Michela ‘Mike’ Mencucci, Lanciata Verso un Futuro di Respiro Internazionale

Roma, Sidney, Valencia. Esistono persone in grado di applicare la mentalità sportiva a ogni aspetto della vita. E Michela è pronta a qualunque sfida

Gli studenti della Digital Combat Academy vengono selezionati sulla base di una Video-Candidatura per una ragione precisa. Il formato video ci consente di recepire elementi di comunicazione non verbale che, altrimenti, andrebbero persi. Cosa un candidato decide di dire, e il modo in cui articola i propri pensieri, racconta molto della sua personalità.

Michela ci è sembrata decisa dal primo istante. Ha dimostrato di possedere una grande etica del lavoro, accettando l’idea di iniziare un percorso di specializzazione in Marketing Digitale ancor prima di finire la sua Laurea Triennale in Economia – con tutti i sacrifici che questo comporta in termini di tempo e sovrapposizione di impegni.

Ha soprattutto dimostrato di avere le idee chiare sul Corso in Aula. Ha palesato apprezzamento nei confronti dei docenti, giovani e inseriti nel mercato del lavoro a tutti i livelli – dal mondo delle startup alle agenzie passando per le multinazionali. Ha espresso la volontà di arricchirsi, di mettere immediatamente in pratica quanto appreso e, infine, di aprirsi delle opportunità per un futuro di successo.

Noi, a Michela, diamo il suggerimento di attaccare i docenti. Entrare in Aula con queste persone, infatti, significa sia apprendere nuove competenze sia ampliare il proprio network. Imparare ad usare un nuovo strumento è importante quanto stringere la mano al docente giusto. Dopotutto si tratta di aprire la porta giusta, intellettuale o relazionale che sia.

Lasciamo la parola a Michela, del cui futuro non possiamo che avere buone vibrazioni. Chi ha seminato così tanto, tra passione sportiva ed esperienze all’estero, è predestinato ad una vita di soddisfazioni. Il nostro obiettivo come scuola, ambizioso ma solido, è di accelerare il raggiungimento di questo successo. Ci vediamo in Aula, Michela.

La Facoltà di Economia, nell’immaginario collettivo, è rappresentata come una Facoltà concreta e pragmatica, le cui materie attengono alla realtà lavorativa e formano professionisti con i piedi per terra. Stante il tuo attuale percorso, e quello che hai visto sin ad ora, come giudicheresti la tua Facoltà dal punto di vista della concretezza?

“A mio modo di vedere, la Facoltà d’Economia è assolutamente completa a livello di cultura generale, ma lascia un po’ a desiderare se si parla di formazione concreta e diretta al mondo lavorativo.

La considero una grande falla del nostro sistema accademico che non lascia alcuno spazio alle attività pratiche e alla realtà dei nostri giorni. Indispensabili per poter accedere al lavoro.

Ottenere un pezzo di carta che certifichi le tue conoscenze è ben distante dalla capacità di metterle in pratica. L’evoluzione rapidissima della società, soprattutto negli ultimi decenni, ci insegna a dover essere pronti e capaci di adattarci continuamente ai cambiamenti, indi per cui le istituzioni universitarie dovrebbero essere le prime a incoraggiare e rendere flessibili le nostre menti.

Inoltre, credo sia necessario promuovere triennali più specializzate e concrete per ridurre il dispendio di energie e tempo evitando che i giovani studenti le affrontino con il classico pensiero de ‘alla triennale accetto tutto tanto non vale niente’”.

Studiare e lavorare in contemporanea è una sfida che non tutti affrontano. A volte il lavoro è indispensabile per mantenere gli studi. Altre volte il lavoro rappresenta un’occupazione extra accademica per mantenere la testa allenata. Altre volte, infine, il lavoro arriva solamente una volta completati gli studi. Tu ti sei già affacciata, anche in piccola parte, al mercato del lavoro?

“Assolutamente sì. Sydney è stato il mio campo d’azione. All’età di diciannove anni, sentii la necessità di allontanarmi da casa e fu così che scelsi la meta più lontana e affascinante tra tutte, l’Australia. Spinta dalla voglia di dimostrare a me stessa quanto valessi, mi buttai inizialmente a fare la lavapiatti in una cucina e, successivamente, mi assunsero presso una grande catena alberghiera, Rydges Hotels.

Ora che ci rifletto sembra un po’ una di quelle storie avvincenti da romanzo. Ma realmente è andata così. Dieci mesi intensi, dove ho potuto sperimentarmi in molti ruoli della ristorazione ma soprattutto guadagnarmi da vivere. ll lavoro mi ha reso totalmente libera e indipendente dall’altra parte del globo e soprattutto permesso di levarmi belle soddisfazioni”.

Valencia è il nome di una città che ti dovrebbe dire qualcosa. Raccontaci un po’ del tuo trascorso in Spagna. Cosa hai fatto lì e cosa hai riportato a casa con te da quell’esperienza?

“Valencia per me è la combinazione di tre elementi: studio, fútbol sala e amicizie. Partita in qualità di studentessa Erasmus mi sono ritrovata a vivere una realtà molto similare al mio stile di vita romano, anche se ovviamente con tutte quelle complicazioni e stravaganze di vivere in un altro paese.

Mi sono dedicata allo studio molto di più di quello che mi prospettavo grazie alla prestigiosa ESIC – Escuela de Marketing y Negocios, cui sono profondamente riconoscente.

Ho giocato in una squadra di seconda divisione spagnola di calcio a 5, che ho contattato ancor prima di scegliere la meta Erasmus, che è stata come una famiglia. All’interno del gruppo ho incontrato persone stupende che sono state, oltre il mio punto di riferimento, la sorpresa più preziosa che mi ha riservato questa esperienza”.

Il nome di questa scuola rimanda evidentemente alla combattività tipica delle arti marziali. Eppure, la determinazione e la competizione sono caratteristiche comuni a tutti gli sport agonistici. Tu coltivi – o hai coltivato – una particolare passione sportiva?

“Lo sport per me è vita. È una necessità ed esigenza che mi alimenta tutti i giorni. La migliore forma per staccare la spina, una valvola di sfogo insomma. Chi non ama lo sport ha difficoltà a concepire i sacrifici, la fatica, il sudore come pura soddisfazione. Chi ci nasce, invece, unicamente non può farne a meno. Questo è il mio caso.

Dai 5 anni che corro dietro un pallone a scapito di vacanze, riposo e le dolci domeniche al caldo di casa. Se il gioco non contemplasse sacrifici non sarebbe così gratificante. Una parte fondamentale della mia formazione, che mi ha trasmesso fin da bambina il significato della disciplina, rispetto per il gruppo e condivisione di emozioni belle e brutte.

La squadra diventa la famiglia che ti scegli e che ti aiuta a superare momenti neri, infortuni, sconfitte, pioggia e freddo. Ogni anno, ti poni obiettivi che con determinazione e lavoro ti prefiggi di raggiungere, sapendo che il tuo contributo è utile ma non indispensabile. Il gruppo è la forza, quello su cui devi scommettere e fidarti, investendo tempo e energie. Ogni stagione ti lascia un bagaglio di esperienza che aiuta a migliorarti e crescere come giocatrice e persona.

Nell’ambito calcistico mi chiamano Mike, lascio un po’ a voi immaginare come è il mio stile di gioco”.

A proposito di combattività, descrivici cosa ti aspetti di portare a casa da questo Corso in Aula di Marketing Digitale. Sappi che ci teniamo a ricevere una risposta sincera. Ci piace l’idea di poter rileggere le tue parole a dicembre e dimostrare che siamo stati in grado di soddisfare le tue aspettative.

“Il corso è per me una sfida, prima di tutto con me stessa. Il mio limite più grande è il tempo, vola. 24 ore non bastano per poter fare tutto quello che mi passa per la testa.

Assolutamente non era in programma, mi mancano due esami alla laurea, ma ho intravisto una grande opportunità di imparare e crescere tanto e mi ci sono lanciata senza pormi troppe domande.

Mi aspetto di incontrare persone che mi possano stimolare e indirizzare verso la mia strada trasmettendomi le conoscenze utili e competenze pratiche ed essenziali per affrontare ed entrare in questo mondo”.

Concludiamo con una visione sul futuro. Da qui al 2022, quali penso che saranno i momenti più importanti della tua vita?

“Sicuramente i più prossimi sono la laurea e l’abilitazione ai lanci in paracadute come coronamento di un percorso e di una passione. Poi da qui a 5 anni vorrei continuare a fare esperienze di vita, lavoro e studio all’estero, magari iniziando da un master. Altri momenti importanti li vorrei raggiungere lavorativamente parlando, riuscendo quindi ad accedere a una realtà conforme alle mie ambizioni e alla mia passione”.