Mattia Murnigotti, Digital HR e Co-Founder di Human Inspire Change

Tra i Docenti del nostro Corso a Milano abbiamo Daniele Nugnes, HR Manager per l’agenzia digital Aquest e, da noi, insegnante di People Management. Siamo dunque naturalmente attratti alle tematiche digitali viste dal punto di vista delle risorse umane.

Come spesso capita in questa scuola siamo entrati in contatto con un professionista interessante, e non abbiamo potuto fare a meno di intervistarlo. Sia perché si era posto in modo molto umano, sia perché presentava un profilo di tutto rispetto.

Il suo approccio al mondo HR abbraccia la trasformazione digitale delle aziende ricordandosi di mettere la persona al centro. Da quando essa viene assunta a quando finisce il suo rapporto di lavoro – perché le aziende dopotutto sono fatte di persone, e queste possono rappresentare i principali promotori di un brand.

Per voi, l’intervista a Mattia.

L’università vive un periodo turbolento. Alcune facoltà vengono messe in discussioni, alcuni corsi di laurea vengono ritenuti obsoleti o comunque poco allineati rispetto alle reali esigenze del mercato del lavoro. Portaci nel tuo percorso di studi svolto nell’Università degli Studi di Milano. Cosa ti sei riportato a casa da Triennale e Specialistica, e quanto di quegli insegnamenti risiede ancora in te come professionista?

“Anni formidabili da punto di vista della crescita personale e formativa. Inizialmente avevo scelto di iscrivermi alla facoltà di ‘Relazioni Internazionali’ sempre appartenete al ramo di studi di Scienze Politiche, con l’obiettivo di intraprendere una carriera diplomatica ed internazionale. Dopo un anno di frequenza ai corsi ed esami, mi sono accorto non essere la mia strada: a quel punto ho scelto di fermarmi e riordinare le idee.

Un’esperienza di lavoro in Ikea ed una di vita-lavoro a Londra (4 mesi) mi hanno permesso di comprendere meglio la mia strada, così dall’Ottobre 2009 mi sono iscritto al corso di laurea triennale ‘Scienze Politiche, Economiche e Sociali’ e, in seguito al percorso di studi magistrale in ‘Scienze del Lavoro – Organizzazione delle Risorse Umane’.

Ciò che più di tutto mi ha permesso di formarmi sono state la necessità di organizzarmi (tutta la magistrale l’ho svolta da lavoratore dipendente) e la resistenza per il raggiungimento degli obiettivi: ricordo ancora le sere a studiare dopo le giornate di lavoro o le scelte di dedicare i propri week-end allo studio.

Eppure questo mi ha formato in modo importante per affrontare un mondo del lavoro che segue ritmi e logiche davvero diverse rispetto al sistema educativo nazionale”.

Ikea, ManpowerGroup, EY. Nomi altisonanti che spiccano nel tuo profilo LinkedIn, e per cui molte persone farebbero carte false pur di entrare a lavorare in queste grandi realtà. Raccontaci di come è evoluta la tua professionalità lungo questo percorso. Soprattutto, quali elementi positivi e negativi ti senti di evidenziare dal lavoro presso realtà così grandi?

“Sono state tutte esperienze che hanno contribuito in modo decisivo a costruire il mio bagaglio umano e di esperienze professionali. Innanzitutto è stato fondamentale e davvero arricchente entrare in contatto con tanti colleghi e lavorare con ciascuno di essi a progetti diversi: questo mi ha permesso di ascoltare, condividere, entrare in relazione, confrontarmi e misurarmi su temi e aspetti differenti, così da aprire sempre più la mia mente e accrescere la mia capacità di ragionamento a 360°.

Persone, opportunità di sviluppo e di superamento dei propri limiti, sono di certo gli aspetti più positivi che le esperienze in queste grandi company mi hanno lasciato (e sarò grato a ciascuna di queste per l’opportunità e la fiducia concessami).

Tra gli aspetti meno positivi la difficoltà di queste grandi realtà ad evolversi e cambiare al ritmo del mercato e della società di persone in cui esse operano: il cambiamento, con la digitalizzazione in atto, è un aspetto fondamentale per evolversi ed essere appetibili nei confronti delle sempre più nuove generazioni che sono abituate ad una tecnologia, una rapidità ed una flessibilità mai viste prima”.

Tra le diverse raccomandazioni positive che ex colleghi hanno lasciato sul tuo profilo LinkedIn una cattura particolarmente l’attenzione. Si tratta del commento di Roberto, oggi Corporate HR Management per MaxMara Fashion Group, che evidenzia quanto abbiate condiviso l’interesse e le riflessioni sul ruolo del nuovo HR. Ebbene, portaci in questa riflessione con voi. Nell’era digitale come ti immagini il nuovo HR?

“Colgo l’occasione per ringraziare ancora Roberto e salutarlo con affetto. Quando nella domanda precedente ho parlato del valore dell’incontro con persone diverse ed arricchenti, parlavo proprio di questo: avere l’opportunità di confrontarsi e condividere idee di valore.

In particolare con Roberto, durante l’esperienza comune in ManpowerGroup, abbiamo condiviso l’importanza di una evoluzione HR che tenga conto dei bisogni delle persone all’interno delle azienda, che permetta e favorisca il loro sviluppo continuo e che inizi a considerarsi parte attiva del business grazie all’apporto diretto che sempre più deve portare nel rapporto tra azienda e collaboratori.

Più il coinvolgimento dei dipendenti sarà elevato, più le persone saranno chiamate ad essere parte attiva del cambiamento e della comunicazione valoriale del brand, più le imprese saranno attente ai dati e all’aspetto umano che questi contengono, maggiore sarà il valore che anche il cliente finale percepirà e la qualità del lavoro prodotto, oltre che un ridimensionamento dei costi legati ad un alto tasso del turnover e alla demotivazione dei collaboratori.

Il nuovo HR me lo immagino come una figura che comprende il business a 360° e si concentra sulla costruzione di una People Experience (ognuno di noi è/può essere dipendente e cliente al contempo) di valore, dal momento ancora prima dell’ingresso in azienda come dipendente (target o candidato), fino al momento della sua uscita e oltre. L’esperienza delle persone è ciò che dona vero valore al brand e l’HR impatta totalmente sulla costruzione e buona riuscita di questa novità”.

Concludiamo con una parentesi sul tuo presente e futuro. Human Inspire Challenge e ThinkIn sono i progetti che ti vedono attivamente impegnato rispettivamente da 8 e 6 mesi. Che ruolo hai in queste realtà e come le vedi evolvere da qui ai prossimi anni?

“Entrambe le realtà rappresentano una novità per il panorama nazionale, soprattutto HIC (Human Inspire Change) che tratta di argomenti non del tutto ancora inquadrati dalla maggior parte delle imprese (es. comunicazione interna, Employee Experience ed Employer Branding).

Tutto questo però sarà centrale nel prossimo futuro in cui l’aspetto di attenzione e sviluppo di esperienze umanizzanti sarà centrale per tutte le realtà che affronteranno definitivamente la trasformazione digitale che già oggi sta cambiando la cultura della società in cui viviamo.

Meglio, quindi, programmare la strategia per tempo e non farsi trovare impreparati quando sarà il momento”.