Davide De Luca, Co-Responsabile di Silicon Drinkabout Roma

Abbiamo conosciuto Davide De Luca per caso. Il 16 febbraio abbiamo organizzato un evento gratuito a tema startup con speaker Federico Sbandi e Luca Barboni. Cercavamo qualche community solida su Facebook in cui promuovere l’evento per intercettare persone in target interessate alla causa.

Siccome non ci piace lo spam, cioè ci risulta sgradevole pubblicare post commerciale in community a caso senza aver prima stabilito un punto di contatto, abbiamo contattato le diverse persone a capo delle community per chiedere il permesso e avanzare la relazione.

Tra queste persone c’era Davide De Luca che, oltre ad aver dato feedback in modo gentile, si è rivelato essere una personalità molto interessante. Davide non organizza solo eventi, ma è anche community manager di uno spazio di coworking e founder di una startup.

Il nome di Davide ci era già balzato agli occhi negli anni precedenti ma non abbiamo mai avuto l’opportunità di approfondire la sua storia. Ora, invece, ce l’abbiamo fatta. Ecco a voi dunque la sua intervista.

Sapienza, IED e non solo. Partiamo dal tuo percorso di formazione. In un settore frenetico come quello del digitale la formazione tradizionale sembra spesso non restare al passo. Tu che esperienze accademiche hai avuto, e cosa senti di esserti riportato a casa?

“Mi sono trasferito a Roma dopo il diploma per studiare Ingegneria Edile-architettura, facoltà che dopo 4 anni non si è dimostrata adatta alle mie passioni che nel tempo sono cambiate. Ho così deciso di mettere da mettere da parte gli studi scientifici e di dedicarmi solo alla grafica, studiando prima allo IED e poi partecipando a workshop e corsi dedicati alla fotografia. Negli anni successivi ho scoperto il mondo dei MOOC, che per varie ragioni sono stati una grande fonte di interesse e di apprendimento per me. Infine sono entrato a far parte di alcune associazioni che organizzano corsi nei weekend; in questo modo non solo riesco ad essere continuamente aggiornato ma soddisfo anche un’esigenza per me fondamentale cioè conoscere persone con interessi simili ai miei con cui confrontarmi continuamente”.

A giudicare dal nome potrebbe sembrare un’azienda di traslochi, eppure non lo è. Parliamo di Traslochino, l’azienda che hai fondato nel 2015 e che aiuta le persone a trovare forzuti alleati nella fase di trasloco. Spiegaci passato, presente e futuro del progetto. Com’è nato Traslochino, e dove senti possa arrivare?

“Traslochino è stata la seconda startup di cui sono stato fondatore. L’idea è nata dentro InnovActionLab insieme a Roberto Dell’Ariccia e Riccardo Berti, un percorso formativo per startup ideato e condotto da Augusto Coppola a Roma. Finito InnovActionLab, abbiamo subito adottato tutte le metodologie (tra tutte, la “Lean”) per valutare sul mercato l’idea e decidere se continuare a svilupparla.

Tecnicamente Traslochino è un marketplace, perché mette in contatto persone che devono traslocare, smontare o sgomberare mobili, con persone che hanno tempo, mezzi e forza lavoro da ottimizzare ottenendo guadagni extra. La maggior parte delle persone che fanno i traslochi per Traslochino di solito fanno già questo lavoro, e quindi hanno camion/furgoni attrezzati. Ma possiamo far affidamento anche su una rete di altri privati e professionisti non specializzati ma molto fidati che comunque sanno cosa fare.

Abbiamo iniziato appoggiandoci ad un gruppo per i traslochini e ad una pagina facebook per i clienti, grazie alla quale abbiamo fatto per vari mesi un servizio concierge e di smistamento delle richieste. Poi è entrato a far parte del team l’attuale CTO che ha sviluppato una soluzione web che sarà a breve sostituita con delle app mobile per facilitare sempre più la user experience sia lato cliente che traslochino. Per ora siamo attivi su Roma e provincia, ma contiamo di essere presenti almeno in altre 10 città italiane entro il prossimo anno. Sicuramente l’Italia non è un limite che vogliamo imporci, infatti in molti ci stanno contattando anche dall’estero per esportare questo modello di business”.

Organizzare eventi fisici è tanto complesso quanto soddisfacente. In un mondo in cui le interazioni tendono prevalentemente ad avvenire online, riportare le persone assieme in uno stesso contesto fisico è un’impresa nobile. In questa direzione si muove Silicon Drinkabout Roma, community di startup devota all’eventistica. Cosa caratterizza questo format e ogni quanto si svolge?

“Ho sempre organizzato eventi e corsi e l’ho sempre fatto con tanta passione e naturalezza. Creare occasioni per mettere insieme le persone credo sia uno dei miei talenti. Quando a settembre 2017 Laura Rizzo di Startuphome Rome mi ha proposto di portare in Italia il format Silicondrinkabout ho accettato con entusiasmo perché mi sembrava di realizzare le mie due passioni, quella per gli eventi e quella per il mondo digital. Organizzare almeno una volta al mese una serata di networking è una sfida continua perché bisogna tenere sempre alta l’attenzione e la voglia dei partecipanti di contribuire in modo attivo alla crescita della community.

Incontrarsi online ha dei vantaggi che l’offline non offrirà mai. Prima di tutto ‘il semplice’ guardarsi in faccia e provare emozioni/sensazioni con la persona con cui ci si sta relazionando. Non è una banalià, è fondamentale per chi sta tutto il giorno davanti ad un computer e spesso non ha neanche il tempo per prendersi un caffè insieme ad un collega. Solo incontrandosi di persona si possono ricevere feedback ad esempio su un’idea o chiedere aiuto per la ricerca di figure specifiche o ancora provare ad iniziare a collaborare ad un progetto. Silicondrinkabout è un evento di networking informale ma quest’anno abbiamo introdotto anche dei piccoli workshop su specifici argomenti e chiesto ai membri della community di presentarsi e condividere con tutti i propri successi, dubbi e quant’altro; tutto questo con il duplice obiettivo da un lato di dare un valore aggiunto in termini di apprendimento, dall’altro di rinforzare il senso di appartenenza alla community.

Va detto che il team di Silicondrinkabout offre il proprio tempo gratuitamente perché crede nel valore della solidarietà e nella forza della rete. In altre parole, nell’importanza di costruire ponti tra le persone. E ‘ponte’ sono stato definito nell’ultimo libro sul ‘Community Manager’ di Osvaldo Dazi e Giovanni Re, che ringrazio perché credo abbiano davvero individuato la parola che meglio rappresenta ciò che faccio: unire le persone. E’ così vero che da poche settimane sono diventato “evangelist” per l’Italia di Silicondrinkabout quindi ora il mio obiettivo primario è aprire nuovi chapter in altre città italiane e far crescere ancora di più la community, per dimostrare che l’Italia è ricca di risorse e talenti che vogliono fare rete”.

Concludiamo dunque con un altro progetto che ti vede protagonista: Urban Places. Si definisce uno spazio di coworking 2.0 in cui passione e sistemi avanzati di building automation si fondono per dare vita a un ambiente unico. Portaci dentro lo spazio, faccelo assaporare. Dove si trova e cos’ha di veramente unico?

“UP è uno spazio di coworking di David Mazzoni, che esiste da meno di 2 anni in via Tiburtina 652a. Aperto 24/7 grazie ad una forte presenza di tecnologia che ci supporta e facilita il controllo e la crescita della community, oggi è uno spazio che moltissimi coworkers frequentano con piacere. Come community manager, il mio ruolo è migliorare la vita dei coworker, ascoltare le sue esigenze e trovare modi per soddisfarle. Tengo attivi gli spazi e organizzo le attività per far interagire sempre di più le persone che popolano lo spazio. Oggi ospitiamo sia aziende che liberi professionisti con età ed esigenze diverse. E’ una bella sfida! E siamo in grado di offrire servizi che praticamente soddisfano qualsiasi esigenza. Chi viene qui deve pensare al proprio lavoro e non occuparsi di null’altro. In altre parole, come diciamo noi: ‘Do your best and forget the rest'”.