Nicola Mazzara, da Palermo a Roma il cuore di un grande comunicatore

Nicola Mazzara e Alessandro Li Muli sono i due ragazzi palermitani che hanno invitato noi della Digital Combat Academy a tenere uno speech presso la Facoltà di Comunicazione dell’Unipa di Palermo.

Abbiamo documentato la nostra piacevole trasferta siciliana in questo video su Facebook. Soprattutto, abbiamo gettato i semi di relazioni di valore che – ne eravamo certi – avremmo alimentato anche successivamente in giro per l’Italia.

Nicola e Alessandro sono infatti finiti a studiare alla Sapienza di Roma, e li abbiamo rincontrati per una birra e una chiacchierata tra amici. Grandi progetti, grandi stimoli, grande cuore. Restare in contatto con persone di questo spessore umano è, e resterà sempre, un piacere per lo spirito, oltre che per la mente.

Siamo riusciti a ingaggiare Nicola per il Corso in Aula in partenza ad ottobre. Vi presentiamo la sua storia, in attesa di averlo in Aula. E completare un percorso cominciato circa 2 anni fa, nella magnifica Palermo.

Il tuo primo punto di contatto con noi della Digital Combat Academy nasce a Palermo, casa tua, presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione. Un contesto estremamente umano ma ricco di complessità dal punto di vista della qualità accademica. Come hai vissuto il tuo percorso di Laurea Triennale e cosa hai fatto per ottenere il meglio da quel contesto ambientale, stimolante ma limitante?

Il mio percorso accademico nasce nel 2011 come studente di giurisprudenza, ma dopo anni di materie sostenute controvoglia (Facoltà scelta per non deludere le aspettative dei miei familiari) capisco che era una scelta troppo sofferta che mi avrebbe portato solo frustrazione, quindi l’abbandono.

Nell’anno accademico 2014/2015, finalmente mi iscrivo al corso di laurea triennale in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi di Palermo. Fin da subito ho capito che quella era la mia strada; con entusiasmo e determinazione decido di vivermi l’università (quella che volevo io) al 100%.

I risultati accademici (e umani) non tardano ad arrivare, infatti nel dicembre del 2015 divento rappresentante degli studenti e inizio una costante attività di ‘ammodernamento’ del corso di studi ancorato ad una qualità accademica dei primi anni 2000, fatte alcune doverose eccezioni.

La voglia di cambiare è stata contagiosa infatti si è avviato un serio processo di ‘svecchiamento’ del C.d.L. che ha visto partecipare studenti e docenti con alcuni risultati come: l’apertura della pagina Facebook del corso, incontri con studenti delle scuole superiori palermitani, miglioramenti (se pur embrionali) dei piani di studio sia delle triennali che delle magistrali e altri progetti che ho lasciato in cantiere come una comunicazione broadcast per comunicazioni agli studenti tramite WhatsApp.

Il meglio che ho raccolto da questa esperienza di tre anni è la consapevolezza di aver iniziato un percorso come singolo studente e di averlo concluso con un gruppo di colleghi (alcuni diventati amici) e docenti con cui tutt’ora ho contatti costanti.  Se potessi riassumere la mia esperienza palermitana in una parola è senz’altro relazione”.

Finita la Triennale compi il grande passo: volare verso Roma, e in particolare la Sapienza. Il piacere di fare il salto di qualità ma anche la paura dell’ignoto, dell’esperienza fuori casa. Quali sono le differenze principali che hai riscontrato tra il prima e il dopo, ovvero tra l’Università a Palermo e quella a Roma?

“‘Roma caput mundi’ dicevano i latini e per me così è stato. Le circostanze che mi hanno portato a continuare i miei studi a La Sapienza sono curiose, provo a sintetizzarle in poche righe. Stanco di studiare nozioni vecchie di decenni, tra me e me dico: ‘ora provo il master del sole 24 ore se prendo la borsa di studio faccio quello’. Fortuna ha voluto che non prendessi mai quella borsa di studio.

Ho passato intere giornate con Alessandro Li Muli (uno di quei colleghi che è diventato Amico, la ‘a’ maiuscola non è un caso) a chiacchierare sul da farsi, seguite da una minuziosa analisi dei piani di studio di quasi tutte le università italiane (private e non), fino a quando entrambi non decidiamo di sfidare l’ignoto e iscriverci a La Sapienza.

Mai scelta fu più riuscita, un mondo nuovo: piani di studio aggiornati, docenti che invitano persone del ‘settore’, strutture organizzate e all’altezza del mondo accademico, e tanto altro. Certo la distanza da casa ha pesato, pesa e peserà, ma credo fermamente di essere nel posto giusto nel momento giusto e con le persone giuste”.

Nell’era dell’hyperlinking digitale, le connessioni sono fondamentali tanto online quanto offline. Il network, in particolare, è un concetto estremamente diffuso tra i nostri addetti ai lavori. Che valore dai alle relazioni umane per lo sviluppo della tua vita accademica e professionale e, soprattutto, chi sono i Docenti che più ti stanno rimanendo nel cuore?

“Le connessioni sono la base di tutto. È impossibile pensare al futuro online tralasciando l’offline o viceversa. Online e offline si completano, soprattutto se parliamo di relazioni tra esseri umani. L’importanza delle relazioni che ho imparato a Palermo la sto (ri)vivendo anche qua a Roma dove con alcuni docenti si è instaurato un rapporto mentore/studente che porterò tra i miei ricordi più belli di questa esperienza romana.

Ad oggi il docente che più di tutti mi sta rimanendo nel cuore è senza dubbio Marco Stancati, un uomo che ha fatto della sua passione uno stile di vita, una di quelle poche persone che riesce a catturare la tua attenzione in qualsiasi discorso e in qualsiasi contesto. Se mi chiedessero ‘come lo descriveresti un comunicatore?’, beh la risposta è sicuramente ‘Come il professore Marco Stancati’. Ma non è l’unico ci sono anche altri docenti che mi ricorderò ognuno per motivazioni differenti”.

Social Network Analysis. Te ne abbiamo sentito parlare a Palermo, prima, e a Roma, poi. Immagina di parlare con una persona che si approccia per la prima volta al tema, magari appena uscita dal liceo e pronta ad abbracciare l’Università. Come definiresti questa commistione di materie umanistiche e scientifiche, e che valore pensi possa avere in un contesto aziendale?

“‘Siamo tutti nodi di una grande rete’, così iniziai il mio discorso di tesi alla triennale a Palermo e non posso far altro che riproporre la stessa frase per spiegare la social network analysis (SNA) a chi si approccia per la prima volta a questo mondo.

Ma se è vero che tutti siamo nodi di una rete, quanto conosciamo di questa rete? Ecco la SNA ci aiuta a comprendere e a dare espressione grafica delle relazioni che intercorrono in una rete sociale. Quando parliamo di rete sociale, non dobbiamo però pensare solo ai social network site (Facebook, LinkedIn, ecc…), ma di tutti quei contesti (micro e macro) in cui due persone (ma non solo persone) instaurano relazioni. Come la definisce il mio relatore della tesi triennale sull’argomento Alberto Trobia: ‘La SNA è diventata uno degli strumenti più potenti nella cassetta degli attrezzi dello scienziato sociale’.

Ad oggi che io sappia raramente è utilizzata in contesti aziendali. Questo, sempre secondo me, è un limite per chi non la usa, ma un vantaggio per chi invece ne fa patrimonio spendibile in sede di analisi dell’ambiente in cui opera l’azienda, dato che crea (ma soprattutto espone graficamente) l’ambiente in cui l’azienda opera, con i relativi centri di influenze e nicchie.

E poi detto fra di noi fa pure ‘figo’ presentare uno studio con i diversi layout che l’analisi può prendere. Ti dirò di più, c’è chi di queste analisi di Big Data, ne fa opere d’arte come centro di ricerca HER – Human Ecosystems Relazioni (con sede nel quartiere di San Lorenzo a Roma), che ha creato un polo di Arte e Dati HER: She Loves Data.

Il mix umanistico scientifico in conclusione secondo me non dovrebbe essere sottovalutato anche perché noi comunicatori siamo sempre più dei veri e propri ‘scienziati umani’, ma ci prendiamo il lusso di non indossare un camice”.

Le persone in gamba sanno quali mosse muovere per conseguire i propri obiettivi. Le persone in gamba, soprattutto, hanno degli obiettivi – di medio o lungo termine che siano. I tuoi obiettivi sicuramente non possono essere semplicemente legati alla stesura e alla presentazione della tesi, deve esserci qualcosa di più, qualcosa di collegato al mondo del lavoro. Dove ti vedi in una finestra temporale da qui ai prossimi 10 anni e quali sono i tasselli del domino che vuoi far cadere per arrivarci?

 

“‘Gli obiettivi sono dei sogni con una data di scadenza’, l’autore di questa citazione mi sfugge, ma di certo non esiste affermazione più saggia, motivazionale e giusta.

Nella mia tabella di marcia, con passione e cuore ci sono i seguenti obiettivi:

2019, conclusione del percorso accademico con una tesi in marketing avanzato con il professore Mattiacci, l’argomento dovrebbe essere ‘Ricerche di marketing e big data’. Tesi che vorrei usare come vero e proprio ‘biglietto da visita’ per future candidature.

2019 – 2022, fare esperienze nel mondo lavorativo in campo marketing e comunicazione per capire se sono più portato per il lavoro in azienda o in agenzia. Ad ora credo di essere più utile all’interno di un’azienda. Il sogno sarebbe lavorare per chi ha un heritage aziendale basato sul made in Italy, o comunque nel mondo della GDO.

2022 – 2028, scegliere l’azienda o l’agenzia (dipenderà dalle esperienze precedenti) a cui dedicare il mio futuro tempo per crescere insieme.

2028, con il bagaglio di esperienze fatte negli anni passati vorrei aprire in Sicilia un’azienda agricola a cui potrei dedicare la mia passione per il buon vino e il buon cibo.

Ovviamente il tutto senza tralasciare quelli che sono i valori cardine della mia persona come famiglia e amicizie. Inevitabilmente, ci sono diverse cose su cui devo lavorare per far si che questi traguardi diventino realtà, una su tutti non perdere mai la propensione alla creazione di relazioni interpersonali ed essere certo che il miglior tempo è quello che deve arrivare”.