Andrea Barbieri, dall’Aquila a Roma una storia di tenacia e determinazione
L’immersione nel mondo del lavoro, il sostegno del padre nei momenti ardui, i successi universitari. Storia di uno studente che non ha mai smesso di lottare
Se dovessimo individuare un pattern, cioè un tratto ricorrente, nei racconti degli studenti di Scienze della Comunicazione, quel pattern sarebbe costituito dal verbo “lottare”.
Nell’immaginario collettivo un percorso accademico in Comunicazione o Marketing rappresenta uno scoglio cognitivo neanche lontanamente paragonabile a materie complesse come Ingegneria Aerospaziale o Matematica Finanziaria. Eppure, ogni studente, dopotutto, deve lottare con qualcosa, a prescindere dalla difficoltà del proprio corso di studi. Lotta con la società, con la famiglia, con il lavoro, con se stesso.
La storia di Andrea Barbieri è un mix esplosivo di lotta e successo, di complessità e determinazione. Il modo, poi, con cui Andrea racconta la sua storia, fa sembrare tutto facile e lineare. In realtà, a una più attenta lettura, la sua storia palesa un percorso irto di ostacoli, ma proprio per questo ancora più appassionante.
C’è la delicata esperienza di lavoro nell’Aquila post-terremoto, c’è il supporto del padre nei momenti di maggiore difficoltà, c’è il 110 e lode conquistato nella Facoltà di Comunicazione alla Sapienza – Università di Roma. Di particolare interesse risulta la riflessione di Andrea sulla gestione del tempo, risorsa fondamentale per una vita di successo.
A lui la parola, a voi la lettura.
Il mondo del lavoro avanza, la formazione accademica tradizionale sembra non stare al passo. Rispetto alle Facoltà di Comunicazione & Marketing in Italia, quali aspetti ti senti di condannare e quali di difendere?
“Ho avuto l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro, in veste imprenditoriale, molto giovane. Ritengo fondamentale una preparazione accademica che riesca a stare al passo con i tempi che, ahimè, corrono molto più veloci di quanto si possa immaginare.
Ho scelto di frequentare il corso di laurea in ‘Comunicazione pubblica e d’impresa’ perché ritengo che la comunicazione sia il tessuto connettivo che unisce il mondo della produzione al mercato, ma anche la risorsa indispensabile per parlare all’interno dell’impresa e per dialogare con i tanti interlocutori con cui si interfaccia.
Ritengo che uno dei principali aspetti negativi, riscontrabile nella stragrande maggioranza delle università italiane, sia la mancanza di un sistema che connetta le persone che studiano a percorsi professionalizzati, consentendo un miglioramento del rapporto con il mondo del lavoro.
D’altra parte, sono convinto sia indispensabile una formazione accademica, un percorso di studi che ti avvicini al mondo della comunicazione e del marketing infatti, in un’epoca ormai dominata dall’Information e Communication Technology e da una profonda rivoluzione digitale, comunicare con gli strumenti e le metodologie tradizionali non basta più.
Solo un’accurata formazione in ambito universitario, miscelata ad una passione per queste discipline, può realmente permetterti di stare al passo con la modernità”.
Ipotizziamo che la Digital Combat Academy abbia la giusta visione del mondo, e che un breve percorso di formazione privata possa completare – senza mai sostituire – il percorso universitario. Spiegaci cosa ti piacerebbe ottenere da un ideale corso di formazione.
“Un mio caro amico e co-fondatore della Digital Combat Academy, mi ha invitato a fare visita alla vostra pagina Facebook qualche mese fa. In Italia stanno nascendo molte piccole realtà imprenditoriali, nell’ambito della comunicazione e del marketing, con l’intento di formare le persone che nutrono una passione per queste discipline.
Da un percorso di formazione di questo tipo mi aspetterei innanzitutto un’organizzazione composta da specialisti del settore, persone che escono da un percorso accademico fatto di volontà, dedizione e pazienza e non ciarlatani o autodidatti che improvvisano una conoscenza derivata dal nulla.
La realtà lavorativa è in continuo divenire e molto spesso, la distanza che si viene a creare tra coloro che hanno avuto la possibilità di seguire un cammino universitario e il mondo del lavoro è troppo grande. Dunque ritengo fondamentale che queste neonate organizzazioni, forniscano gli strumenti atti ad accorciare tale divario.
In ultimo e di notevole importanza è la creazione di un ‘ponte’ che si interponga tra coloro che decidono di intraprendere una formazione specialistica in una di queste realtà e le aziende operanti in questi settori”.
Esistono molti studenti che si nascondono dietro il velo del ‘non ho tempo’. Poi arrivano persone, come te, che riescono a completare un percorso di studio in modo lineare e lavorare al contempo. Dove hai trovato la tua motivazione a gestire la complessità?
“Esistono molti studenti che non hanno ancora avuto a che fare con il mondo del lavoro. È li che si nasconde la complessità ed è li che si impara ad apprezzare il tempo che una persona ha a disposizione. Come già detto, ho iniziato a lavorare appena terminata la scuola superiore. Ho avuto un’esperienza lavorativa di ben tre anni a l’Aquila, in una città, allora, devastata dal terremoto. L’obiettivo era quello di partecipare alla ricostruzione. A l’Aquila ho seguito un cammino di studi che mi ha portato a conseguire un diploma come restauratore ligneo e lapideo.
Di ritorno a Roma, mi sono soffermato un momento a ragionare sulle mie scelte e ho capito immediatamente che l’Università avrebbe potuto fornirmi quelle conoscenze di base e strutturate per affrontare con più tenacia la realtà lavorativa.
Devo molto a mio padre, lui ha sempre combattuto affinché proseguissi con i miei studi, è stato il promotore del mio percorso e un costante punto di riferimento nei momenti di difficoltà.
Il lavoro mi ha insegnato a gestire il tempo, tutto sta nella gestione del tempo. Quest’ultimo è una categoria superiore a noi, ma se sfruttato nel giusto modo, può aiutare chiunque a superare qualsiasi complessità.
Ragazzi, l’Università è un mondo meraviglioso, dove si ha la possibilità di costruire rapporti duraturi con persone magnifiche, dove si apprendono ogni giorno nuove conoscenze, non solo derivanti dalle varie discipline presenti nel corso, ma anche dalla condivisione del capitale sociale presente in tutte le strutture e in tutti i corsi di formazione”.
Domanda finale, la più delicata. Ti reputi positivo verso il tuo futuro?
“Mi reputo determinato nei confronti del futuro. Non posso dire di essere positivo, vista la situazione in cui versa il nostro paese e non solo, ma la negatività nuoce gravemente alle persone e per questo credo sia molto importante credere in se stessi e puntare dritti verso i nostri obiettivi. So di certo che proseguirò nel cammino intrapreso, con la giusta volontà e dedizione con le quali ho affrontato questi 3 anni.
Continuerò a coltivare la mia passione per la comunicazione e per il marketing, cercherò di tenermi costantemente aggiornato e perfezionerò, senza ombra di dubbio, le mie conoscenze in questo ambito”.