Giulio Zoppello, Studente del Corso di Marketing Digitale a Roma

Qui alla Digital Combat Academy ci piacciono le persone impegnate. Sono quelle che mosse da ambizioni e passioni sfruttano al massimo ogni istante, e comunque dimostrano capacità di gestione della complessità. Dall’università al lavoro passando per lo sport, Giulio Zoppello ha un passato e un presente di tutto rispetto. A noi ora il compito di supportare Giulio nella definizione del suo futuro grazie a competenze, network e – come dice Giulio – ‘filosofia’ di approccio al settore.

Per esperienza diretta la Facoltà di Scienze della Comunicazione è sempre fonte di amore e odio per chiunque ne abbia navigato i mari. Eppure tu sei una delle poche persone che è riuscita a integrare il percorso universitario con diverse attività extra-accademiche presso uffici stampa e giornali. Cosa ti sei riportato a casa dall’esperienza a Padova e come ti sei mosso per innescare tutte queste collaborazioni?

“Voglio essere sincero. La mia esperienza universitaria a Padova è stata molto deludente sotto ogni punto di vista e posso tranquillamente dire che se tornassi indietro, cercherei una strada alternativa (per quanto sempre attinente allo stesso campo). Le collaborazioni che ho innescato sono frutto del mio percorso a Roma e di iniziative puramente personali, nulla è connesso al mio periodo di studente padovano”.

Giornalismo ed editoria sono due dei settori professionali che hanno maggiormente accusato l’avvento del digitale. Lenti a innovare, ancorati a logiche tradizionali, hanno da sempre visto nel web un nemico da schivare, anziché un alleato da comprendere. Tu che percezione hai avuto di questi settori e, soprattutto, pensi che abbiano speranza di riprendersi?

“Penso che sia un problema molto più sentito in Italia che in altri paesi, per una sostanziale deficienza da parte di chi, nel settore, dovrebbe guidare il mondo dell’informazione verso un totale rinnovamento ed invece si accontenta di curare il proprio orticello.

Da una parte oggi abbiamo una grande deficienza a livello di competenze e capacità da parte delle nuove leve del mondo del ‘web’, che non riescono a fare il salto di qualità anche per una scarsa comprensione del loro mondo da parte dei vertici dell’editoria e del giornalismo.

Sovente si danno posizioni di giornalismo anche molto impegnative, a blogger, youtuber e influncers, dimenticandosi che tra gestire un blog o una pagina Facebook e fare approfondimento c’è una bella differenza.

Dall’altra parte il vecchio mondo della carta stampata non sa adeguare linguaggio e uso dei nuovi medium alla nuova società e al pubblico, sovente chi occupa certe posizioni di responsabilità, avverte il mondo del web come una minaccia, un mettere in discussione quel loro ‘ordine’ e status quo che non esito a definire feudale.

Il tutto messo assieme ci dona la solita immagine dell’italico problema legato a caste, immobilità, mancanza di meritocrazia e soprattutto innovazione.

Per quello che riguarda l’estero, non solo sono in ripresa, ma ormai vivono una simbiosi perfetta, che in Italia a parte qualche esempio, è sostanzialmente inesistente”.

Pallavolo, pallavolo, e ancora pallavolo. A giudicare dal tuo profilo LinkedIn, questo sport è tornato più volte all’interno del tuo percorso professionale. Cosa fa uno scoutman e come sei arrivato a occuparti della pallavolo?

“Uno scoutman si occupa di elaborare contenuti video e dati statistici per l’allenatore e per gli atleti/e, in sostanza deve studiare gli avversari, il loro sistema di gioco, analizzarne punti deboli e di forza, il tutto sempre in costante contatto con l’allenatore.

In poche parole uno scoutman è un po’ come un’analista della CIA per un Generale: lavora sulle informazioni e cerca sempre di tenerlo aggiornato su cambiamenti e novità dell’avversario.

Durante la partita è in costante contatto con la panchina, per fornire loro aggiornamenti, dati e suggerimenti o chiarire dubbi, e durante la settimana è a disposizione dell’allenatore e della squadra per creare grafici, montaggi video e quant’altro sia utile alla squadra per lavorare sui propri difetti o prepararsi al match.

Ho giocato a pallavolo dai 6 anni ai 22 grosso modo, e ho allenato dai 18 ai 30. Ho cominciato a 26 anni a fare lo scoutman per una serie B femminile a Padova perché intravedevo la possibilità (poi realizzatasi) di poter arrivare magari a fare un’esperienza in Serie A.

Si tratta senza dubbio di un lavoro in continuo aggiornamento e che richiede abilità informatiche e grande capacità di adattamento, ma sine qua non una pregressa conoscenza della pallavolo di non trascurabile entità”.

Da Workengo a Primissima passando per Globalist, parliamo del tuo presente. Di cosa ti stai occupando attualmente e quanto è complesso gestire diverse attività insieme?

“Al momento proseguo il mio impegno con Cinematographe.it, Primissima e il Giornale dello Spettacolo nello scrivere di cinema in ogni suo aspetto, sia come critico che come autore di focus.

Scrivere di cinema è la mia grande passione, ma purtroppo al momento mantenersi scrivendo della settima arte è molto molto difficile. Tuttavia sono molto contento del mio percorso e di ciò che faccio. Ora come ora sono occupato con le ultime modifiche inerenti il mio primo libro in uscita, un saggio cinematografico sul rapporto tra cinema e terrorismo post-11 settembre.

Inoltre mi sto togliendo belle soddisfazioni con la trasmissione radiofonica a Roma, presso Radio Godot, dove parlo di sport.

Si tratta di un bel po’ di progetti, idee ed impegni, ma naturalmente il fatto che siano connessi alle mie passioni ed interessi, rende lo stress e la fatica un elemento facilmente sopportabile.

Di base cerco sempre di organizzare la settimana tenendomi certe fasce orarie libere proprio per non trovarmi con mille post e articoli da scrivere tutti in una volta”.

La Digital Combat Academy ti fornirà un set di competenze e network he accelererà il tuo percorso professionale. Guardando al team di Docenti, alle materie insegnate, e agli sbocchi lavorativi, descrivici il tuo scenario ideale. Dove ti vedi da qui a 2 anni e, soprattutto, come possiamo aiutarti a concretizzare questa visione?

“Il mio obbiettivo è quello di poter acquisire skills e competenze che mi permettano, da qui a due anni, di consolidare un percorso professionale che sia quanto più possibile connesso ai miei interessi e alle mie passioni.

Il che naturalmente so dovrà comportare il sapermi mettere in gioco, adattare e diversificare le mie competenze in base a ciò che il mercato, il mondo del lavoro, avrà da offrirmi.

Mi aspetto però che l’esperienza presso Digital Combat Academy mi aiuti non solo ad aumentare le mie conoscenze, ma anche a comprendere meglio quelle sfide che il mondo della comunicazione ed informazione mi porterà ad affrontare nel mio percorso professionale.

Da questo punto di vista mi aspetto un sacco di ‘pratica’ e, più che teoria fine a sé stessa, strumenti che mi aiutino a crearmi una ‘filosofia’ di approccio al settore”.