Beatrice Sola, Studentessa della Digital Combat Academy a Milano

Nell’immaginario collettivo iscriversi all’università è un passo dovuto, e interrompere gli studi rappresenta una lettera scarlatta di cui si resta macchiati a vita.

Qui alla Digital Combat Academy ovviamente abbiamo una visione diversa. 
Punto primo, non è detto che tutti debbano fare l’università. Punto secondo, meglio stoppare un percorso accademico insoddisfacente che procrastinare per il solo obiettivo di portare a casa il pezzo di carta.

Per questo la storia di Beatrice Sola, nostra futura Studentessa del Corso a Milano, non ci giunge nuova. Anche Federico Mazzacani, altro Studente della classe di ottobre, ha seguito lo stesso iter.

Semplicemente, come dice Beatrice, a volte quello appassiona una persona non è nelle aule universitarie. E prenderne consapevolezza significa avvicinarsi di una casella alla propria realizzazione.

Qui l’intervista. 

Ogni edificio di successo riesce ad ergersi molto in alto perché ha delle fondamenta solide. Tu che rapporti hai avuto con i tuoi genitori, e quanto la relazione con loro ti ha reso la persona che sei?

“Credo che la metafora delle fondamenta e dell’edificio descriva perfettamente la relazione fra me e i miei genitori. 

Senza di loro non solo non avrei avuto il supporto necessario a crescere, ma nemmeno un punto di partenza per farlo. 

I miei genitori mi hanno trasmesso e continuano a trasmettermi tantissimo, lasciando però che a partire dal loro esempio io costruisca a modo mio l’edificio che voglio diventare”.

Chi lavora nella comunicazione e nel marketing deve avere un piglio particolare, una certa capacità di relazionarsi. Tu che valore dai al networking e quanto ha impattato sullo sviluppo della tua carriera?

“Mi piace definirmi una ex-timida. 

Sono sempre stata la classica bambina che parla solo quando interpellata, ma ogni volta che questo succedeva, mi impegnavo al massimo perché il mio intervento portasse valore agli altri.

Così è successo che più davo valore, più mi veniva chiesto di intervenire e più, di conseguenza, cresceva la mia fiducia in me stessa.

Ad un certo punto mi sono semplicemente accorta di essere cambiata, e che per nessun motivo al mondo avrei desiderato tornare indietro a quando non mi mettevo mai in gioco.

Il networking per me è questo: mettersi in gioco, mettersi al servizio dell’altro e mostrarsi per come si è e per il valore che si ha da dare.

E secondo me facendo questo è impossibile non crescere a livello personale e a livello lavorativo”.

In un mondo in cui l’università perde sempre più credibilità, resta saldo il valore della formazione come fonte di crescita personale. Tra accademia tradizionale e percorsi alternativi, che ruolo ha avuto la formazione nella tua vita?

“Avendo frequentato il liceo classico, non prendevo nemmeno in considerazione l’idea di non iscrivermi in Università subito dopo la maturità.

Ero decisa, però, ad allontanarmi da quello che avevo fatto durante i cinque anni di superiori, volevo qualcosa di diverso. Così ho sconvolto tutti (davvero, nessuno riusciva a crederci) e mi sono iscritta ad Informatica.

Sapevo che avrei fatto fatica ma la cosa mi preoccupava fino ad un certo punto, ciò che non sapevo ma che avrei capito presto è che purtroppo quello che speravo di trovare all’interno del corso che avevo scelto, lì non c’era.

Non volevo accettarlo, non volevo riconoscere che non ero felice, che stavo passando giornate a studiare cose che non mi appassionavano minimamente, tutto perché avevo una paura folle di essere “quella che ha lasciato l’Università”. 

Poi ho iniziato ad informarmi, e mi sono resa conto che quello che davvero mi appassionava esisteva, semplicemente non era nelle aule universitarie. Ho scoperto che altre persone si erano sentite come me, avevano agito, ed ora erano semplicemente felici perché finalmente stavano investendo il loro tempo e le loro energie nelle loro passioni. 

Ho fatto dei corsi online su tutto quello che stavo rimandando a “dopo la laurea” ed ho deciso che non sarei tornata in Università. 

Detto questo, il percorso universitario mi ha comunque insegnato tanto. Iscrivermi ad Informatica è stato il primo vero passo che abbia mai fatto fuori dalla mia comfort zone, semplicemente non era quello il mio posto”.

Se è vero che siamo la somma matematica delle esperienze che abbiamo vissuto, analizziamo allora quelle principali. Viaggi all’estero, lavori particolari, attività sportive. Quali sono le esperienze principali che dal tuo passato ti porti ancora nel cuore?

“La prima esperienza importante che mi viene in mente è stato un concorso (una versione semplificata di un hackathon) a cui ho partecipato con delle mie compagne di classe alle superiori. 

Ad eccezione di qualche partita di tennis, non avevo mai partecipato seriamente a nessun tipo di competizione prima, e mi sono scoperta stra carica al riguardo. 

Il giorno del concorso sono arrivata con un’idea in mente, l’ho proposta alle mie compagne e l’abbiamo rifinita e realizzata. Abbiamo vinto.  

Quella è stata la prima volta che ho lavorato in squadra, ed è stato il momento in cui ho realizzato che nella mia vita avrei voluto fare qualcosa di nuovo e di diverso.

Inoltre è stato anche il giorno in cui ho deciso di voler fare Informatica, nonostante il mio ruolo nel team non fosse stato affatto scrivere codice per il nostro progetto (con il senno di poi darei più importanza a questo ultimo punto).

Dallo sport invece sto imparando la disciplina e la dedizione. 

Dopo aver lasciato il tennis sono diventata molto pigra, la classica iscritta in palestra che se va bene ci va due volte al mese e che ama dormire fino a tardi. 

Da un anno ormai mi impegno ad andare in palestra tutte le mattine appena apre, ormai è diventata una parte immancabile delle mie giornate. 

Questa nuova abitudine è il mio esempio quotidiano del fatto che ogni cambiamento è sicuramente faticoso, ma assolutamente possibile”.

Chi entra nei mari della Digital Combat Academy ha solitamente una bussola ben indirizzata. In quanto capitano della tua nave, dove ti vedi tra 2-3 anni come persona e professionista?

“Fra 3 anni mi vedo più pronta ad affrontare qualsiasi avversità dovesse presentarsi di fronte a me, più forte e sempre in cambiamento.

Spero di cambiare e crescere mille volte durante la mia vita.

Dal punto di vista lavorativo invece mi vedo ad occuparmi di un progetto che possa definire mio, libera di viaggiare e di gestire il mio tempo per non privarmi di nessuna esperienza”.

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