”.